E'possibile che Berlusconi, nel suo tour mediorientale dove rappresenta non solo l'Italia ma anche il presidente Bush, non riesca ad incontrare Abu Mazen. Repubblica lo dava ieri già per certo nella titolazione di prima pagina ed dal tono non si capiva se esprimeva rincrescimento oppure una certa qual soddisfazione. Un parziale insuccesso, anche indipendente dalla sua volontà, è tutta acqua al mulino dell'Ing. De Benedetti e della sua azienda giornalistica che da sempre ha osannato Arafat e che ora si trova in profondo imbarazzo dopo che il rais si è schierato apertamente con il terrorismo.E una magra di Berlusconi fa sempre piacere. Le probabilità quindi che l'incontro non avvenga sono altissime. Abu Mazen sembra abbia chiesto lui stesso di non incontrare Berlusconi. Se così fosse, si dovrebbe trarre la conclusione che il regista effettivo delle decisioni palestinesi è ancora Arafat. Se il premier designato, se colui che ha stretto la mano a Sharon e a Bush ad Aqaba, non è libero di incontrarsi con il presidente del consiglio italiano, e in qualche misura inviato speciale del presidente americano, allora il destino del tracciato di pace,la Road Map, è davvero a rischio. Leggendo il Corriere della Sera di ieri dovremmo dire che non ce ne stupiamo poi più di tanto. Nell'articolo che descrive i preparativi del viaggio in Israele, a chi dà la parola per un commento il Corrierone ? A Nemer Hammad, per chi non si ricordasse chi è, il rappresentante da un ventennio a Roma di Arafat, l'uomo che risponde direttamente al rais, il responsabile di quella "sede diplomatica" che ogni anno, per mantenersi, riceve a titolo di graziosa elargizione una grossa somma dal nostro governo. Denaro del contribuente, che va ad aggiungersi ai miliardi di dollari che evidentemente Arafat continua a ricevere e quindi amministrare. Cosa ha detto Nemer Hammad al Corriere ? Che se Berlusconi non incontra prima Arafat è un illuso se pensa di incontrasi con Abu Mazen. Così la pensa uno dei tanti capataz di Arafat, e nemmeno uno dei più rilevanti. Se andrà a finire così, allora la nostra diplomazia, Silvio Berlusconi in testa, dovrà approfittare al massimo del semestre di presidenza europeo. E' ora che i vari de Villepin, Solana e compagnia genuflente in quel di Ramallah capiscano che la strada della pace non passa più da quelle parti. Che Arafat è di fatto correspondabile della continuazione del terrorismo e che continuare a rimpinzarlo di dollari, e quindi di potere e di onori, delegittima chi sta cercando di raggiungere un accettabile accordo di pace. Stare dalla parte di Arafat significa andare sottobraccio con Hamas, essere d'accordo con lo sceicco Yassin, che predice la distruzione di Israele al massimo entro venticinque anni. Quest'Europa vile e spregevole, che la pensa come i terroristi palestinesi senza però avere almeno la faccia di dirlo apertamente, dovrebbe essere uno dei partner della Road Map. Alla faccia del quartetto che dovrebbe ricercare le vie della pace ! Ma non disperiamo. Da quelle parti ogni tanto avvengono dei miracoli. Da non credenti vogliamo crederci, e chissà che dalle mani lorde di sangue di Arafat non sfuggano quelle briglie che oggi paiono rendere impossibile ogni dialogo di pace.