Il caso del giornalista scomparso: tensione Turchia/Arabia Saudita Cronaca di Giordano Stabile
Testata: La Stampa Data: 09 ottobre 2018 Pagina: 17 Autore: Giordano Stabile Titolo: «Giornalista ucciso. Cresce la tensione tra Turchia e Arabia Saudita»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 09/10/2018,a pag.17 con il titolo "Giornalista ucciso. Cresce la tensione tra Turchia e Arabia Saudita" la cronaca di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
Jamal Khashoggi
I funzionari sauditi devono dimostrare che Jamal Khashoggi è davvero uscito vivo e libero dal consolato a Istanbul altrimenti «non si salveranno». A dare l’ultimatum è il presidente turco Recep Tayyip Erdogan in persona, che segue sin dall’inizio il caso e che ritiene «una responsabilità politica e umanitaria» arrivare alla verità. Erdogan ha parlato da Budapest, dove ha incontrato il premier ungherese Viktor Orban, e si è rivolto al personale della legazione: «Perché non mostrate i filmati delle telecamere? Le informazioni che trapelano ci danno molto da pensare». I nuovi dettagli riguardano i movimenti nel giorno della scomparsa, il 2 ottobre, di «quindici individui arrivati dall’Arabia Saudita che sono entrati e usciti dall’aeroporto di Istanbul». Il sospetto è che Khashoggi sia stato ucciso e poi portato via all’interno di un’auto diplomatica. L’attenzione degli inquirenti è concentrata su due vetture, uscite ore dopo che l’editorialista del Washington Post era entrato nell’edificio. Le autorità turche sono convinte che il commando sia arrivato con il compito di eliminare il giornalista, uno dei più acuti critici del principe Mohammed bin Salman, e hanno chiesto di poter perquisire il consolato. A una settimana dalla scomparsa, senza che ci sia alcun segno di vita, ogni altra ipotesi è da scartare. Resta da capire perché Bin Salman abbia autorizzato un’operazione così plateale, uno schiaffo alla Turchia, ma anche all’alleato americano, in quanto Khashoggi era stimato negli ambienti di Washington. Con Ankara i rapporti sono pessimi da oltre un anno, quando Erdogan ha deciso di appoggiare il Qatar contro il blocco economico e commerciale imposto dagli ex alleati del Golfo. Il caso Khashoggi si inserisce così nella lotta fra potenze sunnite che sostengono i Fratelli musulmani, Qatar e Turchia in testa, e altre che li considerano il peggior nemico, in primo luogo Arabia Saudita ed Emirati arabi. Khashoggi era su posizioni vicine alla Fratellanza. Ma soprattutto era vicino al precedente principe ereditario, Mohammed bin Nayef, caduto in disgrazia l’anno scorso. L’eliminazione del giornalista, che con i suoi commenti offuscava l’immagine positiva di Bin Salman in Occidente, potrebbe essere anche un aspetto della repressione dell’opposizione religiosa, che ha visto l’arresto il 23 agosto del più noto predicatore della Grande moschea della Mecca, Sheikh Saleh al-Talib, e il processo a uno dei più importanti ulema, Salman al-Awda, che rischia la decapitazione per «intelligenza con il nemico», cioè il Qatar.
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