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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Viola e gli intellettuali israeliani 29-04-03
E' un po' come se un grande quotidiano straniero, mettiamo il Times di Londra, decidesse di informare i propri lettori su come sta andando l'Italia. E il classico inviato speciale, chiamiamolo Alexander Violet, arriva e decide che è bene sentire gli intellettuali, gli scrittori. Abituato com'è a seguire i propri ragionamenti e le proprie idee,sa già chi deve sentire. Si prepara una bella lista, Dario Fo, Antonio Tabucchi, Andrea Camilleri, Michele Serra, Giorgio Bocca e altri sulla stessa linea di pensiero, tutti nomi importanti, che scrivono su giornali importanti, la cui opinione fa abitualmente opinione. Ovviamente sa già che cosa pensano del governo Berlusconi e del cavaliere in particolare. Pensano quel che ne pensa lui. Il nostro giornalista non viene per descrivere l'Italia com'è, ma come la vede lui e quelli che lui sa pensarla come lui. Sapendo quale metro usa è come se avessimo già letto il pezzo che scriverà.

Esattamente quel che capita con Sandro Viola, l'Alexander Violet del Times, che su Repubblica adotta le stesse tecniche. Repubblica lo manda in Israele per raccontare quel che è successo dopo il mini terremoto scoppiato con la nomina di Abu Mazen a primo ministro dell'autorità palestinese ? Verosimilmente Viola dovrebbe sentire un po' tutte le campane, sia quelle governative che quelle di opposizione. Invece non se lo sogna nemmeno, la lista dei suoi interlocutori ce l'ha da sempre in tasca e a quella si atterrà. Non che siano nomi da niente, Viola è non solo giornalista colto ma anche grande conoscitore di residenze comode e illustri. A Gerusalemme frequenta infatti nella zona Est l'American Colony, splendido albergo, dove non manca mai a nessuno,ma proprio nemmeno a chi è alle prime armi, l'occasione di incontrare il fior fiore dell'informazione palestinese. E al bar dell'American Colony infatti incontra un non meglio precisato "uomo d'affari palestinese" che gli predice la sicura caduta di Abu Mazen. Perchè ? Perchè nè lui nè Mohammed Dahlan, nuovo responsabile della sicurezza, potranno mai garantire la fine degli attentati suicidi, per cui l'accordo con Sharon non si farà. Lasciando capire ai suoi lettori che Sharon pretende cose impossibili e che quindi, se la pace non si farà, si sa già di chi è la colpa. Che Viola veda solo nubi all'orizzonte glielo giustificano gli incontri successivi con tre intellettuali di prim'ordine, David Grossman, A.B.Yehoshua e Avishai Margalit. Di prim'ordine sì, ma tutti e tre con la condivisa abitudine a scrivere solo e sempre contro Sharon. Ne hanno l'ossessione, come in Italia gli intellettuali incontrati da Violet/Viola. Ossessionati da Berlusconi hanno perduto l'equilibrio che solo gli consentirebbe di valutare e giudicare caso per caso. Mai. Berlusconi è presente in tutti i loro incubi, che puntualmente danno in pasto a lettori affamati di sempre nuove argomentazioni per continuare a vedere tutto nero.

Così è Viola. Abile soprattutto nell'equiparare le diverse posizioni. Israele, che nel passato dei palestinesi proprio non c'è se non inventandoselo, viene immesso da Viola in un contesto dove,scrive, "....una terra dove ad ogni passo c'è un tempio o la tomba d'un profeta degli uni o degli altri, e ogni vallata, collina e corso d'acqua ha una menzione nei testi sacri degli uni e degli altri...".

Ci dispiace per Viola ma Gerusalemme nel Corano non viene mai citata nemmeno una volta. E Israele, nella difesa dei suoi cittadini mai, nemmeno una volta, ha invocato il nome di Dio. Pratica abituale invece fra i terroristi dei vari gruppi palestinesi che uccidono in nome di Allah.

Mai neppure una parola di critica ad Arafat, nemmeno ora che è stato,almeno virtualemente, scaricato dai vecchi sostenitori. La sua penna scava implacabile la società israeliana, non gli riesce nemmeno di esprimere un po'di simpatia per Mazen e Dahlan ritenendoli forse troppo accomodanti con il bieco Sharon. Molto meglio, per far risaltare la cattiveria di Israele, una controparte come Arafat. Con lui nessuna pace sarebbe mai stata possibile. Ma se Mazen e Dahlan, per assurdo, ce la facessero a mettere nell'angolo Arafat e la sua banda? E se si rivelassero gli uomini giusti per arrivare ad un accordo? Chissà, magari a quel punto persino Viola cambierebbe albergo e interlocutori. Siamo ottimisti a pensarlo, lo sappiamo, è una vita che Viola ce l'ha con Israele. Ma in Israele anche il più laico crede nei miracoli, almeno così si dice in un paese la cui sopravvivenza ha del miracoloso.

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