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Corriere della Sera - Il Foglio - La Repubblica Rassegna Stampa
28.09.2018 Marcello Foa ebreo? No, ma la gaffe del Corriere serve a chiarirlo
Le scuse di Stefano Lorenzetto, editoriale del Foglio, cronaca di Giovanna Vitale

Testata:Corriere della Sera - Il Foglio - La Repubblica
Autore: Stefano Lorenzetto - Giovanna Vitale
Titolo: «'Intervista a Foa, le mie scuse' - La Foa Associati fa guai anche con gli ebrei - Rai, Foa un caso anche in Ue giallo schede in Vigilanza»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 28/09/2018, a pag. 10, con il titolo 'Intervista a Foa, le mie scuse', il commento di Stefano Lorenzetto; dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale "La Foa Associati fa guai anche con gli ebrei"; dalla REPUBBLICA, a pag. 12, con il titolo "Rai, Foa un caso anche in Ue giallo schede in Vigilanza", la cronaca di Giovanna Vitale.

Le peggiori menzogne complottiste insieme alle fake news più evidenti: è questo il giornalismo che propone Marcello Foa, che per questo si inserisce nella linea di Giulietto Chiesa, arci-amico del nostro nel sentire e raccontare bufale, come ha scritto Luciano Capone, ripreso su IC: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=8&sez=120&id=72146

Stefano Lorenzetto ieri, in un'intervista a Marcello Foa sul Corriere della Sera, ha domandato: “Lei è ebreo? Glielo chiedo solo perché i suoi detrattori l’accusano persino di questo". La risposta di Foa è stata di non essere ebreo, cosa che era chiara a chiunque conosca l'ebraismo italiano, all'interno del quale non c'è nessuno che ragiona come Foa, alfiere estremista del complottismo e del cospirazionismo. La domanda era molto mal posta, e bene fa Lorenzetto a scusarsi, anche se è giusto sapere che Foa ebreo non è, a dispetto del nome. Quando venne fatto per la prima volta il suo nome, ci sembra un atto dovuto affermare che la stessa domanda (priva della parola 'accusa') ce la siamo posta anche noi, come immaginiamo gli ebrei italiani.

Ecco gli articoli:

CORRIERE della SERA - Stefano Lorenzetto: 'Intervista a Foa, le mie scuse'

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Stefano Lorenzetto

Nell’intervista pubblicata ieri sul Corriere ho posto a Marcello Foa una domanda per denunciare un intollerabile e ripugnante rigurgito antisemita. Con il senno di poi, mi rendo conto che la risposta fattuale di Foa («Sono cattolico») ha contribuito a rafforzare l’equivocità del quesito. Si chiama eterogenesi dei fini: volevo difendere gli ebrei, che amo, e non ci sono riuscito, ingenerando in taluni la sensazione opposta. Mi scuso per questa incapacità nel rappresentare i sentimenti dell’intervistato e dell’intervistatore.

IL FOGLIO: "La Foa Associati fa guai anche con gli ebrei"

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Marcello Foa

Era difficile immaginare qualcosa peggiore dell’audizione di Marcello Foa in Commissione di Vigilanza, dove gli è stato chiesto poco e lui ha risposto a nulla. E invece, il giorno dopo, ci è riuscito il Corriere della Sera con un’intervista al nuovo presidente della Rai affidata a un suo caro amico. Si potevano fare davvero tante domande. Ad esempio si poteva chiedere al massimo rappresentante della televisione pubblica di spiegare come mai utilizza come fonti giornalistiche siti complottisti completamente screditati, come mai scrive prefazioni a “intellettuali” cospirazionisti che ritengono l’Aids “un inganno” e Obama membro di una setta oltreché discendente di Carlo Magno, cosa non condivide della “verità ufficiale” sull’11 settembre e quali sarebbero i “buchi neri nella ricostruzione dell’attentato più spettacolare della storia”, o magari su quali basi ritiene i vaccini pericolosi e se ancora se la sente di scagionare Putin e il governo russo per l’avvelenamento di Skripal. Nulla di tutto questo. Ma ciò che è più sorprendente non sono tanto le domande omesse, ma quelle fatte. Come questa: “Lei è ebreo? Glielo chiedo solo perché i suoi detrattori l’accusano persino di questo”, chiede il giornalista. Più assurda sembra la risposta di Foa: “No, sono cattolico, come i miei genitori … Era ebreo il nonno Egizio”. Ora, a parte che non risulta che qualcuno – se non forse tra gli amici e gli ambienti frequentati da Foa – lo abbia mai “accusato” di essere “persino” ebreo. Ma davvero il principale quotidiano italiano ritiene che essere ebreo sia un’accusa? E fra tutte le fake news diffuse da Foa, ciò che gli si chiede di negare è che sia ebreo? Quasi come se fosse quella la ragione della sua inadeguatezza alla presidenza della Rai.

LA REPUBBLICA - Giovanna Vitale: "Rai, Foa un caso anche in Ue giallo schede in Vigilanza"

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Giovanna Vitale

Avrà pure vinto il primo set, Marcello Foa, ma la partita non può dirsi certo finita. La sua controversa elezione alla guida della Rai, sancita in Vigilanza al termine di un braccio di ferro lungo due mesi soltanto grazie al patto di Arcore, ha infatti aperto un doppio fronte di scontro: interno e internazionale. Non solo il giallo sulla votazione di mercoledì sera: irregolare per « violazione della segretezza » , secondo il Pd, perché due schede (decisive ai fini del quorum) sono state date per valide anziché annullate, nonostante alcune scritte le rendessero riconoscibili. A creare parecchio imbarazzo alla maggioranza giallo- verde tinta dell’azzurro forzista è l’attacco della stampa estera. Sfociato, ieri, nella raccolta firme di un gruppo di eurodeputati, capeggiati dall’olandese Marietje Schaake, da inviare al presidente dell’Europarlamento Tajani. Una lettera in cui i parlamentari di varie nazionalità si dicono «preoccupati per la scelta di Foa», descritto come «ospite regolare degli strumenti della propaganda russa Russia Today e Sputnik » , uso a diffondere «disinformazione online». "Fake news journalist" lo definisce il Guardian: « Un giornalista euroscettico che ha spesso condiviso storie rivelatesi false » . Tant’è che la sua nomina «ha suscitato timori sull’autonomia dell’emittente di Stato italiana » , insiste il quotidiano britannico, descrivendo il neo- presidente Rai come titolare di posizioni « anti- gay, anti- immigrati, anti-vaccini e filo-russe». In linea con Le Monde, secondo cui Foa rappresenta « un incontestabile successo per la Lega, che piazza un uomo vicino al suo pensiero in un posto chiave » e « un ennesimo smacco per il M5S, che dalla sua fondazione non smette di denunciare la politicizzazione della Rai». Non proprio una bella figura per l’Italia. Dove continua la battaglia sull’elezione di Foa. Ieri mattina il deputato pd Michele Anzaldi ha chiesto di fare un accesso agli atti per verificare il voto in Vigilanza, a cui i dem non hanno partecipato per protesta. Avvenuto con un sistema diverso rispetto ad agosto. Una sorpresa che deve aver fatto pasticciare i commissari. Stavolta, infatti, sulla scheda non si doveva scrivere il nome del candidato, bastava sbarrare una delle due caselle: favorevole o contrario. Il problema è che l’accordo segreto 5S-Lega-Fi-FdI era basato sul primo meccanismo e prevedeva di riportare nome e cognome, in ordine diverso per ciascun partito, puntato o per esteso, così da rendere riconoscibile l’attribuzione. Sforzo reso vano dalla nuova scheda. Tant’è che alla fine su due di queste è finito il nome di Foa. « Sono stati i due di FdI: volevano dimostrare di aver eseguito l’ordine di Salvini » , accusano Pd e 5S. Ma i due commissari meloniani negano: « Tesi patetica. Scrivere pure il nome, oltre a sbarrare la casella, è semmai un rafforzativo » dicono Mollicone e Santanché. La verità però non si saprà mai. Il capo azzurro della Vigilanza, Alberto Barachini, ha negato l’accesso agli atti perché « dallo scrutinio non sono emerse irregolarità e contestazioni ». Si va avanti. A dispetto della rivolta dem. E così ieri il cda Rai ha fatto la prima nomina: l’interim della direzione del TgR ad Alessandro Casarin. Che poi dovrebbe restare in via definitiva. Come vuole Salvini. E pure Berlusconi.

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