Francesco Semprini: "Lascia Haley, ambasciatrice Usa all’Onu: 'Ma non sfido Trump per la Casa Bianca' "
Francesco Semprini
Nikki Haley con Donald Trump
Le indiscrezioni dei media, la convocazione della conferenza stampa e l’annuncio ufficiale: a fine anno Nikki Haley non sarà più il volto dell’America alle Nazioni Unite. L’America di Trump, ovviamente, ed è proprio per questo che l’inattesa «novella» ha sconvolto il tranquillo martedì «onusiano», con il Palazzo di vetro tornato ai suoi assetti ordinari dopo i ritmi sfrenati della 73a Assemblea generale. «Donald Trump ha detto di aver accettato le dimissioni» di Haley, che lascerà «alla fine dell’anno», il nome del successore sarà noto in un paio di settimane.
Lei vuole subito mettere a tacere le indiscrezioni facendo sapere che non correrà per la Casa Bianca nel 2020: «Farò campagna per Trump». I diretti interessati confermano dallo Studio ovale poco dopo, lei in ciclamino, lui con cravatta rossa di ordinanza. È stata «fantastica», chiosa Trump auspicando di vedere la «pupilla╗ tornare a un certo punto nella sua amministrazione. «Nikki Haley - sottolinea il Commander-in-chief - ha fatto diventare la posizione di ambasciatore Usa all’Onu più glamour e più importante, sicuramente molto più di quanto lo fosse due anni fa». Lei ricambia: «È stato un onore».
La notizia per Trump è stata in realtà largamente scontata: «Sei mesi fa Nikki Haley ha detto che voleva un po’ di tempo libero». Affermazioni che mettono a tacere le voci di una rottura tra l’ex governatrice della South Carolina con la linea dell’amministrazione su alcuni dossier o per essere stata marginalizzata dall’imponente figura del segretario di Stato Mike Pompeo, assai più ingombrante di Rex Tillerson. Nessun imminente incarico per Haley: «Non ci sono ragioni personali, ma bisogna capire quando è il momento di lasciare e consentire una rotazione». Escluse anche le velleità presidenziali, o eventualmente rimandate di sei anni, la scelta di Haley è figlia di una serena valutazione strategica propria di una politica professionista come forse mai nel recente passato si è vista alla guida della missione Usa presso l’Onu. Incarico da lei interpretato come un passaggio, ma sempre in armonia con Washington, dalla «lista nera» dei nemici degli Stati Uniti all’Onu, alle spinte riformiste dell’organismo internazionale, dal dossier nordcoreano, all’ambasciata a Gerusalemme passando per l’accordo sul nucleare iraniano. Assai più apprezzata per spessore e carisma delle ex colleghe obamiane Susan Rice e Samantha Power, tanto che ai piani alti del Palazzo di vetro si è concordi nel dire che con Haley e Pompeo mai la politica estera americana era stata tanto compatta e lineare, che la si condivida o meno.
«È un’audace riformatrice e un’instancabile sostenitrice della verità, del realismo di principio e dell’integrità all’interno dell’Onu» dice di lei Ivanka Trump. Intervenuta forse non a caso, visto che, per la successione, si fa anche il nome della figlia e consigliera di Trump. È forse per questo che papà Donald ha parlato di incarico più importante sì, ma anche più glamour.
Paolo Mastrolilli: "La carriera politica di Nikki non è finita. Il sogno sono le presidenziali del 2024"
Paolo Mastrolilli
Nikki Haley con Benjamin Netanyahu
Nikki Haley giura che non si candiderà alla Casa Bianca nel 2020, ma due cose appaiono chiare dopo le sue dimissioni: primo, questo è un passo calcolato per perseguire obiettivi più ambiziosi; secondo, Trump userà la sua uscita dal Palazzo di Vetro per rendere ancora più omogenea la linea dell’amministrazione sulla politica estera, al punto che tra i nomi dei possibili sostituti gira anche quello di sua figlia Ivanka.
La spiegazione ufficiale è che si è trattato di una separazione consensuale, pianificata da tempo, ma la verità non può essere solo questa. Dietro le quinte, tra i motivi delle sue dimissioni vengono elencate altre ambizioni politiche, contrasti con Trump, la delusione per essere stata scavalcata dal segretario di Stato Pompeo e dal consigliere per la Sicurezza nazionale Bolton, o anche problemi etici legati ai voli in aereo che le aveva pagato un ricco finanziatore.
È noto che durante la campagna elettorale Nikki non aveva appoggiato Trump, preferendo prima Rubio e poi Cruz, e da ambasciatrice aveva preso posizioni diverse dal presidente, su temi come la Russia e la Siria. Non sono mancati i sospetti che fosse stata lei l’autrice dell’editoriale anonimo pubblicato sul «New York Times» da un leader dell’amministrazione membro della «resistenza» interna. Forse ha avuto la sensazione che il presidente si indebolirà, se perderà le elezioni di Midterm, e quindi ha deciso di uscire prima. Di certo la scelta di Pompeo come successore di Tillerson a segretario di Stato l’ha oscurata, e l’arrivo alla Casa Bianca dell’ex ambasciatore all’Onu Bolton ha ridotto il suo ruolo, al punto che è stata esclusa da diverse decisioni politiche recenti. Non manca chi dice che voglia guadagnare più soldi, lavorando qualche anno nel settore privato, perché ha debiti per oltre un milione di dollari.
Qualunque sia il vero motivo delle dimissioni, non c’è dubbio che abbia obiettivi politici più ambiziosi. Dietro le quinte, i suoi collaboratori dicevano che punta a essere la prima donna presidente. Anche se non dovesse provarci nel 2020, perché Trump la batterebbe nelle primarie, sarebbe pronta in caso di emergenze o in vista del 2024. In questo quadro, può avere senso distanziarsi ora dall’amministrazione e iniziare a preparare il terreno. Altri pensano che per adesso potrebbe puntare a sfidare Lindsey Graham per il posto di senatore della South Carolina.
La carriera politica di Nikki continuerà, ma nelle prossime settimane i riflettori si punteranno sulla scelta del successore. Lei all’Onu aveva fatto la dura, condividendo o facilitando la linea di Trump, ma tanto negli ambienti diplomatici, quanto in quelli dell’establishment repubblicano, veniva considerata come una forza moderatrice dell’amministrazione. Ora questo cambierà, come era già accaduto dopo le uscite di Tillerson e McMaster. Anche se le voci su Ivanka ambasciatrice, o suo marito Jared, non verranno confermate, i nomi al momento più accreditati per prendere il posto di Haley sono l’inviato in Germania Richard Grenell, già portavoce di Bolton all’Onu, e l’ex vice consigliera per la sicurezza nazionale Dina Powell. Chiunque verrà scelto, difficilmente avrà l’autonomia di Nikki.
Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante