Riprendiamo da LIBERO di oggi 16/09/2018, a pag.1/10 con il titolo " D'Alema vola in braccio a Lula e gli giura amore eterno" il commento di Giovanni Sallusti
Con Lula, a destra con un deputato Hezbollah a Beirut
sotto, come da didascalia
Perchè ci occupiamo di Massimo D'Alema? Perchè è un mina vagante sempre pronta a esplodere per colpire i valori della democrazia. Dagli abbracci a Hezbollah a Beirut fino al sostegno del dittatore Lula, una vita spesa dalla parte sbagliata. Matteo Renzi sarà ricordato con simpatia per averlo rottamato.
Giovanni Sallusti
Ogni volta che lo dai per spacciato (politicamente, s’intende, ma per lui vita e politica tendono marxianamente a coincidere) Massimo D’Alema s’inventa qualcosa per ricordarti della sua esistenza. Ma ultimamente farebbe meglio a rimanere nell’oblio voluttuoso del produttore di vini e del conferenziere stracotto, perché appena prende una posizione pubblica, ti dimostra per l’ennesima volta quanto parli da un altro tempo, da un’altra era politica, da un buco nero culturale. L’ultimo illusionismo tentato dal Mago Dalemix per uscire dal cimitero dei rottamati è stata la visita in carcere all’ex presidente brasiliano ed idolo dei luogo comunisti globali Lula,condannato in secondo grado a 12 anni per essersi intascato qualche tangentina, del valore su per giù di 1,2 milioni di dollari. Appena un filo di corruzione, e giusto una spruzzata di riciclaggio, secondo i giudici. Ma ecco che Massimo fa scattare il Soccorso Rosso internazionale,come ai bei tempi in cui potevi concederti una vacanza prolungata in Sudamerica e dire che ti stavi battendo per le magnifiche sorti e progressive del socialismo. Un soccorso su cui peraltro è dubbio il gradimento dell’interessato, l’ex sindacalista carioca col vizietto della mazzetta .Essì,perchéa poche ore dalle assicurazioni solenni del compagno D’Alema («malgrado le ingiustizie che ha subito, continuerà ad essere prezioso per il Brasile»), è uscita la notizia che il Supremo Tribunale Federale ha respinto il ricorso degli avvocati di Lula, che chiedeva la scarcerazione in attesa dei giudizi successivi. Non è stata esattamente un amuleto beneaugurante, la vicinanza di Baffino. Del resto,se Lula avesse mai sentito parlare di un tale Pietro Grasso, avrebbe implorato il sodale ideologico di girare al largo, equivalendo una sua benedizione a un prolungato bacio della morte. Più che un Soccorso Rosso, il sostegno di D’Alema nell’anno del signore 2018, col comunismo stecchito, la socialdemocrazia in coma irreversibile, e perfino la «terza via» blairiana (di cui il nostro per una breve stagione si presentò come la versione italica, spasso puro) in pessimo stato di salute, assomiglia a un Presagio Nero. Lula infatti subito dopo perde un altro match giudiziario e rimane in cella,mentre l’ex presidente del Consiglio ha allungato fino a San Paolo, dove ha partecipato all’imprescindibile convegno «Minacce alla democrazia e all’ordine multipolare». Una delle tante tappe del tour dell’Internazionale antitrumpiana, un rifugio per sinistri trombati che si ritrovano a discettare del pericolo sovranista tra una tartina e un bicchiere (il vino lo porta D’Alema, e forse lì sta la ragione dell’invito). Ché poi, se la democrazia e lo Stato di diritto sbertucciati fossero effettivamente una preoccupazione costante dell’ex (?) ammiratore di Togliatti, già che si trovava in Brasile, due parole su Cesare Battisti le avrebbe pur dette. Nel caso soffra di amnesia, o lo confonda con un celebre irredentista trentino, gli rinfreschiamo la memoria: un terrorista rosso, già membro dei Proletari Armati per il Comunismo, condannatoin via definitiva all'ergastolo dalla giustizia italiana per quattro omicidi, oltreche per insurrezione armata, possesso illegale di armi, banda armata e associazione sovversiva.
E da quattordici anni vergognosamente accolto e libero di scorrazzare in Brasile come rifugiato. Fu proprio Lula, il 31dicembre 2010,ad annunciare il rifiuto dell’estradizone di Battisti, e a concedergli un visto permanente, come ultimo atto del suo mandato. Lula, «il miglior presidente che il Brasile abbia avuto», secondo le parole accorate diD’Alema. Il quale forse è meglio che il vino si limiti a produrlo.
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