A Teheran, il l4 dicembre 2002, durante il sermone del venerdì in moschea, l'Ayatollah Ali Akhbar Hashemi - Rafsanjani, numero due nella scala del potere dei mullah, dichiarò, tra l'ndifferenza del mondo intero, che il mondo islamico, non appena si fosse dotato di armi nucleari, avrebbe dovuto usarle contro Israele. Aggiunse anche che una bomba sarebbe stata sufficiente per distruggere completamente lo stato ebraico. Anche di fronte ad una reazione israeliana, il mondo islamico, così disse, è troppo vasto per subire danni eccessivi.
Supponiamo che invece di Israele, il buon mullah si fosse rivolto all'Italia. E' solo una supposizione, si badi bene, l'Iran non ha nessun motivo di avercela con il nostro paese. A dire il vero non avrebbe nemmeno motivi di avercela con Israele, forse dipenderà dal fatto che quel paese è abitato da ebrei, e questo agli occhi dell'integralismo islamico è di per sè già una colpa, mentre da noi i figli di Sara e Abramo non sono nemmeno quaranta mila. E in più i nostri governi, chiudendo entrambi gli occhi su quel fastidioso problema dei diritti civili negati, della tortura praticata, degli oppositotori che scompaiono, delle repressioni degli studenti che protestano li considerano di fatto meno che niente, in base alle regole della nostra politica estera che si è sempre data nei confronti dell'Iran. Ma supponiamo per assurdo che la minaccia nucleare fosse rivolta all'Italia. Il nostro governo non dovrebbe aprire bocca ? Il Presidente della Repubblica non dovrebbe forse indirizzare un appello alle Nazioni Unite per chiedere il loro intervento di fronte ad una minaccia così grave ? E come dovremmo sentirci noi cittadini sapendo di vivere sotto il costante terrore di un attacco atomico ? Ci verrebbe concesso, anche sul piano internazionale, il diritto di difenderci ?
Eppure quello che a noi sembra dovuto non lo è affatto per Israele. Non solo gli viene rimproverato di preoccuparsi della sicurezza dei suoi cittadini contro il terrorismo palestinese che ha in casa, ma gli viene attribuita anche la colpa di prevenire gli attentati e di perseguirne gli organizzatori.
Ma veniamo all'Iran. Quel pericolo non è nuovo per Israele. C'è il precedente non dimenticato dell'Iraq e del suo reattore atomico che Saddam Hussein stava realizzando a Tammuz alla periferia di Bagdad per attaccare lo stato ebraico. Il 7 giugno 1981 il governo d'Israele, guidato da Begin, bombardò la fabbrica della morte, mandando a monte sine die quel progetto. Lo fece tra le proteste di tutto il mondo, che giudicò quell'azione un atto di pirateria internazionale. Israele avrebbe dovuto starsene lì a guardare Saddam Hussein ed il suo reattore nucleare. Farsi bombardare e poi accontentarsi del cordoglio del mondo. Forti di una buona memoria, gli israeliani agirono in tempo per difendere la loro sicurezza. La storia si ripete. I controlli dell'ONU in Iran sono acqua fresca, come lo furono quelli in Iraq. Che deve fare Israele, direttamente minacciato da Rafsanjani ? Deve avere fiducia in un organismo come l'ONU, che ormai passa da una votazione all'altra solo per condannare solo e sempre Israele ? Costituito com'è da una maggioranza terzomondista quale risoluzione democratica potrà mai più esprimere ? E in difesa di Israele ! Non si è mai visto. L'Europa ha qualcosa da dire su questo problema ? Può essere d'aiuto la presidenza italiana ? L'Iran è sempre più classificabile come uno stato canaglia per gli aiuti che profonde al terrorismo internazionale. La minaccia diretta contro Israele non è che l'ultimo, gravissimo, atto. |