Dei lavori dell'Internazionale socialista che si sono svolti nei giorni scorsi a Roma non se ne sarebbe accorto probabilmente nessuno, tranne forse i partecipanti e la stampa di partito. Ma è succeso qualcosa che ha allargato i confini della riunione. Nella sessione dedicata al Medio Oriente, in mezzo a tanta aria fritta, come si usa in quel genere di consessi, tra una declamazione ed un elenco infinito di buoni propositi, si è incuneata una dichiarazione che ha tutta l'aria di essere autentica.
Nabil Shaath, uomo di stretta osservanza arafattiana e ministro degli esteri del traballante governo di Abu Mazen, ha dichiarato di essersi incontrato con Berlusconi e di "avere ricevuto assicurazione che il presidente del consiglio visiterà quanto prima la Palestina e si incontrerà con il presidente Arafat, in quanto intende attenersi alla posizione dell'Unione Europea per quanto riguarda la Palestina e Arafat".
Una conferma alle dichiarazioni di Shaath sembra essere venuta da Palazzo Chigi.
Se quanto abbiamo letto sui giornali è vero e non è una delle tante promesse politico-diplomatiche che poi vengono tranquillamente disattese, ci troviamo di fronte a due problemi.
1) Berlusconi, nel suo recente viaggio in Israele si è rifiutato di incontrare Arafat, rafforzando così il percorso di pace della Road Map discutendone con i soli Sharon e Abu Mazen. Oltre a tutto è questa la posizione americana più volte confermata dallo stesso Bush. Una capriola all'indietro di 360 gradi rischierebbe di far saltare l'ottimo rapporto con Israele e rappresenterebbe una contraddizione enorme con le parole pronunciate dallo stesso Berlusconi durante la sua visita a Gerusalemme. Nei prossimi giorni lo stesso presidente americano riceverà in due momenti diversi ma vicini sia Sharon che Abu Mazen. Come la mettiamo con il ripescaggio di Arafat (sempre che sia vero) ?
2) E' vero che Berlusconi ha di fronte i sei mesi della presidenza di turno dell'Unione Europea. Ma appiattirsi sulle pozioni dei suoi predecessori non è proprio quel segnale di novità che in questi mesi il nostro presidente del Consiglio ha lanciato ai quattro venti. Arafat è il principale ostacolo alla pace, l'ha ripetuto anche Berlusconi in più occasioni. Perchè adesso lo rimette in agenda ?
Su Berlusconi, e non solo in Italia, molti hanno riposto grandi speranze per un cambiamento della politica europea nei confronti della crisi mediorientale. Sotto la sua guida potrebbe esserci un forte segnale che l'Europa ha deciso di cambiare direzione.
Purtroppo le dichiarazioni di Roma, se confermate, dimostrerebbero il contrario. Non ci accontentiamo di un comunicato. Occorre che Berlusconi, come d'altra parte è sua abitudine ed è per questo che la gente capisce quello che dice, parli chiaro. Che ci dica se finora ha scherzato e la Farnesina è ancora sotto il tallone di Craxi-Andreotti, o se effettivamente qualcosa è cambiato. A noi era sembrato di sì.