I necrologi del Foglio sono quasi sempre una lettura interessante.Di tradizione anglosassone, qui da noi soltanto il Foglio ne ha capito il valore. I nostri giornali sono rimati legati al veccio "coccodrillo", e con quello stile ricordano i defunti illustri.
Edward Said illustre lo era di sicuro, ma la sia vita non è stata quella raccontata dal Foglio. O almeno non solo.
Non è vero che "visse tra due mondi in conflitto, consapevole di appartenere ad entrambi". Visse la maggior parte della sua vita negli Stati Uniti, dove potè coltivare il suo antagonismo verso l'occidente ed il suo odio per Israele non solo nella più totale libertà, ma con il massimo degli onori. I suoi libri, tradotti in tutto il mondo, insieme agli articoli scritti per le riviste più prestigiose, gli hanno dato fama e ricchezza. Soprattutto la prima, perchè la seconda gli apparteneva già essendo nato in una famiglia molto agiata. Mai la politica fu esterna alla sua vita di intellettuale. Le sue posizioni oltranziste gli facevano giudicare Arafat un moderato, quindi un nemico della causa palestinese. Non è vero che "riconobbe ad Israele il diritto di vivere", come scrive il Foglio. Essendo di grana fina, non si espresse mai con un linguaggio alla Yassin. Ma sostenne sempre, come anche il Foglio riconosce, la soluzione dello stato binazionale. Il che, in parole povere, significa uno stato a maggioranza araba nel quali gli ebrei sarebbero tornati a vivere in una condizione di minoranza, cittadini di seconda classe, dei dhimmi, come era sempre stato nei secoli precedenti negli stati arabi. Said sapeva benissimo che sul piano demografico Israele è perdente. E da persona intelligente su quello contava. Far passare come soluzione democratica lo stato binazionale era molto facile con quegli allocchi degli europei. Certo, godeva anche di amicizie importanti nel campo ebraico, come quella con Daniel Barenboim, con il quale aveva organizzato un concerto per i giovani palestinesi. Ai quali Barenboim aveva però suonato Wagner, una sua sempiterna fissazione quella si suonare Wagner se non proprio in Israele almeno nei territori dell'ANP. Il Foglio scrive che l'11 settembre lo colse in imbarazzo. Sarebbe già sufficiente questo a qualificarne la statura morale. Ma c'è di più. C'è quella foto (ne abbiamo parlato ieri su IC) chelo ritrae mentre dal confine col Libano lancia pietre contro i soldati israeliani dall'altra parte del confine. Una pratica poco consona ad un raffinato intellettuale come Said. Quella foto è stata pubblicata il giorno della sua morte da molti giornali. Peccato che non fosse intera. Quella originale mostrava Said con il braccio alzato mentre lanciava una pietra, ma accanto a lui c'era suo figlio, un bimbetto più o meno decenne, al quale lui insegnava come ci si deve comportare con i soldati d'Israele. Peccato non averla pubblicata per intero. I lettori avrebbero avuto un'idea diversa di Edward Said. Era odiato da tutti coloro che hanno a cuore la difesa di Israele, lo ignoravano Arafat e l'ANP, godeva del credito di quegli ebrei per i quali non c'è maggior godimento che flirtare con qualcuno che non ti ama,ma la cui vicinanza ti fa sentire meno i sensi di colpa. Colpa per un reato che non esiste, ma tan'tè, per chi ci vuole credere uno si trova sempre.
Come scrive il Foglio è"morto giovedì 25 settembre". Pace all'anima sua.
|