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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Diario da Israele 24-03-03
Antisemitismo. Una parola da usarsi con cautela. Ma senza esagerare. La guerra per la liberazione dell’Iraq ha fatto riemergere fantasmi che solo gli ingenui credevano svaniti. Invece Israele, anche se di fatto fuori dal conflitto, si trova al centro di speculazioni politico-giornalistiche tutt’altro che lievi.

Come ogni bravo antisemita sa, ricorda e diffonde, l’occupazione preferita degli ebrei e’ la presa del potere mondiale.

Lo sapeva la polizia segreta dello Zar, che su questa voglia di dominio aveva addirittura costruito un libro di grande successo, i Protocolli dei Savi di Zion, una immaginaria ricostruzione di come gli ebrei fossero sempre intenti a tramare per impossessarsi delle leve del potere. Un libro che ancora oggi e’ un best seller in tutte le librerie del mondo arabo. Basta crederci e la piu’ falsa delle bugie passa per verita’. Ma non e’ solo nel mondo arabo che la teoria del complotto ha licenza di esistere.

La guerra all’Iraq, una guerra di liberazione da un regime terrorista che minaccia il mondo democratico oltre ad essere un pericolo reale per i suoi stessi cittadini costretti a vivere nella continua paura fisica di essere eliminati, comincia a suscitare anche nel mondo occidentale dei dubbi sul perche’ sia incominciata. E quali interessi si proponga di proteggere.

Passano in secondo piano l’11 settembre, l’America colpita da un attacco terroristico di propoprzioni enormi, la indispensabile difesa che ogni stato ha il dovere di mettere in atto per la difesa dei suoi cittadini. Proprio negli Stati Uniti hanno incominciato a levarsi, piu’ o meno apertamente, critiche, sia nel nel mondo politico che giornalistico, al “potere” che avrebbero figure eminenti nell’ambito dei consiglieri di Bush. Tutti ebrei, guarda caso.. Poco importa che il potere decisionale stia tutto nelle mani non ebraiche di George W. Bush, Condi Rice,Powell, Rumsfeld e quasi tutti gli altri big che decidono quel che si deve o non si deve fare.

Il dito e’ puntato di nuovo sugli ebrei, che in questo caso avrebbero spinto verso la guerra all’Iraq per fare gli interessi di Israele. Viene esclusa l’ipotesi che gli interessi di Israele possano coincidere con quelli della democrazia, mentre I “Savi di Sion” risorgono per l’occasione e una spiegazione opposta a quella reale viene confezionata per gettare un’ombra su un possibile “complotto ebraico” capace addirittura di piegare ai suoi voleri la politica estera americana.

Ritorna la “doppia lealta’”, ovvero un cittadino ebreo e’ piu’ leale al paese del quale ha la nazionalita’ o invece e’ piu’ sensibile agli interessi di Israele ? Vecchie domande che rimettono in gioco l’identita’ ebraica come se essere ebrei fosse una discriminante che nasconde dietro di se’ chissa’ quali inconfessabili trame.

E’ curioso che queste posizioni pregiudizialmente ostili agli ebrei vengano da un paese dove il voto ebraico e’andato sempre nella direzione del partito democratico. Tutto d’un tratto gli ebrei americani vengono rappresentati come una lobby che ha sviluppato il suo potere intorno a Bush,presidente repubblicano,fino a condizionarlo, fino a spingerlo verso la guerra. Votano democratico e nello stesso tempo influenzano il governo Bush, repubblicano!

Capitalisti sotto i regimi comunisti, pericolosi sovversivi comunisti per i nazisti, agli ebrei tocca sempre rappresentare il tutto e il suo contrario nello stesso tempo.

Certo, stiamo attenti a non spendere piu’ del necessario la parola antisemita. Ma non sara’ un caso se in questi ultimi tempi in Israele gli allarmi sul rinascere dell’antisemitismo nel mondo occidentale si fanno sempre piu’ intensi. Convegni nelle universita’, libri, intere pagine sui giornali lanciano un segnale all’Europa. C’e’ il rischio che se ne accorga troppo tardi. Non sarebbe una novita’. E gia’ successo. Ma puo’anche essere che giri la testa dall’altra parte. E’gia’ successo.

Anche oggi, dal cielo, nessun missile. Si continua ad andare in giro con la maschera antigas a tracolla anche se la situazione e’ calma. Saddam Hussein non e’ ancora stato preso e la guerra in Iraq continua.




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