Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 09/10/2018, a pag. 15, con il titolo "Pakistan, uno spiraglio per la cristiana Asia Bibi" il commento di Francesca Caferri.
Scontro di civiltà? Nooooooo...
Asia Bibi
Francesca Caferri
Per la prima volta in nove anni, si respira un clima di ottimismo intorno al caso di Asia Bibi, una donna cristiana condannata a morte in Pakistan per blasfemia. La Corte suprema pachistana ieri ha deciso di rinviare la decisione finale sul caso, citando le tante discrepanze registrate sia nella testimonianza della donna che in quelle delle vicine di casa che nel 2009 la fecero arrestare accusandola di aver insultato il Profeta Maometto. Se la condanna fosse confermata, Bibi verrebbe messa a morte.
Secondo fonti pachistane, la scelta potrebbe essere stata motivata dalla volontà di preparare l’evacuazione della donna, che verrebbe dunque liberata e portata lontano dal Pakistan. La blasfemia è uno dei temi più divisivi della scena politica pachistana: negli anni passati due uomini politici che si erano schierati in favore della revisione della legge — che prevede la condanna a morte per gli accusati riconosciuti colpevoli — sono stati uccisi. E Mumtaz Qadri, il killer di uno dei due, è diventato un eroe per i radicali. Ieri Tehreek- e- Labbaik, il più radicale dei partiti pachistani ha diffusa una nota per dire che « se la condanna di Asia sarà trattata con indulgenza o con leggerezza o cercherà di fuggire in un altro Paese, ci saranno conseguenze pericolose » . I giudici hanno ammonito la stampa a non parlare del caso per evitare disordini». A giugno, Repubblica era riuscita a raggiungere Asia Bibi nella sua cella grazie a un intermediario: « Vorrei solo riacquistare la mia libertà » , aveva detto la donna rispondendo a domande scritte: 40 anni, Asia Bibi è in carcere dal 2009. Per il suo caso si è mobilitato, fra gli altri, il Vaticano.
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