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Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


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La Stampa Rassegna Stampa
04.10.2018 Giornalista islamista legato alla Fratellanza Musulmana scompare a Istanbul: tensione Turchia-Arabia Saudita
Cronaca di Marta Ottaviani

Testata: La Stampa
Data: 04 ottobre 2018
Pagina: 13
Autore: Marta Ottaviani
Titolo: «Va al consolato saudita a Istanbul e scompare. Mistero sul destino del giornalista dissidente»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/10/2018, a pag.13 con il titolo "Va al consolato saudita a Istanbul e scompare. Mistero sul destino del giornalista dissidente" la cronaca di Marta Ottaviani.

La scomparsa di Jamal Khashoggi è ancora da chiarire. L'unica certezza è la vicinanza del giornalista con la Fratellanza Musulmana e la conseguente avversione per l'Arabia Saudita di Mohammed bin Salman, che non fa sconti agli avversari. Vedremo se questa vicenda farà salire la tensione tra Turchia e Arabia Saudita.
Proprio 'scomparso' non è, è entrato nel Consolato saudita di Istanbul, pur essendo lui stesso saudita con una particolarità: scrive contro il principe ereditario MBS ed è un Fratello Musulmano che vive a Washington. Ingenuo? difficile crederlo.

Ecco l'articolo:

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Marta Ottaviani

Gli ingredienti per una spy story ci sono tutti. Un giornalista scomodo che sparisce nella città delle spie per eccellenza e intrigo internazionale annesso. Il problema è che qui di fiction ce n’è ben poca e che la scomparsa di Jamal Khashoggi, collaboratore del Washington Post, a Istanbul potrebbe diventare la causa di uno scontro fra Turchia e Arabia Saudita.

 

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Jamal Khashoggi


Di lui si sono perse le tracce da martedì pomeriggio. Il celebre giornalista, di origine saudita, ma che da un anno viveva negli Stati Uniti, si era recato al Consolato Generale dell’Arabia Saudita di Istanbul intorno all’ora di pranzo, per ottenere un certificato di stato civile. Aveva visitato la sede diplomatica già la settimana prima, ma gli avevano detto di ripresentarsi. Il reporter ha dovuto lasciare il cellulare all’ingresso. Con lui c’era anche la fidanzata, Hatice, alla quale però non è stato permesso entrare. Lo ha aspettato, invano, nella sala riservata ai cittadini stranieri, e dopo ha chiamato la polizia, che, secondo media turchi, avrebbe aperto un’inchiesta.

Khashoggi non è un giornalista come tutti gli altri. Vicino alla Fratellanza Musulmana, è una delle voci più esposte contro il regime di Riad, tanto che aveva deciso di lasciare l’Arabia Saudita e andare in autoesilio negli Stati Uniti anche per motivi di sicurezza. Dalle colonne del Washington Post aveva criticato più volte l’operato del principe ereditario Mohammed bin Salman, soprattutto per quanto riguarda la guerra con lo Yemen e le relazioni con il Qatar, oltre ad aver raccontato apertamente il clima di repressione vigente nel regno. Nella sua carriera, oltre a essere un brillante giornalista, Khashoggi era anche ex consigliere del governo, molto vicino al principe Alwaleed bin Talal, uno di quelli trattenuti lo scorso anno da Mohammed bin Salman all’hotel Ritz Carlton.
Il Washington Post ha lanciato l’allarme, dicendo che sta «monitorando il caso con attenzione». «Non siamo stati in grado di raggiungere Jamal oggi e siamo molto preoccupati su dove possa essere» ha detto Eli Lopez, caporedattore della testata. Il Dipartimento di Stato americano ha detto di stare acquisendo maggiori informazioni. Il Consolato saudita, intanto nega. «Khashoggi ha visitato il consolato per richiedere un certificato sul suo stato civile, ma è uscito subito dopo» hanno fatto sapere dalla sede diplomatica. Ma la fidanzata smentisce con forza.

E il governo turco replica senza mezzi termini: «L’individuo in questione, che è saudita, si trova al consolato»,
Questa vicenda, però, rischia di rivelarsi un grosso problema da risolvere. Ankara formalmente è in buoni rapporti con Riad e il principe ereditario Mohammed bin Salman ha più volte detto di essersi ispirato a Recep Tayyip Erdogan nella sua opera riformatrice. Rimane, grossa, la divisione sui Fratelli Musulmani, che per l’Arabia Saudita sono un’organizzazione terroristica e con i quali Erdogan è legato a doppio filo. La Turchia ha da tempo relazioni compromesse con gli Stati Uniti, per diversi motivi, culminati nel mancato rilascio del pastore Andrew Brunson detenuto nella Mezzaluna da due anni. Di recente, il presidente Erdogan aveva lasciato trapelare il desiderio di ricomporre i rapporti. L’affare Khashoggi può solo complicare le cose.

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