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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Israele nell'Unione Europea: 23-06-03
Nessuno dubita della sincerità e della buona fede dei radicali. Per quanto riguarda Israele poi, i radicali, con Pannella in testa, furono i primi e gli unici a battersi negli anni '80 per il diritto degli ebrei sovietici di poter emigrare in Israele. Ci fu persino un congresso straordinario del PR a Roma che diede visibilità internazionale al dramma vissuto da centinaia di migliaia di ebrei russi di fatto prigionieri dentro il "paradiso" sovietico. Per non parlare dell'intera politica radicale, che è sempre stata apertamente e vistosamente dalla parte di Israele.

Ma non siamo d'accordo con la proposta dell'ingresso di Israele nell'Unione Europea.

Poichè non crediamo che la richiesta sia un mezzo per proporre l'entrata a far parte del governo dei radicali - non sarebbe lo stile di Pannella, abituato a parlar chiaro- e proprio perchè crediamo nella sincerità dell'idea radicale, cercheremo di spiegare le ragioni per le quali Israele ne ricaverebbe soltanto dei danni anzichè benefici.

Israele è uno Stato democratico. Se aderisce ad un patto, se entra in un organismo internazionale, se sottoscrive regole di comportamento comuni ad altri, non potrà far altro che onorare la sua firma. E gli organismi internazionali, in questo dopoguerra, hanno sempre, invariabilmente dimostrato di essere "pregiudizialmente" contro lo Stato ebraico. Persino la Croce Rossa Internazionale, un organismo che dovrebbe essere al di fuori delle beghe fra stati, non ha mai ammesso l'equivalente israeliano per ubbidire al veto arabo. La mezza lune fertile è ammessa, lo scudo di Davide rosso no. L'ONU, per via dell sua stessa composizione a larga maggioranza terzomondista, è una sequela di risoluzioni contro Israele. Lì votano la Libia alla presidenza della commissione sui diritti umani e sul banco degli imputati mettono Israele.

Ma veniamo all'Europa. Se c'è un organismo che si è dimostrato fondamente ostile a Israele è l'Unione Europea. Da tutti i punti di vista. Fino a giungere a finanziare più o meno direttamente il terrorismo palestinese. Non è una esagerazione. D'altra parte la commissione che doveva indagare sulla fine degli enormi finanziamenti che arrivano all'Autorità palestinese, cioè ad Arafat, è bloccata e non ha mai iniziato a funzionare.

Se Israele dovesse far parte di un simile organismo ne avrebbe un danno enorme. Come dicevamo, essendo uno stato democratico, non potrebbe far altro che seguire ogni direttiva che le venisse imposta. E visto il comportamento dell'Europa, che in questi trent'anni non ha fatto altro che impedire ogni reale volontà di pace sostenendo con Arafat il terrorismo, non si vede come di colpo possa rendersi credibile di un comportamento diverso.

Si dirà, ma c'è il semestre a guida italiana, e Berlusconi è un amico sincero di Israele. Vero, ma sei mesi durano sei mesi, chi ci assicura che in questo breve periodo cambieranno così drasticamente le regole da convincere Israele ad entrare nel club ? Nemmeno con un miracolo Berlusconi riuscirà a cambiare le teste della maggioranza dei deputati che in tutti questi anni hanno dimostrato con leggi e regolamenti la loro ostilità a Israele.

Meglio continuare sulla linea dei rapporti economici, possono portare effetti positivi a tutti, palestinesi compresi. Guai però ad imbrigliare Israele dentro la camicia di forza della UE. Alla passionaria signora Duisenberg e al suo caro marito presidente della Banca europea l'idea andrebbe sicuramente a genio. A distruggere Israele non ci penserebbe più solo il loro beneamato Arafat, ma addirittura l'Unione europea, con qualche legge ben piazzata in più votata a larga maggioranza.

Meglio starne fuori. Israele ha bisogno di amici. Di nemici ne ha già a sufficienza.

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