La Corte di giustizia dell'Aja contro gli Usa e pro-Iran Cronaca di Paolo Mastrolilli, la disinformazione di Avvenire e Manifesto, le parole di Javad Zarif
Testata:La Stampa - Avvenire Autore: Paolo Mastrolilli Titolo: «Il tribunale dell'Aia: 'Via le sanzioni Usa all'Iran' - Prima vittoria di Teheran alla Corte dell'Aja. E gli Stati Uniti annunciano il loro ritiro»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/10/2018, a pag.20, con il titolo "Il tribunale dell'Aia: 'Via le sanzioni Usa all'Iran' " la cronaca di Paolo Mastrolilli; da AVVENIRE, a pag. 16, la breve "Prima vittoria di Teheran alla Corte dell'Aja. E gli Stati Uniti annunciano il loro ritiro".
Equa la cronaca di Paolo Mastrolilli, mentre Avvenire esulta titolando una breve velina addirittura "Prima vittoria di Teheran alla Corte dell'Aja. E gli Stati Uniti annunciano il loro ritiro". L'unico punto di vista riportato dal quotidiano dei vescovi è quello di Teheran, che fa oggi perfino peggio del Manifesto, che scrive di "Vittoria di Teheran" ma chiarisce che la posizione della Corte dell'Aja non è vincolante.
Javad Zarif
La Repubblica riporta a pag. 12 la dichiarazione di Javad Zarif, ministro degli Esteri iraniano:
"La Corte di Giustizia dell'Aja stabilisce che gli Stati Uniti devono rispettare gli obblighi violati con il ripristino delle sanzioni contro l'Iran dopo l'uscita dall'accordo sul nucleare. E' un altro fallimento degli Usa ossessionati dalle sanzioni".
Le parole di Zarif sono vuote. Gli Usa sono usciti dall'accordo voluto da Obama perché questo, fin dal primo momento, è statao violato dal regime iraniano, che ha proseguito la corsa al nucleare e non ha smesso di sostenere il terrorismo islamico in tutto il mondo.
Ecco gli articoli:
LA STAMPA - Paolo Mastrolilli: "Il tribunale dell'Aia: 'Via le sanzioni Usa all'Iran' "
Paolo Mastrolilli
La Corte internazionale di Giustizia dell’Onu ordina agli Stati Uniti di cancellare le sanzioni contro l’Iran che compromettono l’assistenza umanitaria, e in riposta Washington si ritira dal trattato su cui Teheran aveva basato la causa presentata all’Aia. È l’ultimo colpo nella sfida tra l’amministrazione Trump e gli ayatollah, che ancora una volta comporta un passo indietro di Washington nel sistema internazionale.
Quando l’8 maggio scorso Trump aveva annunciato il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo nucleare con l’Iran “Jcpoa”, aveva anche reintrodotto una serie di sanzioni sospese dopo l’intesa. Il 16 luglio la Repubblica islamica aveva risposto presentando una causa all’International Court of Justice, in cui accusava il governo americano di aver violato con le sue azioni il “Treaty of Amity”, firmato dai due Paesi nel 1955 per definire i rapporti economici e consolari. Questo trattato era rimasto in vigore, nonostante la rottura dei rapporti seguita alla rivoluzione khomenista, e quindi Teheran lo ha usato per contrastare le azioni di Washington.
Il trattato cancellato Ieri la Corte ha rifiutato alcuni argomenti avanzati dagli iraniani, ma ha ordinato agli Usa di cancellare le sanzioni che hanno un impatto negativo sull’assistenza umanitaria e sull’aviazione civile. In risposta, Trump ha deciso di ritirare gli Stati Uniti dal Treaty of Amity. «Era assurdo che fosse ancora in vigore», ha spiegato il segretario di Stato Pompeo, assicurando che gli aiuti umanitaria diretti al popolo sarebbero comunque rimasti in vigore. Il capo della diplomazia ha sottolineato che il tribunale dell’Onu ha bocciato molte delle richieste della Repubblica islamica, ma ha aggiunto di «essere deluso» per il tentativo della corte di interferire con la sovranità americana. Un tema di fondo dell’amministrazione Trump, che ha sempre sottolineato la sua diffidenza o irritazione per le organizzazioni multilaterali. Già in passato gli Usa non avevano dato ascolto ad altre sentenze del tribunale dell’Aia, e anche in questo caso avrebbero potuto ignorarla. Washington però ha deciso di reagire ritirandosi dal trattato che aveva reso possibile la causa. Spiegando la decisione di Trump, il consigliere per la sicurezza nazionale Bolton ha detto che «noi non stiamo cercando di provocare un cambio di regime in Iran, ma chiediamo un chiaro cambiamento nei suoi comportamenti».
AVVENIRE: "Prima vittoria di Teheran alla Corte dell'Aja. E gli Stati Uniti annunciano il loro ritiro"
L'Iran ha accolto come «una vittoria del diritto» la decisione della Corte internazionale di giustizia dell'Aja, che ha ordinato agli Stati Uniti di mettere fine alle sanzioni contro l'Iran che colpiscono beni necessari «a fini umanitari» come medicine e alimentari. Teheran si era appellata al tribunale internazionale a luglio. La sentenza è arrivata ieri. Si tratta, ha dichiarato il ministero degli Esteri iraniano, di «un nuovo segno che conferma chiaramente che la Repubblica islamica dell'Iran è nel suo diritto». Immediata la risposta Usa. II consigliere per la Sicurezza, John Bolton, ha annunciato il ritiro dal "protocollo opzionale" della Convenzione di Vienna. Quello, cioè, relativo alla risoluzione sulle controversie diplomatiche da parte della Corte. Quest'ultima, qualche giorno fa, aveva condannato lo spostamento compiuto dalla Casa Bianca dell'ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme.
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L'Iran ha accolto come «una vittoria del diritto» la decisione della Corte internazionale di giustizia dell'Aja, che ha ordinato agli Stati Uniti di mettere fine alle sanzioni contro l'Iran che colpiscono beni necessari «a fini umanitari» come medicine e alimentari. Teheran si era appellata al tribunale internazionale a luglio. La sentenza è arrivata ieri. Si tratta, ha dichiarato il ministero degli Esteri iraniano, di «un nuovo segno che conferma chiaramente che la Repubblica islamica dell'Iran è nel suo diritto». Immediata la risposta Usa. II consigliere per la Sicurezza, John Bolton, ha annunciato il ritiro dal "protocollo opzionale" della Convenzione di Vienna. Quello, cioè, relativo alla risoluzione sulle controversie diplomatiche da parte della Corte. Quest'ultima, qualche giorno fa, aveva condannato lo spostamento compiuto dalla Casa Bianca dell'ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme. lettere@lastampa.it lettere@avvenire.it