Buongiorno, In merito al brutale assassinio compiuto dal terrorista Khalil Jabalil condivido pienamente il suo articolo. Però non riesco ancora a capire lo scopo poi di distruggere la casa alla famiglia del terrorista. Forse la vedo con occhi troppo occidentali ma non riesco a capire perché il gravissimo atto di terrorismo venga punito sulla proprietà dell'intera famiglia. Grazie mille per i suoi articoli.
Tommaso Bergamo
Gentile Tommaso,
Demolire le case dei terroristi era un pratica usata dagli inglesi durante il Mandato Britannico di Palestina. Israele poi l'aveva cancellata per ripristinarla durante la seconda Intifada quando il terrorismo era quotidiano e molto pericoloso, anche una ventina di attentati al giorno con troppe vittime. Nel 2005 la pratica era stata abbandonata per riprenderla nel 2014, altro periodo molto caldo. Le cito le parole di Gilad Erdan, ministro della Sicurezza: "Demolire le case non è una cosa che desideriamo fare: ma quando stai cercando di salvare vite innocenti e di fermare il terrorismo, non hai scelta. Crediamo tutti nei diritti umani, ma ogni democrazia ha il diritto di stabilire un punto di equilibrio fra quelle libertà e la libertà maggiore, cioè sopravvivere.Il fatto che questo deterrente sia efficace non è oggetto di dibattito. Abbiamo già assistito all’esempio di un padre palestinese che ha confessato i crimini di suo figlio – colpevole di avere ucciso un rabbino e suo figlio – perché non voleva perdere la sua casa. Non posso davvero accettare l’affermazione per cui la demolizione di case incita [alla violenza]. Qualsiasi cosa tu faccia contro un terrorista aizzerà altre persone. Se uccidi un terrorista, aizzi i suoi amici e la sua famiglia. È necessario trovare dei modi che scoraggino una persona dal compiere un attentato».
La ringrazio e le auguro un cordiale shalom