"Ogni popolo guardi il dolore dell'altro e la pace sarà vicina". Questo il titolo in prima pagina del Corriere della Sera di un lungo articolo del Cardinale Martini rientrato da Gerusalemme. Nulla da eccepire sul contenuto e semmai un apprezzamento sulla titolazione di grande livello poetico, se non ci fosse un se, e non da poco.
Martini finchè si ferma entro i confini della sua predicazione pastorale, tutta colma di buone intenzioni e alti appelli morali, non può che trovare consensi. La politica, come la storia, non vi appaiono, quindi nulla da eccepire. Ma la sua riflessione non si ferma dove avrebbe dovuto. Verso la fine del suo articolo, Martini si avventura nella cronaca di questi giorni, rivolge richiami a istituzioni internazionali (e fin qui ancora niente di male anche se il terreno comincia a diventare scivoloso). Affronta poi il processo di pace e la Road Map, ed ecco che qui scrive:
"Alla costruzione di muri di cemento e di pietra per dividere le parti contrastanti è preferibile un ponte di uomini che, pur garantendo la sicurezza di entrambe le parti, consenta alle due comunità di comunicare e di intendersi sempre più sulle cose essenziali e su quelle quotidiane".
E no, caro Cardinale, non ci siamo. Bisogna avere il cuore di cemento o di pietra per non capire che quella barriera di cemento e di pietra serve ad impedire che una delle due comunità entri in casa dell'altra per portare terrore e morte. Cosa deve fare secondo lei un paese per impedire ai terroristi di uccidere i propri innocenti cittadini ? Quando neppure la pace, tante volte cercata e offerta e sempre respinta è stata sufficiente a mettere fine ai massacri, che deve fare un paese che vuole la pace ( come ha sempre dimostrato) per impedire che entro i suoi confini entrino dei terroristi ? Lei dice "un muro di uomini", da leggersi crediamo come la proposta di mettere una forza internazionale, tipo ONU, a controllo. Ma lo sa lei che questa forza esiste già ai confini con il Libano e non ha mai impedito agli Hezbollah di attaccare,rapire,uccidere israeliani al confine nord del paese ? E' molto umana la sua fiducia negli "uomini", ma non è sufficiente per un paese circondato da altri stati che vorrebbero ancora oggi cancellarlo dalla faccia della storia. Caro Cardinale, lei è un profondo conoscitore della storia di quella parte del mondo, e, da quanto ci risulta, anche delle sue vicissitudini contemporanee. Ci creda, Israele le ha tentate tutte pur di arrivare alla pace con suoi vicini. Ci hanno provato governi di sinistra e di destra, ma il muro contro la pace, quello vero, che ha impedito finora di arrivare ad un risultato, non l'hanno costruito gli israeliani, ma quella folle e criminale dirigenza palestinese che sotto la guida di Yasser Arafat ancora oggi rappresenta l'ostacolo più grande.
Eminenza, noi leggiamo volentieri le sue osservazioni politiche, solo che vorremmo che ci venissero presentate per quello che sono, articoli dove lei espone le sue idee politiche. E non sotto forma di appelli, dove infilare di soppiatto valutazioni che nulla hanno a che vedere con il contesto, e per questo non corrette verso i lettori.
Critichi il "muro" se crede, ne ha tutti i titoli come chiunque altro volesse farlo. Ma lasci perdere l'omelia, gli inni alla pace (che poi se uno esprime dubbi o contrarietà passa subito per esserne nemico), discuta di storia, le sue opinioni saranno di sicuro interessanti. Ma il tono allora deve anch'esso essere altro. Lasci stare gli idoli, la Bibbia, San Paolo, gli appelli dei Papi, tutti gli argomenti che hanno reso peraltro di grande interesse il suo articolo sul Corriere.
Da quell'articolo però il "muro" doveva restare fuori, perchè alla sua valutazione chiunque può opporne un'altra opposta ugualmente valida. Non vorremmo aver capito male, ma lei parla da un soglio che è un po' più in su della pagina di un quotidiano. Resti alla sua altezza, oppure scenda del tutto. Non mescoli il suo essere cardinale con la funzione - per lei nuova - del cronista. Non che ci sia niente di male, ma allora, per favore, niente omelia. Ci dica come la pensa e accetti il confronto. E, già che c'è, dia uno sguardo a quello che non va anche dall'altra parte.