Il compromesso raggiunto da Arafat con Abu Mazen ci ricorda ancora una volta quanto sia sbagliato, oltre che pericoloso, giudicare la politica mediorientale con il metro occidentale. Tra i due non vi è stato uno scontro fra diversi programmi politici. Arafat ha cercato con tutte le sue forze di conservare il potere nelle sue mani e nello stesso tempo far credere di essere lui l'uomo giusto per le riforme. Il risultato di questa lunga gestazione sembrerebbe dargli ancora una volta ragione. Non è uscito di scena. E' riuscito a convincere Abu Mazen ad accettare la carica di ministro degli interni ,ma occorerà vedere quali reali poteri avrà Mohammed Dahlan nel campo della sicurezza. L'uomo forte che Mazen ha sempre voluto per stroncare il terrorismo palestinese. Un risultato che non vede Arafat fare del tutto le valigie, ma che segna comunque un cambiamento fondamentale. Arafat non è più solo a decidere. Una parte importante l'ha avuta Mubarak. Il suo inviato Omar Suleiman deve aver faticato non poco a convincere Arafat che non aveva altra scelta. Per rimanere "capo della nazione palestinese" doveva abdicare al ruolo di dittatore unico, in pratica delegare ad altri la vera conduzione del governo.
Mazen non sarà l'uomo designato dagli americani e dagli israeliani, come l'avevano dipinto i suoi avversari interni. E' invece il nome che Arafat ha dovuto fare sotto la pressione ormai di tutte le istituzioni internazionali, Europa compresa. Nei giorni di fuoco in cui le trattative tra i due finivano in urla e porte sbattute, le telefonate che arrivavano al rais erano tutte dello stesso tono. O cedi la mano, o non sei più un interlocutore valido per nessuno.
Non si pensi a un miracolo. Non si deve assolutamente pensare che alla fine un bel faro abbia illuminato Arafat e tutte le sue azioni criminali siano diventate di pubblico dominio. Chi l'ha portato in palmo di mano fino a ieri avrebbe continuato ben volentieri a farlo. Ma qualcosa di straordinario è successo in quella parte del mondo.
Bush e Blair in venti giorni hanno liberato l'Iraq, lanciato segnali a tutti gli stati della regione che non tollereranno più nessun atto di terrorismo in Medio Oriente e che Arafat non era più incluso nella futura Road Map che dovrà portare la pace fra israeliani e palestinesi. Chi doveva capire ha capito. E di colpo Arafat ha perso tutti gli appoggi di cui godeva. Incredibile a dirsi, persino sui nostri grandi quotidiani, dove gli "esperti" del Medio Oriente si sono sbracciati per quarant'anni a tessere le lodi del caro buon vecchio Arafat e a non vedere quanto sangue lordava le sue mani, son lì zitti zitti e non sanno più che pesci pigliare.
Bush sarà anche come lo dipingono i signori sotutto delle analisi politiche, ma quando dice una cosa poi la fa. E questo non l'avevano previsto. Una cosa incredibile per noi europei, esperti soprattutto nello scegliere le alleanze sbagliate e rimanere sempre affascinati da dittatori e rais vari.
Bene, ora si cambia registro anche fra israeliani e palestinesi. Quello che pensa Sharon lo sappiamo e non da oggi. Vedremo ora se Abu Mazen avrà veramente il potere di agire senza il fiato di Arafat sul collo.Se potrà scegliere i suoi ministri senza impedimenti e pressioni. Se saprà essere un saggio e pragmatico uomo di stato entrerà nei libri di storia. Al posto di Arafat, una disgrazia per il suo popolo, al quale lascia in eredità dolori e miserie.