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Libero Rassegna Stampa
15.09.2018 L'ultima follia della Mogherini, in Francia cancellata la parola 'terrorista'
Servizi di Ilaria Predali, Mauro Zanon

Testata: Libero
Data: 15 settembre 2018
Pagina: 12
Autore: Ilaria Pedrali-Mauro Zanon
Titolo: «La genialata della Mogherini:'Apriamo i confini all'Africa'-Ormai le stragi non fanno più notizia»

Rirendiamo da LIBERO di oggi, 15/09/2018, a pagg.12/13 due servizi. Il primo, di Ilaria Predali sulla UE, con le ultime sulla Mogherini, il secondo, di Mauro Zanon, sulla Francia, dove l'ordine imposto alle istituzioni che dovrebbero garantire la sicurezza dei cittadini è quello di escludere in toto la definizione di terrorismo, anche se è l'unica giusta.

Ilaria Pedrali: "La genialata della Mogherini:'Apriamo i confini all'Africa'

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Ilaria Predali             Targata Italia, la disgrazia Mogherini alla UE

Un'area di libero scambio tra Africa e Unione Europea è l'ultima trovata dell'Alto rappresentante per la politica estera, Federica Mogherini. Nella sua idea l'obiettivo è quello di stimolare in modo sostanziale gli investimenti in Africa, potenziare gli scambi commerciali, creare posti di lavoro e investire nell'istruzione e nelle competenze. Molto più probabile che l'idea si traduca nell'ennesimo escamotage per farci invadere più di quanto già non avvenga. Da persone e merci.
SFIDA A PECHINO
La Mogherini ha presentato la sua proposta nel corso di una conferenza stampa per presentare la nuova Alleanza Ue-Africa per gli investimenti e l'occupazione, e ha sottolineato come l'Europa abbia tutto l'interesse ad agire per lo sviluppo del continente, anche in relazione agli effetti sulle migrazioni. Lady Pesc nel suo intervento ha anche voluto ribadire che la Ue per l'Africa è il primo partner commerciale: «Spesso pensiamo che sia la Cina la presenza economica più forte in Africa - ha spiegato la Mogherini che ha aggiunto che mentre la Cina investe in Africa il 5%, l'Ue ha il 40% dei suoi investimenti nel continente nero. In particolare gli accordi commerciali l'Europa li ha stretti con Sudafrica, Nigeria, Kenya, Egitto e Marocco, che nel 2016 hanno attirato tutti insieme il 58% del totale degli investimenti diretti esteri in Africa».
Quindi, secondo l'Alto rappresentante Mogherini, creare quest'area di libero scambio è essenziale. Sembra quasi che voglia sottintendere che si tratta di un modo per aiutare gli africani a casa loro. Il piano, almeno sulla carta, prevede la creazione di 10 milioni di posti di lavoro in 5 anni, e questo secondo lady Pesc può «offrire ai giovani l'opportunità di realizzare le proprie aspirazioni». Ma siamo sicuri che le cose stiano così? Non proprio. Creare una zona di libero scambio significa agevolare gli spostamenti, non solo di merci, anche di persone. Non a caso la Mogherini spiega che oltre che per i dati economici, un'area di libero scambio Ue-Africa ha senso per «prossimità geografica, storica e culturale».
E proprio perché la ritiene tanto importante, l'Alleanza Ue-Africa rappresenta per la Mogherini una delle priorità degli ultimi 12 mesi alla guida della politica estera europea. Del resto già il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Junker, aveva anticipato l'idea nel suo ultimo discorso sullo Stato dell'Unione mercoledì scorso dinanzi al Parlamento europeo a Strasburgo: «L'Africa non ha bisogno di carità, ha bisogno di un vero partenariato equilibrato», e che questo è anche interesse degli europei.
CONCORRENZA SLEALE
Non è chiaro quale interesse abbiano gli europei a farsi invadere da uomini e merci africane. Prodotti, spesso nel comparto agroalimentare, ottenuti mediante lo sfruttamento di manodopera a basso costo, dato che l'idea è quella di «creare un quadro per attirare investimenti privati in Africa».
Equivale ad agevolare nuove forme di schiavismo da parte degli europei, mascherando il progetto con la parola cooperazione. Tutto ciò di competitivo ha solo il prezzo finale e rappresenta un'arma a doppio taglio per le economie europee, che anche in patria pagheranno sempre meno la manodopera. Ma per l'Alto rappresentante è di fondamentale importanza approfondire ulteriormente la partnership europea con il continente nero, un percorso che a suo dire ha cambiato il paradigma negli ultimi anni, ma che ha ancora margini di progresso, soprattutto nell'area commerciale e degli investimenti.

Mauro Zanon: " Ormai le stragi non fanno più notizia"

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Mauro Zanon                    Nimes, la polizia dopo l'attacco

 A Nimes, nella notte tra giovedì e venerdì, un uomo di 32 anni a bordo di una Peugeot bianca si è Ianciato a folle velocità contro i clienti di un bar, «L'Instant T», gridando «Allah Akbar» con l'intenzione di fare l'ennesima strage di infedeli. Soltanto le barriere antiterrorismo poste all'entrata della rue Racine, arteria cittadina frequentatissima in questi giorni in ragione della fiera locale, hanno permesso di evitare il peggio. Ma la notizia, diramata da Midi Libre, è che nessun giomalone ha dedicato le sue prime pagine a quella che poteva essere un'altra mattanza islamista, come se oramai ci si fosse abituati a sentir risuonare «Allah Akbar» nelle strade di Francia, come se gli attentati fossero parte della vita quotidiana francese.
VIOLENZA NEGATA
Thibault de Montbrial, esperto di antiterrorismo e presidente del Centre de Réflexion sur la Sécurité Intérieure (Crsi) ha parlato, in un'intervista al Figaro, di un'inquietante «accoutumance», abitudine del mondo politico-mediatico a questi episodi di terrorismo, che spesso viene affiancata da un «déni», da un rifiuto di guardare in faccia la realtà, di dire che l'aggressore è un jihadista, mosso da motivazioni religiose.
Nei media, così come ai piani alti della République, si preferisce parlare di «squilibrato», di persona con «problemi psichici», di individuo «in stato di relativa confusione mentale», come ha detto il procuratore Eric Maurel a proposito dell'autore dell'attentato mancato di Nimes. Ma continuare a bollare come «pazzi» individui che invocano Allah scagliandosi con automobili o con in mano un coltello contro i «miscredenti» occidentali non fa altro che allargare la spaccatura tra una società laica che segue i valori occidentali della Repubblica e una società parallela normata dalle leggi di Allah.
In Francia, secondo gli ultimi dati del ministero dell'Interno, è esploso il numero di potenziali terroristi sorvegliati dai servizi segreti. Al 31 agosto 2018, sono 13.719 le segnalazioni attive oggetto di monitoraggio dell'intelligence di Parigi, su un totale di più di 20.000 individui iscritti al Fsprt (Registro di trattamento delle segnalazioni per la prevenzione della radicalizzazione a carattere terroristico). E di questi 13.719, 1.977 sono minori, pari al 14% del totale.
L'ISPIRAZIONE RELIGIOSA
Mercoledì, un ragazzo di ventisettenne Salah Abdeslam [Lail, a bordo di un Tgv Tarbes-Parigi, ha proferito minacce contro i passeggeri al grido di «Allah Akbar», i poliziotti sono intervenuti appena in tempo per scongiurare episodi di violenza, ma nonostante ciò, il procuratore di Mont-de-Marsan Olivier Janson ha subito scartato la pista terroristica, parlando piuttosto di una persona «malata» che soffre di una «grave patologia».
Il movente terroristico è stato escluso anche per l'aggressione verificatasi domenica scorsa a Parigi, con protagonista un trentenne afghano che ha accoltellato sette persone. «Questo tipo di violenza era quasi inesistente in Francia otto anni fa. Ora, invece, non solo si constata che queste aggressioni si verificano, ma anche che tendono ad aumentare», ha dichiarato al Figaro Thibault de Montbrial, puntando il dito contro la tendenza a scartare a priori la «pista terroristica».
Gli «Allah Akbar» e le aggressioni sono all'ordine del giorno anche nelle prigioni francesi. L'ultimo protagonista è stato Salah Abdeslam, l'unico sopravvissuto degli attacchi terroristici del 13 novembre, che nella prigione di Fleury-Mérogis ha aggredito una guardia colpevole di averlo fissato: «Perché mi guardi idiota? Io sono musulmano, voi dei miscredenti, dei cani. Un giorno cambierà e verrete a baciarmi i piedi». Frasi raggelanti, ma che in Francia non fanno quasi più notizia.

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