In Israele due giorni di lutto prima di Yom Haazmaut
Tra fine aprile e l'inizio di maggio Israele ricorda tre momenti fondamentali della sua esistenza. Due di lutto, Yom Hazicharon, il giorno del ricordo, nel quale lo stato ebraico ricorda i caduti, più di ventiduemila, per difendere dal 1948 ad oggi la vita della giovane/antica nazione. In gran parte giovani soldati uccisi dal fuoco arabo-palestinese, pronto ad uccidere ancora oggi per spazzare via l'unica democrazia del medio oeriente. Yom HaShoah, il giorno che ricorda i sei milioni di ebrei sterminati dal nazismo segue quello del ricordo dei caduti. Inizia in modo straziante. Di mattina una sirena percorre tutto il paese e per due minuti tutto si ferma. Autobus,macchine, chi cammina si ferma di colpo. Immobili, quasi sull'attenti, ognuno ricorda il passato con la sua immensa tragedia. Tutto il giorno è dedicato alla memoria di chi è scomparso nella Shoah. Nomi dei defunti vengono pronunciati uno dopo l'altro dai discendenti dei sopravvissuti nelle scuole, nei musei, nei luoghi pubblici. Israele ricorda e piange. Quest'anno, nello stesso giorno di Yom HaShoah, sono sessant'anni dalla rivolta del ghetto di Varsavia. Giovani ebrei,ardenti sionisti, gente comune ma unita da uno straordinario coraggio si sollevarono contro i nazisti. La loro resistenza viene ricordata in Israele come un esempio e un monito. Ricordare perchè non accada mai più. Ma ai lutti segue la festa di Yom HaAzmaut , il giorno dell'indipendenza. Basta piangere, Israele è nuovamente lo stato dgli ebrei. E' vero, va difeso, molti ne vogliono ancora la distruzione e molti ancora muoiono per impedirlo. Ma l'orgoglio di appartenere alla terra d'Israele è più grande di qualsiasi dolore.
La sicurezza del popolo ebraico non dovrà mai più essere messa nelle mani degli altri,ha affermato Ariel Sharon lunedì sera, all'apertura delle cerimonie ufficiali durante la giornata del ricordo. Noi cerchiamo la pace con tutte le nostre forze, ha continuato Sharon,ma abbiamo imparato la lezione.Non è con la debolezza o con il cuore tenero che noi avremo la sicurezza e la pace, ma piuttosto con la forza,il coraggio e la volontà di guardare a ciò che è più prezioso e vitale per il nostro futuro.Il popolo ebraico è risalito dall'abisso della Shoah profondamente ferito, ma respirando ancora. Mai più gli ebrei saranno senza difesa, abbandonati, dispersi.
Un discorso dal forte contenuto emotivo. Ma anche di di una chiarezza assoluta. Non si illudano coloro che ci verrebbero eliminare, sconfiggere, uccidere. Israele ha imparato la lezione del passato e non si fiderà mai più di nessuno se non di se stessa. E della forza che ha saputo creare perchè mai più debba ripetersi quanto è accaduto. Vogliamo la pace, siamo pronti da sempre. Ma la nostra sicurezza non si discute. Chi pensa di sconfiggerci verrà sconfitto.
In occidente è di moda prendere le distanze da Sharon. Anche chi guarda con qualche simpatia Israele sembra quasi obbligato a distinguerla dalla figura del falco primo ministro. "Si però", è il leit motif che accompagna ogni dichiarazione e che mette in guardia:sia ben chiaro,verso Sharon non ho alcuna simpatia. Senza questa premessa è praticamente impossibile poi fare qualche piccola concessione allo stato ebraico. E' il prezzo da pagare.
Ma chi dimentica il passato prima o poi sarà costretto a riviverlo, ci ricordava Primo Levi. Sappiamo tutti quante colombe svolazzano ignare e tranquille, chiudendo entrambi gli occhi di fronte agli artigli che stanno per ghermirle. Sharon non è una colomba,e, come ha detto, gli israeliani hanno capito la lezione. E sarà ancora una volta con uomini come lui che Israele riuscirà a conquistare la pace con i suoi vicini. Con mano forte e dura cervice. Così come si conviene al popolo della Bibbia.