Riprendiamo da DEMOCRATICA di oggi, 25/09/2018, a pag. 1, con il titolo "Bannon, il guru fallito che cerca fortuna da noi", il commento di Stefano Cagelli.
Chiaro e lucido il ritratto che Stefano Cagelli fa di Steve Bannon, ideologo complottista cacciato a suo tempo da Donald Trump e ricevuto con tutti gli onori in Europa da alcuni partiti di destra. Finalmente si scrive che Bannon è stato mandato via da Trump e che quindi collegarlo sempre al presidente americano rivela soltanto provincialismo e ignoranza.
Ecco l'articolo:
Stefano Cagelli
Rocky Roberts lo ricordi? Vecchie glorie sbolognate in Italia". Prendiamo in prestito questo eloquente tweet di Gianni Riotta - uno dei massimi conoscitori in Italia delle cose d'oltreoceano - in risposta ad una precisa domanda del nostro vicedirettore Mario Lavia, per cominciare a tracciare un ritratto di Steve Bannon, il presunto guru che sta guidando l'Europa sovranista verso l'autodissoluzione. Si fa un gran parlare di Bannon, in Italia. Non si parla più di Bannon, negli Stati Uniti. Il riferimento politico e culturale dei Salvini, delle Meloni, degli Orban, delle Le Pen, è in realtà un signore di 65 anni, piuttosto mediocre, che grazie ad una buona abilità mediatica e ad una efficiente rete di dubbie conoscenze, è finito al centro dell'attenzione della stampa americana prima e di quella europea poi. Per diventare, infine, il nuovo idolo delle cronache posticce dei talk show italiani, attratti come nessun altro dalla categoria del trash politico.
Steve Bannon
Dopo essere stato buttato dalla Trump Tower, Bannon - che le congiunzioni astrali della vita avevano trasformato prima in direttore della campagna elettorale di The Donald e poi chief-strategist della Casa Bianca - è diventato per tutti Sloppy Steve, "lo sciatto Steve", nomignolo affibbiatogli direttamente da Trump quando ha cominciato a dileggiarlo su Twitter. Bannon, campione degli impresentabili dell'alt-right americana, è stato prima combattuto ferocemente da dentro, dal clan trumpiano facente capo alla figlia Ivanka e al marito Jared Kushner, per poi "mettersi in proprio" e determinare il suo siluramento per aver praticamente obbligato The Donald a licenziare in tronco il capo dell'FBI James Comey: una mossa che si sarebbe rivelata da subito un errore gravissimo, di cui Trump sta ancora pagando le conseguenze. A nulla sono servite le scuse pubbliche rivolte al presidente da Bannon, che è stato messo in malo modo alla porta. Né il primo né l'ultimo tonfo per Sloppy Steve. La sua carriera, dentro e soprattutto fuori dalla politica, è stata contraddistinta da molte rapide ascese e tante rovinose cadute. Imprenditore fallimentare, seconda fila della potente lobby di Goldman Sachs, Bannon ha conosciuto il successo grazie alla produzione industriale e alla distribuzione di fake news, rilevando il sito Breitbart News e facendolo diventare il punto di riferimento dell'estrema destra globale, quella dedita alla pratica del razzismo, della diffusione di false notizie e dell'avvelenamento del dibattito pubblico. Anche in questo campo, però, Bannon ha dovuto alzare bandiera bianca, dato che Rebekah Mercer gli ha dovuto tagliare i fondi, su invito perentorio del presidente. L'ultima cosa che ricordano in America di lui è il suo coinvolgimento nello scandalo della società Cambridge Analytica, accusata di aver manipolato i dati di Facebook per influenzare le elezioni negli Usa e in vari altri paesi, tra cui l'Italia. Con un curriculum del genere, diventare l'idolo di Salvini e Meloni, suscitando irresistibili simpatie anche tra i Cinque Stelle, è praticamente un obbligo. E infatti, dopo il fallimento totale in patria, Sloppy Steve si è messo in testa di venire a far danni in Europa. E in un amen è riuscito a tirare su un sacco di proseliti. Oltre al terreno fertile dei sovranisti no strani, ha fatto presa ovviamente su Viktor Orban, Marine Le Pen, Geert Wilders e gli altri anti-europeisti. Il disegno di The Movement (il gruppo politico fondato a Bruxelles da Bannon) è tanto semplice quanto inquietante: distruggere l'Europa. E tra i partiti che collaborano ufficialmente a questo progetto ci sono la Lega e Fratelli d'Italia, tanto che l'ex direttore di Breitbart è stato accolto ad Atreju (la festa della Meloni, che è tutto dire) come un salvatore della patria. E così sta nascendo di fatto quell'internazionale populista che punta dritto alle elezioni europee. Per trasformare in realtà il sogno di Bannon (che poi è tuttora quello di Trump e Putin), la dissoluzione dell'Unione Europea. Che siano gli europei a lavorare contro se stessi, facendo gli interessi delle altre superpotenze mondiali, è uno dei più clamorosi paradossi della nostra epoca. Che questo processo possa essere guidato da "Steve lo Sciatto" è la beffa finale.
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