Il vertice di Aqaba ha cancellato quel senso di inutile rituale che ci era sembrato caratterizzare l'incontro del giorno prima a Sharm el Sheik. Dove ancora una volta una parte del mondo arabo, che noi occidentali ci ostiniamo a considerare moderato solo perchè governato da monarchi e non da satrapi guerrafondai alla Saddam, ha dato prova del suo pregiudizio di sempre.
Israele non esiste, è un nome che neppure si può pronunciare. Lo si deve chiamare "entità sionista", tanto per capire bene che come stato non sarà mai riconosciuto. Per fortuna c'erano Egitto e Giordania, due vicini con i quali non è che i rapporti siano proprio perfetti, ma che con Israele una certa normalizzazione l'hanno realizzata. Ma il vero nodo della questione non era ancora stato affrontato. Ci è riuscito Bush ieri ad Aqaba, mettendo l'uno davanti all'altro Sharon e Abu Mazen.
Non vogliamo farci illusioni. Troppe volte i percorsi di pace fra israeliani e palestinesi si sono rivelati una via senza uscita. Troppe volte la cecità e,diciamolo, l'antisemitismo dell'Europa hanno impedito che all'interno della società palestinese si sviluppasse una società laica e democratica pronta a fare la pace con il vicino stato ebraico. E questa Europa, politica,diplomatica, giornalistica non demorde ancora. Con ogni mezzo sta tentando di rilanciare sulla scena politica l'uomo che rappresenta la maggiore disgrazia che sia capitata al popolo palestinese, Arafat.
Ma quanto è avvenuto ad Aqaba, soprattutto quanto è stato detto ad Aqaba, rende il futuro del Medio Oriente meno tragico. E noi che siamo sempre stati dalla parte di Israele, che abbiamo appeso alla finestra la bandiera americana, che abbiamo sempre fatto nostri i valori di quelle due grandi democrazie, è Abu Mazen che vogliamo citare per primo. Perchè è il primo palestinese ad avere avuto il coraggio di pronunciarle.
Su Bush e Sharon no avevamo dubbi. Sono due uomini che mantengono quello che promettono. Ma le parole dette da Abu Mazen, se diventeranno realtà alla prova dei fatti, meritano l'onore della citazione.
Chiedo la fine dell'intifada,ha detto, la fine degli attacchi contro cittadini israeliani ovunque essi si trovino. Il che vuol dire anche fine degli attentati contro i coloni. Per raggiungere il nostro obiettivo, ha continuato, solo mezzi pacifici, mai più violenza. E infine,ed è la prima volta che un leader palestinese pronuncia queste parole, " i palestinesi non ignorano la sofferenza degli ebrei attraverso i secoli. E'ora che questa sofferenza finisca".
Sappiamo quel che ha detto dopo Sharon. Israele non ha alcun interesse a dominare un altro popolo, anzi, è interesse di Israele che i palestinesi vivano in un loro stato. Ma deve essere uno stato democratico e pacifico, che non metta a rischio la sicurezza degli israeliani. Sharon ha rassicurato Abu Mazen che Israele ha ben presente l'importanza della continuità territoriale del futuro stato palestinese.
Bush,come sempre, ha usato un linguaggio chiaro e diretto. A Sharon ha confermato che l'America sarà accanto ad Israele per garantirne la forza e la sicurezza. Ad Abu Mazen l'impegno americano che la promessa di uno stato palestinese sarà mantenuta. In maniera altrettanto chiara ha ricordato all'Autorità palestinese che devono cessare le campagne di odio e la continua diffamazione contro Israele. Darò un "forte sostegno" alla costruzione dello stato palestinese, ha concluso Bush rivolgendosi ad Abu Mazen. Se le condizioni poste nella road map saranno rispettate , lo stato palestinese diventerà realtà nel 2005.
Ad Aqaba è stato fatto fatto un buon lavoro. L'Europa non c'era. Sarà un caso ?