Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 17/09/2018, a pag. V, l'analisi "Il passato e il futuro, questione di nascite" tratta dal Wall Street Journal.
Mi stavo dirigendo verso il mio volo per Tel Aviv, quando è accaduto qualcosa di curioso” scrive il pediatra americano Robert Hamilton. “Mentre attraversavo l’aeroporto di Bruxelles, sono stato raggiunto da altri viaggiatori. Uomini con la kippah dalle valigette pesanti, giovani coppie con zaini ricamati con la Stella di David, anziani rabbini chassidici che assomigliavano a Mosè, famiglie con i passeggini e molti bambini sulle spalle – eravamo tutti diretti nello stesso posto. Mi sentivo come a una festa in famiglia. All’inizio, l’aeroporto era silenzioso e grigio, uno spazio progettato per l’efficienza, utilitaristico, se non nichilista. Al gate di partenza, ho trovato una scena vibrante e caotica, piena di colori, rumori e bambini. Mi sono rilassato. Da pediatra, ho riconosciuto il disordine; lavoro in quell’universo ogni giorno. La mia esperienza ha mostrato chiaramente come due paesi, Belgio e Israele, vedono l’infanzia. Israele la accudisce e l’alimenta. Secondo un rapporto del 2018 dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, il tasso di fertilità per le donne israeliane si attesta su un robusto 3,1, il doppio della maggior parte delle nazioni europee. Il tasso di fertilità belga è 1,7, ben al di sotto del tasso di sostituzione di 2,1. L’alta fertilità di Israele è un fenomeno complesso e la fecondità delle donne ebree ultra-ortodosse non può spiegare l’intera storia. In effetti, l’aumento del tasso di natalità israeliano dalla fine degli anni Novanta è stato guidato dalla popolazione non ortodossa. Le convinzioni collettive sulla vita, la libertà e la ricerca della felicità animano le scelte personali di ogni cittadino, e inevitabilmente influenzano la demografia della nazione. Le nazioni che non riconoscono i bambini come centrali per una buona vita dovranno affrontare gravi conseguenze economiche. Questi problemi attendono non solo il Belgio, ma anche il Giappone, la Cina, la maggior parte dell’Europa e persino gli Stati Uniti. La mia esperienza a Bruxelles è stata un’anteprima del domani. Nonostante le sfide politiche che Israele affronta, sono ottimista sul suo futuro. Vi si celebra la vita. Il Belgio, d’altra parte, sembra vecchio e sbiadito. Come disse un saggio ebreo: ‘Un bambino senza genitori è un orfano, ma una nazione senza figli è un popolo orfano’”.
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