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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
14.09.2018 Siria: i kurdi catturano il terrorista venuto dall'Italia
Cronaca di Guido Olimpio

Testata: Corriere della Sera
Data: 14 settembre 2018
Pagina: 16
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «I curdi catturano in Siria un jihadista 'italiano'»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 14/09/2018, a pag. 16, con il titolo "I curdi catturano in Siria un jihadista 'italiano' ", la cronaca di Guido Olimpio.

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Guido Olimpio

Nel setaccio dei guerriglieri curdi è rimasto un militante «italiano» dello Stato Islamico. Semir Bogana, nome di battaglia Abu Abdullah al Muhajir è stato catturato il 27 agosto in Siria mentre cercava di scappare in Turchia. L’estremista — secondo una ricostruzione — è stato individuato durante un’operazione condotta dal team anti-terrorismo Yat, unità impegnata a dare la caccia ai seguaci del Califfo insieme a reparti alleati. Per i curdi l’uomo avrebbe gestito traffici di armi con ambienti ufficiali turchi e assistito combattenti stranieri: accuse che, ovviamente, andranno analizzate e verificate. È stato il prigioniero stesso, in un breve video, a raccontare la sua storia. «Mi chiamo Abu Abdullah e sono entrato nelle file dell’Isis da circa 2-3 anni. Quindi ho deciso di lasciare il territorio siriano insieme a mia moglie e alle mie figlie», ha dichiarato. Sempre in base alla sua versione voleva raggiungere la Turchia, presentarsi ad un consolato italiano e tornare così in Italia.

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Semir Bogana

Un piano di fuga interrotto dall’intervento della milizia curda, impegnata da mesi a rastrellare gli affiliati del movimento jihadista. Il profilo di Bogana ricorda quello di un volontario, forse proveniente da Brescia e con un passato in Germania, ma è un aspetto tutto da chiarire in attesa dei riscontri. Controlli incrociati con i nominativi degli insorti islamisti partiti dall’Italia. Gli «italiani» — molto spesso stranieri residenti nel nostro Paese — che si sono uniti all’esercito delle bandiere nere sono circa 135. Un numero che riguarda i casi conosciuti, ossia di persone che i servizi di sicurezza hanno censito nei loro archivi. Elenchi che però potrebbero aver lasciato fuori altri «missionari della guerra santa»: è una realtà fluida, molto dinamica, con spostamenti all’interno dell’Europa e poi verso il Vicino Oriente. Il dato dei 135 è significativo. Intanto è molto al di sotto della media europea, Francia e Belgio, per esempio, hanno «prodotto» contingenti robusti e loro elementi sono entrati nella gerarchia dell’Isis. Se poi vogliamo un altro parametro di confronto possiamo citare il caso dell’isola caraibica di Trinidad: da questo spicchio ben lontano dalla Siria sono arrivati 130 membri, ossia quanto gli «italiani». L’arresto di Bogana segue poi quello di numerosi mujaheddin occidentali in seguito alla conquista della roccaforte di Raqqa. Centinaia di loro sono finiti nelle prigioni curde, spesso con loro i familiari, compresi molti minori. Detenuti che gli Stati europei hanno poca voglia di riprendersi sperando che sia l’Ypg a occuparsene. Il governo belga, invece, ha creato un paio di hot spot in Turchia, luoghi dove chi ha intenzione di arrendersi può farlo, azione sviluppata in collaborazione con l’intelligence turca. Però non è chiaro quanti abbiano scelto questa strada. Gli irriducibili devono vedersela con la pressione delle forze speciali alleate in tandem con i curdi. Proprio in questi giorni, la coalizione a guida statunitense ha lanciato un’offensiva per ripulire l’area attorno ad Hajin, sulla riva orientale dell’Eufrate, verso il confine con l’Iraq.

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