Le tele rubate agli ebrei da Cornelius Gurlitt ora in mostra a Berlino Commento di Roberto Giardina
Testata: Italia Oggi Data: 18 settembre 2018 Pagina: 14 Autore: Roberto Giardina Titolo: «Acchiappato dopo lunga fuga»
Riprendiamo da ITALIA OGGI del 18/09/2018, a pag.14, con il titolo "Acchiappato dopo lunga fuga" il servizio di Roberto Giardina.
Roberto Giardina
Due donne in un giardino, un anziano signore nascosto in un appartamento con un tesoro d'arte proibito. A New York, dopo 77 anni, martedì scorso, è stato restituito un quadro di Renoir alla legittima proprietaria, una signora ebrea. E giovedì, si è aperta a Berlino, al Martin-Gropius-Bau (fino al 7 gennaio), la mostra sui quadri ritrovati nel 2012 nell'appartamento di Cornelius Gurlitt, a Monaco. In parte trafugati agli ebrei costretti a lasciare la Germania, e a Parigi nel 1940, dopo la sconfitta contro la Germania nazista. Nel museo è esposta una minima parte delle 1.500 tele, con una documentazione esauriente (ma non sufficiente) della loro provenienza, e una storia della famiglia Gurlitt attraverso quattro generazioni. Una storia tedesca. Alcune opere sono state restituite ai proprietari, come I due cavalieri sulla spiaggia di Max Liebermann. Delle altre continua l'esame, ormai difficile, per molti impossibile dopo un così lungo tempo. La signora Sylvia Sulitzer ha combattuto otto anni per ottenere giustizia.
Il quadro di Renoir Deux femmes dans un jardin
Il quadro Deux femmes dans un jardin apparteneva a suo nonno, il collezionista Alfred Weinberger, che lo lasciò in una cassaforte prima di fuggire da Parigi. Rubato dai nazisti, andò all'asta nel 1975 a Johannesburg, per poi cambiare proprietario a Londra e a Zurigo. La signora Sulitzer affidò le ricerche a uno studio legale di Berlino, che infine lo rintracciò quando l'opera di Renoir venne ancora messa all'asta nel 2013 da Christie's a New York. Nel 2012, Cornelius Gurlitt fu fermato sul treno che lo riportava da Berna a Monaco per un controllo casuale. Gli furono trovati in tasca diecimila euro in contanti. Era un evasore fiscale? Aveva venduto una tela a un gallerista, fu perquisita casa sua: era stipata di tele, alcune di valore eccezionale. Altre furono ritrovate nella sua villetta a Salisburgo. Le aveva ereditate dal padre Hildebrand, protestò, tutto era a posto. Il protagonista della mostra a Berlino è Hildebrand Gurlitt, noto storico d'arte, collezionista e mercante.
Cornelius Gurlitt
Il padre era a sua volta uno storico dell'architettura, il nonno Louis un ottimo paesaggista dell'Ottocento. Al Martin-Gropius-Bau ho ammirato una sua veduta del Monte Pellegrino, nella mia Palermo, che desidererei possedere. È questo desiderio che in Hildebrand divenne una sfrenata passione alla base della storia. Nato a Dresda nel 1895, diresse lino al 1930 il museo di Zwickau, divenne amico dei pittori più noti del suo tempo, dal 1930 diresse il Kunstverein di Amburgo, ma cadde in disgrazia all'arrivo dei nazisti al potere. I suoi furti artistici non erano quelli di Hitler, pittore mancato. Si trasformò in mercante, dallo straordinario talento. E i nazisti seppero sfruttare le sue doti: Hildebrand vendeva all'estero le opere cosiddetta arte degenerata, non è vero come si vede nei film hollywoodiani che i nazisti le bruciassero con il lanciafiamme. E comprava capolavori per il museo che Hitler sognava di aprire Linz, in Austria. Gurlitt andò spesso a Parigi dopo l'occupazione, a non arraffava quadri nel deposito delle opere trafugate dai nazisti. Le acquistava dai mercanti francesi, suoi amici. Ma sapeva che la loro provenienza era sospetta, come sarebbe stato il Renoir di Weinberger. La nonna di Hildebrand, Elisabeth Lewald, era ebrea. Aveva timore di venire perseguitato a sua volta? Dopo la guerra continuò ad avere successo, aprì una galleria a Düsseldorf; alle sue mostre nelle foto vediamo tra gli ospiti Thomas Mann e Konrad Adenuaer. Morì in un incidente d'auto nel `56. Lasciò tutto a Cornelius, che visse nella venerazione del padre. Circondato da un tesoro che la rivista Focus esagerando valutò un miliardo di euro, si accontentava di vivere con poco, vendendo a malincuore di quando in quando qualche tela. È morto a 82 anni nel 2014, e ha lasciato la collezione al museo di Berna. Hildebrand amava l'arte, e comprava anche per sé, perché non resisteva alla tentazione. Non è un alibi, o tantomeno un'assoluzione. Ma come è possibile che l'immensa collezione proibita venga scoperta per caso 70 anni dopo? Tutti erano al corrente della sua passione di collezionista. Nessuno lo controllò dopo la caduta del III Reich. E dovevano anche avere dei sospetti i mercanti che compravano a poco prezzo da suo figlio Cornelius. Tutti continuarono a fare affari. Sylvia Sulitzer per anni ha ignorato dove fosse finito il suo Renoir, ma le case d'aste conoscevano la sua provenienza. Ora è alla ricerca di altri quattro capolavori rubati a suo nonno. Non sa dove siano, ma chi li possiede sa che appartengono a lei. Che cosa vorrebbe dire a chi aveva il suo quadro? Le hanno chiesto. «Niente, spero che lo abbia amato». Una risposta stupenda, e umana. Avrebbe confortato Hildebrand e suo figlio Cornelius. Loro sapevano di essere colpevoli. Una passione senza gioia.
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