Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 07/10/2018, a pag.9, con il titolo "Midterm, un mese al 'referendum' su Trump" la cronaca di Paolo Mastrolilli.
Paolo Mastrolilli
Tra poco meno di un mese, il 6 novembre, negli Stati Uniti si terranno le elezioni Midterm, che lo stesso presidente Trump ha presentato come un referendum su di lui: «Non sarò sulla scheda, ma è come se ci fossi. Dovrete andate a votare - ha detto ai suoi sostenitori - perché da questo dipenderà se continueremo a fare grande l’America. Se perderemo, la colpa sarà vostra».
Il clima si è infuocato negli ultimi giorni per la battaglia sulla conferma del giudice della Corte Suprema Kavanaugh, che ieri ha provocato forti proteste davanti al Congresso. Secondo i repubblicani, questa sfida ha rianimato la loro base, spingendola a votare; secondo i democratici, invece, mobiliterà soprattutto l’elettorato femminile, garantendo la loro vittoria.
Donald Trump
In palio il 6 novembre ci sarà l’intera Camera, un terzo del Senato, e 36 poltrone da governatore. I sondaggi dicono che i democratici sono favoriti alla Camera, dove però devono guadagnare 23 seggi per riconquistare la maggioranza. Sarebbe un risultato molto importante, perché in questa aula si avviano le procedure di impeachment. Al Senato i repubblicani hanno una maggioranza di due soli voti, 51 contro 49, ma sono in una posizione più forte da difendere, perché su 35 seggi in palio 26 appartengono ai democratici, che quindi hanno meno occasioni di conquistare poltrone e più possibilità di perderle, in particolare in stati vinti da Trump nel 2016 come West Virginia, Montana, North Dakota, Florida, Missouri. Per capire la situazione abbiamo chiesto a due operativi dei partiti, un repubblicano e un democratico direttamente coinvolti nel finanziamento e la gestione delle campagne, di spiegarci le loro aspettative e lo stato della sfida.
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