Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 07/10/2018, a pag.15 con il titolo "‘Condotta incoerente’: licenziato l’imam rock" la cronaca di Marta Ottaviani.
Marta Ottaviani
Anni diviso fra moschea e palcoscenico, dove però, alla fine, dalla prima è stato sbattuto fuori. Si conclude così la vita da chierico di Ahmet Muhsin Tuzer, l’imam che nel tempo libero era diventato un famoso rocker e aveva fondato una band. La Diyanet, l’Autorità per gli affari religiosi in Turchia, per un po’ ha chiuso un occhio davanti alla sua passione per la musica, ma poi, il giudizio, è arrivato ed è stato impietoso. Lo scorso luglio ha aperto un processo ai danni di Tuzer e adesso è arrivata la sentenza: l’uomo deve smettere i panni del religioso, in quanto il suo amore per il pentagramma è incompatibile con il servizio da rendere ad Allah. In particolare «il suo atteggiamento e le sue azioni non si sono rivelate coerenti con la fede islamica».
La band L’ormai ex imam, che ha 47 anni e che, in abiti civili, attirava anche non pochi apprezzamenti dalle sue fan, aveva iniziato la sua carriera nel 2013, quando, con un chitarrista e un batterista, aveva fondato la band FiRock. Il loro obiettivo era modernizzare la tradizione musicale dei Sufi, i grandi mistici dell’Islam. Nel 2014 era uscito il primo album e il primo videoclip, intitolato Mevlaya Gel, ossia uno spiritualissimo «vieni a Dio». Il successo è arrivato subito ed è stato in buona parte inaspettato. Questo però non significa che Tuzer si sia fatto trovare impreparato e così dalla provincia di Antalya, da cui è originario, ha iniziato a esibirsi prima sulla costa mediterranea, da anni regno del turismo Islam friendly, poi nelle altre città della Turchia, fino a oltrepassare i confini nazionali. Gli FiRock, infatti, sono stati invitati a tenere concerti anche in molti Paesi europei, alcuni dei quali, come il Portogallo, decisamente cattolici, e persino negli Stati Uniti e per un po’ di tempo la Diyanet, seppure storcendo il naso, ha sempre autorizzato le trasferte di Tuzer. Peccato che, a fronte di tanti consensi, questo successo ha iniziato a dare fastidio ai Paesi del Golfo, soprattutto l’Arabia Saudita, che nel 2015 gli ha negato un visto per recarsi a tenere un concerto lì. La svolta ultra conservatrice post golpe e la nomina a Gran Mufti di Ali Erbas, ancora più osservante del predecessore Mehmet Gormez, ha posto fine, se non alla carriera musicale, di sicuro a quella religiosa di Tuzer, che ora, Allah lo potrà solo onorare nelle sue canzoni, ma non più nei suoi sermoni in moschea.
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