Le cronache ci informano che alcuni dimostranti sono stati fermati per accertamenti mentre si opponevano all'esercito israeliano durante una fase della costruzione della barriera di difesa, altrimenti chiamata "muro", che deve rendere (quasi) impossibile l'entrata in Israele dei terroristi palestinesi. A Mash'ah, un villaggio di confine della Cisgiordania, non si trattava di abbattere una casa già esistente -come hanno riferito quasi tutti i giornali- ma una in costruzione, proprio nel punto su cui deve passare la barriera. Ce lo conferma Repubblica, e se ce lo dice il giornale di proprietà dell'Ing. Carlo de Benedetti, sempre così sbilanciato in favore di Arafat, non abbiamo motivo di non credergli. Quindi nessuna casa da abbattere, ma semplicemente una costruzione abusiva, fatto del tutto normale nella giungla normativa palestinese.
Ma le cronache, nell'enfatizzare l'azione dei dimostranti, li definisce "pacifisti europei fra i quali alcuni italiani, che hanno dimostrato per impedire che venisse distrutta la casa di un vecchio palestinese che la abitava da più di trent'anni". Falsa la notizia ma vero il comportamento che hanno tenuto i "pacifisti". Insulti e calci ai soldati israeliani, naturalmente in omaggio alla dottrina gandiana. Una radio (Antenna 1) così ha trasmesso il servizio dell'inviata:
"4 italiani sono stati arrestati mentre protestavano per l'abbattimento di una casa insieme ad altri pacifisti di altri paesi..."
Il conduttore da studio: " allora rischiano di essere malmenati...?"
L'inviata: "No, non credo.... forse li porteranno nel vicino villaggio, poi li espelleranno... è stata informata anche l'ambasciata".
Insomma, siamo nel pieno di una farsa. Dimostrare in Israele, lo sanno bene i nostri catto-comunisti pacifisti, è l'azione più garantita e protetta di questo mondo. Puoi persino prendere a calci dei soldati e, per male che ti vada, rischi solo l'espulsione.
Con quattro soldi, pagati magari da qualche organizzazione "umanitaria" non si rischia nulla, si fa un bel viaggio, si acquisisce una ottima esperienza politica che potrà sempre tornare utile, e si ritorna con l'aureola di martire.
Siamo riusciti a contrastare l'esercito più forte del mondo, racconteranno una volta a casa quei pavidi mentecatti, convinti di avere difeso i diritti umani del povero popolo palestinese. Mica vanno però dove gli arabi e pure i palestinesi soffrono davvero la mancanza di quei diritti. Mai si è saputo di una dimostrazione dei nostro valorosi eroi in qualche stato musulmano dove pena capitale, taglio della mano, lapidazione e ammenicoli vari sono un rischio reale. In quei paesi si va in prigione senza tante storie, altro che telefonata all'ambasciata e cortese espulsione. Si va dentro e chi si visto si è visto. Se ne riparlerà, che vada bene, dopo quache anno. In quei paesi, almeno in quelli dai regimi moderati, ma nei quali esiste le stessa ferrea sha'aria, i nostri coraggiosi ci vanno sì, ma in vacanza, guardandosi bene dal commettere qualunque minimo gesto che possa rivelare il loro "pacifismo".
Apprezzeranno, giustamente, mare, sole e cous-cous, ma in quanto a politica se ne staranno ben zitti. Tanto al ritorno c'è Israele che li aspetta, con il cattivo Sharon da combattere. Di fronte a quattro che una volta espulsi si presume non potranno più rientrare ce n'è una fila che aspetta solo il suo turno. Una gitarella piccola piccola a Teheran per solidarizzare con gli studenti picchiati e incarcerati dal fondamentalismo islamico ? Un salto a Damasco per verificare la tenuta dei "diritti umani" sotto Assad ? Non se ne parla nemmeno, anche lì niente espulsioni, si va dritti dritti in galera.
Allora, cari pacifisti, che avrebbe più senso se vi chiamaste semplicemente solo anti-israeliani, piantatela di spacciarvi per quello che non siete e dite francamente che a voi dei diritti umani non ve ne frega niente se di mezzo non c'è Israele. Ma chiedervi un atto di franchezza mi rendo conto che sarebbe troppo.