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Non pretacci, ma aytollah 29/09/2018

Gentile Deborah, anche oggi ho letto il suo sempre gustoso commento (Le risate ipocrite dell'Assemblea dell'Onu), il cui contenuto è perfettamente in linea col pensiero che ho immediatamente avuto, dapprima nel leggere la notizia delle risatine onusiane, poi all'ascoltarle in un filmato senza commenti, con l'audio originale. Poveri tapini, questi rappresentanti! Ma c'è da capirli: magari, sotto sotto, vorrebbero poter ridere anche degli interventi di qualche altro pittoresco personaggio che riesce a parlare da quel prestigioso podio (mi viene da pensare a Renzi e al suo inglese, che fortunatamente per lui scelse di non usare nei suoi discorsi all'A.G., altrimenti mi sa che sarebbe stato un successo; da cabaret, però). Ma l'aplomb, evidentemente, è riservato a tutti, o quasi. Un'eccezione ci deve sempre essere, per cui non dovrebbe stupire che sia rappresentata da un occidentale che si è messo in testa di fare quello che ha promesso ai suoi elettori. Riderebbero lo stesso, queste "eccellenze" (per usare il termine con cui vengono introdotti al podio gli oratori) quando a spararla grossa sono i Putin o i capi di stato in divisa? Mi permetta, però, di dissentire sul suo reiterato uso del termine "pretacci", con cui qualifica i leader iraniani ma che non ha alcuna attinenza con i religiosi musulmani. Ayatollacci a me sembrerebbe più consono. Con simpatia e il più sincero shalom,

Enrico Alberti

Gentile Enrico, Lei ha ragione, Ayatollacci sarebbe meglio ma l'altro termine era, per me, ancora più dispregiativo per qualificare gli Ayatollah che non considero molto diversi dai fanatici religiosi musulmani nel voler morti tutti coloro che non credono in Allah e Maometto suo profeta.
Comunque accetto ben volentieri il suo consiglio e la ringrazio. Le risate dei membri dell'ONU sono il quadro di quello che è diventata questa organizzazione, un insieme di "eccellenze" inutili e nocive.
Quanto all'inglese di Renzi mi sono più volte chiesta "Possibile che sia vero? Non sarà una bufala?". Ogni persona normale, figurarsi un premier che dovrebbe fare attenzione ad ogni parola che dice, proverebbe vergogna ad esprimersi in un simile inglese supermaccheronico al bar con gli amici, davanti a a una birra. Possibile che un Primo Ministro non si vergogni? Possibile che mai nessuno gli abbia detto di parlare, sempre, in italiano? Dicono che il mondo sia bello perchè vario ma, per restare sulle frasi fatte, a volte il troppo stroppia.
Un cordiale shalom


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