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La Stampa Rassegna Stampa
01.10.2018 Corea del Nord: la strategia di Donald Trump
Cronaca di Alessandro Ursic

Testata: La Stampa
Data: 01 ottobre 2018
Pagina: 14
Autore: Alessandro Ursic
Titolo: «Trump elogia Kim: siamo innamorati, mi ha scritto delle belle lettere»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/10/2018, a pag.14 con il titolo "Trump elogia Kim: siamo innamorati, mi ha scritto delle belle lettere" la cronaca di Alessandro Ursic.

La tecnica diplomatica di Donald Trump ormai è consolidata: cercare il risultato, cioè depotenziare gli avversari, al di là della forma. Questo spiega le parole rivolte al dittatore coreano Kim Jong-un. Per ora la minaccia nucleare coreana sembra ridimensionata, vedremo se la politica di Trump raggiungerà risultati stabili. Ciò che conta è che tocca a Kim smantellare il progetto nucleare, solo dopo iniziaranno le trattative con gli Usa.

Ecco l'articolo:

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Alessandro Ursic

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Kim Jong-un, Donald Trump

La sintonia tra i due era evidente fin dallo storico incontro di Singapore a giugno. Ma tra Donald Trump e Kim Jong-un c’è di più: «Ci siamo innamorati, davvero. Mi ha scritto delle belle lettere», ha detto sabato sera il presidente statunitense durante un comizio ai suoi sostenitori nel West Virginia. Tra serio e faceto, le parole di Trump sono le ultime in un’offensiva di charme verso il dittatore nordcoreano che contrasta con l’atteggiamento senza sconti tenuto verso i tradizionali alleati europei. Ma il problema è che, serenate con Kim a parte, da Pyongyang giungono segnali di impazienza in merito alla diffidenza di Washington verso i propositi nordcoreani di disarmo nucleare.

L’Assemblea dell’Onu
All’Assemblea generale dell’Onu, è toccato al ministro degli Esteri Ri Yong-ho rendere esplicito lo sconforto del governo guidato da Kim. Le sanzioni americane «aumentano la sfiducia», ha detto Ri. «Gli Usa insistono sul fatto che prima deve avvenire la denuclearizzazione e aumentano la pressione, ma la percezione che le sanzioni possano metterci in ginocchio è irrealizzabile».
Parole che forse fanno parte di semplici tattiche diplomatiche. Ma l’intesa tra Trump e Kim, per quanto in enorme contrasto con le parole bellicose scambiate a distanza per un anno prima del summit, è sempre più difficile da conciliare con l’apparente stallo nelle trattative. Mentre la distensione tra le due Coree procede (dieci giorni fa i due presidenti si sono incontrati per la terza volta in cinque mesi), i corpi diplomatici di Washington e Pyongyang rimangono sulle loro posizioni.
Gli Usa vorrebbero vedere un disarmo «verificabile» e «irreversibile» prima di allentare la pressione. Per i nordcoreani, che di solito per «denuclearizzazione» intendono anche l’abbandono della penisola coreana da parte delle truppe Usa, andrebbe invertito l’ordine. A inizio settembre Kim dichiarò di non essere più in grado di testare bombe atomiche e di aver «completamente sospeso» futuri lanci di missili. Ma il problema è che lo smantellamento degli impianti è avvenuto in assenza di ispettori internazionali. E molti esperti credono che gli impianti possano tornare operativi in tempi brevi, se Kim dovesse cambiare idea.
Un nuovo incontro con Trump è in preparazione, ma data e sede non sono ancora stati definiti. La sfida, rispetto al vago documento firmato a Singapore e sbandierato da Trump come un successo storico, sarà passare dall’infatuazione tra i due leader a fatti concreti.
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