Riprendiamo oggi 03/10/2018, dal GIORNALE a pag. 12, la breve "Giustiziata Zeinab, sposa bambina che a 15 anni uccise il marito"; dalla STAMPA, a pag. 13, con il titolo "Gli 007 francesi: 'L'Iran mandante di un attentato sventato a giugno' ", il commento di Leonardo Martinelli.
Ecco gli articoli:
Il Giornale: "Giustiziata Zeinab, sposa bambina che a 15 anni uccise il marito"
Era stata costretta a sposarsi a 15 anni, due anni dopo era stata arrestata per l'omicidio del marito. Ieri mattina all'alba Zeinab Sekaanvand, 24enne iraniana di origini curde, è stata messa a morte nella prigione di Urmia, in cui era detenuta dal 2011. A darne la notizia è stata la Hangaw Organization for Human Rights, Ong locale che ha comunicato anche l'esecuzione di altri 4 uomini curdi accusati di omicidio. Pochi giorni fa la direzione della prigione aveva contattato la famiglia di Zeinab per avvertirla che l'ultima visita con la 24enne era fissata per il 1 ottobre: una volta lì hanno saputo che sarebbe stata uccisa il giorno dopo. Amnesty International, che ha confermato la morte della sposa bambina, ha denunciato le irregolarità del processo. «Non solo Zeinab era minorenne al momento del reato - si legge nella nota dell'organizzazione - ma aveva avuto assistenza legale solo nelle fasi finali del procedimento, nel 2014, quando aveva ritrattato la confessione, resa a suo dire dopo che agenti di polizia l'avevano picchiata su ogni parte del corpo». L'Iran è rimasto l'unico Paese al mondo a mettere a morte minorenni al momento del reato. Dal 2005 ci sono state circa 90 esecuzioni del genere, di cui almeno cinque nel 2018, e altre 80 restano in attesa di essere eseguite, secondo Amnesty.
LA STAMPA - Leonardo Martinelli: "Gli 007 francesi: 'L'Iran mandante di un attentato sventato a giugno' "
Leonardo Martinelli
Segnali duri sono arrivati ieri da Parigi all’Iran, con il rischio di una crisi diplomatica. Al centro della polemica, un attentato (sventato all’ultimo momento) lo scorso 30 giugno, a Villepinte, alle porte di Parigi. Lì si teneva il raduno di un movimento di opposizione al regime degli ayatollah, i Mojahedin del popolo, i cui dirigenti vivono da anni in esilio in Francia. Chi voleva metterci una bomba? Ieri fonti diplomatiche francesi hanno rivelato alla France Presse che «è stato il ministero iraniano della sicurezza e dell’intelligence a dirigere le operazioni». A questa conclusione sono giunti i servizi segreti di Parigi al termine di una lunga inchiesta.
L’annuncio ha coinciso con altre iniziative della Francia, che ha voluto mostrare i muscoli agli iraniani. Ieri mattina, all’alba, oltre 200 poliziotti hanno perquisito un centro islamico sciita (Zahra France) a Grande-Synthe, cittadina del Nord. Lì hanno sede varie associazioni, come il Partito antisionista, che secondo la prefettura locale assicurano un «forte sostegno a diverse organizzazioni terroristiche». Le forze dell’ordine sono andate anche a casa dei leader di queste associazioni e tre di loro sono stati fermati per detenzione illegale di armi da fuoco. Per entrare nel centro Zahra France bisogna pulirsi i piedi su uno zerbino che riproduce la bandiera israeliana. E ieri Jamel Tahiri, responsabile religioso del centro, pur respingendo le accuse di appoggio al terrorismo, ha detto di «sostenere Hamas. Siamo sciiti e contro l’Isis».
Congelati i beni del ministero
Un legame diretto tra il centro Zahra France e l’attentato di Villepinte non è stato esplicitamente stabilito dalle autorità francesi. Ma queste hanno proceduto ad altre iniziative. Hanno sequestrato e congelato beni in Francia del ministero iraniano responsabile dell’intelligence. E pure quelli detenuti nel Paese da due cittadini iraniani. Si tratta di Saeid Hashemi Moghadam, viceministro di quel dicastero, che le stesse fonti diplomatiche francesi hanno indicato come «il mandante dell’attentato progettato lo scorso 30 giugno». L’altro è Assadollah Assadi, già diplomatico iraniano presso l’Austria, arrestato in Germania nel quadro dell’inchiesta internazionale che ha portato a evitare l’attentato a Villepinte. Ieri Teheran ha rigettato ogni accusa, scagionando Assadi.
Le fonti diplomatiche francesi hanno giustificato questa risposta di Parigi a 360 gradi «perché non possiamo tollerare alcuna minaccia terroristica sul nostro territorio», pur specificando di non voler sostenere i Mojahedin del popolo contro Teheran. L’organizzazione, a matrice marxista, si definisce «musulmana, democratica e laica » ed è diretta da una donna, Maryam Radjavi.
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