Riprendiamo dal SOLE24ORE di oggi, 11/09/2018 a pag.12, con il titolo "Israele, record di investimenti in startup" il commento di Monica D'Ascenzo.
Israele si interroga se siano maturi i tempi per passare da "startup nation" a "scaleup nation" e intanto tocca un nuovo record nella prima metà di quest'anno. Nei primi sei mesi del 2018 le startup nel Paese hanno registrato la cifra di 3,2 miliardi di dollari di finanziamenti, anche grazie alla tenuta del secondo trimestre. In quest'ultimo periodo le società innovative hanno raccolto 1,61 miliardi di dollari in 170 operazioni, secondo il rapporto del Centro di ricerca IVC e dello studio legale ZAGS e W Zysman, Aharoni, Gayere Co. Certo ha fatto la differenza il finanziamento da 300 milioni di dollari ricevuto da Landa Digital Printing, che ha rappresentato il 19% del totale raccolto nel secondo trimestre. Pur escludendo questo deal, però, l'ammontare complessivo nella prima metà del 2018 resta comunque il più alto dall'inizio del decennio.
Una quota del 35% del totale, invece, è stata coperta da quattro operazioni di oltre 50 milioni ciascuna, tra le quali l'investimento in Gett, società israeliana attiva nella mobilità condivisa, di 80 milioni di dollari, che rappresentavano il secondo più grande accordo nel secondo trimestre del 2018. Le società early stage (o quelle che completavano i round di finanziamento della serie A) hanno visto iniezione di capitali per un totale di 200 milioni in 39 operazioni. Le aziende che completano le serie B e C hanno raccolto 857 milioni di dollari in 47 deal, che rappresentano il 53% del totale dei fondi raccolti nel secondo trimestre. Fondi che, per altro, arrivano anche dall'estero, come ha sottolineato il managing partner di ZAG, Shmulik Zysman, secondo il quale la crescita è dovuta in parte a un aumento degli finanziamenti da parte di investitori cinesi ed europei interessati alla tecnologia israeliana, in particolare automobilistica. E a dare ragione alla teoria del manager è lo shopping che nel Paese fanno le grandi multinazionali.
Da ultimo, ad esempio, Facebook ha rilevato la startup esperta di tecnologia di messaggistica Redkix. Non è dato sapere quale sia l'importo dell'acquisizione, ma secondo le indiscrezioni riportate a Haaretz, si parlava di qualche decina di milioni di dollari. L'acquisizione fa parte degli sforzi di Facebook per competere con Slack, una piattaforma di messaggistica organizzativa che sta diventano molto popolare nelle aziende high-tech e nella comunità degli sviluppatori. Redkix, che è stato fondato nel 2014 dai fratelli, definiti imprenditori seriali, Oudi e Roy Antebi, ha sviluppato un sistema con email che funziona come fosse una chat progettata in primo luogo per le organizzazioni. D'altra parte Facebook non è nuova a incursioni nel Paese e Redkix si può considerare un investimento anche relativamente piccolo, dopo le acquisizioni di Onavo e Face.com, del valore rispettivamente di 150 milioni e 100 milioni di dollari. La tecnologia in Israele assume diverse forme e così nelle mire dei gruppi americani rientrano startup di settori diversi. Come il caso di fine luglio di SimpleOrder, con sede a Tel Aviv e attività nelle soluzioni per la ristorazione, acquisita da Upserve, una società Usa che fornisce software di gestione dei ristoranti. Accanto all'industria degli investimenti, quindi, si è sviluppata anche quella delle exit, che aiuta a far lievitare i track record dei fondi, innescando così un circolo virtuoso.
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