Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 07/09/2018, a pag. 14 con il titolo "Trump e la gola profonda: 'Ditemi chi mi boicotta' ", il commento di Paolo Mastrolilli.
Il coraggio delle proprie opinioni è indispensabile in politica e nel giornalismo. Donald Trump ce l'ha, non chi firma editoriali anonimi.
Il FOGLIO di ieri, ha pubblicato una intera pagina con la registrazione di una telefonata tra Donald Trump e Bob Woodward, del Washington Post, con la convinzione di danneggiare il primo. E' avvenuto invece l'opposto, quella conversazione conferma quanto racconta oggi Mastrolilli: l'entourage di Trump, tutti repubblicani, non gli riferivano neppure le telefonate dei giornalisti che volevano intervistarlo. Trump usa la parola "tradimento", persin troppo moderata.
Ecco l'articolo:
Paolo Mastrolilli
Caccia alla «gola profonda» nell’amministrazione Trump, dopo la pubblicazione sul «New York Times» di un editoriale anonimo, in cui un membro del governo rivela di far parte della «resistenza interna» che cerca di boicottare il capo della Casa Bianca.
Donald Trump
Il presidente ha gridato al tradimento, chiedendo al giornale di rivelare la fonte, mentre stavolta anche la first lady Melania è intervenuta in suo aiuto. Uno dopo l’altro, i leader dell’amministrazione hanno smentito di essere gli autori, ma il nuovo colpo si somma al libro imbarazzante in via di pubblicazione a firma Bob Woodward, «Fear», e soprattutto aggiunge un tassello molto grave e preoccupante: all’interno del governo c’è chi ha discusso l’ipotesi di invocare il venticinquesimo emendamento della Costituzione, che consente di rimuovere il capo della Casa Bianca quando non è più in grado di svolgere le sue funzioni.
L’articolo è stato pubblicato mercoledì sera nella pagina degli editoriali del «New York Times», senza firma. Il giornale ha spiegato che si tratta di un «senior official» dell’amministrazione Trump, a cui ha garantito l’anonimato per evitare ripercussioni personali. L’autore rivela di far parte della «resistenza interna», ossia un gruppo di membri del governo che fanno il possibile per sabotare il presidente, frenare i suoi istinti peggiori, ed evitare che i suoi ordini più pericolosi vengano obbediti. Questo perché il capo della Casa Bianca è «amorale», e il suo temperamento espone il Paese al rischio di decisioni che ne minaccerebbero la sicurezza. L’autore, ad esempio, cita gli sforzi fatti dall’amministrazione per continuare a contrastare la Russia, nonostante le resistenze di Trump. L’articolo esalta il senatore McCain, con la certezza di irritare Donald, e poi aggiunge la rivelazione più grave: alcuni membri del governo hanno considerato di invocare il venticinquesimo emendamento della Costituzione, che consente di rimuovere un presidente incapacitato. Poi però hanno rinunciato, perché non volevano creare una crisi costituzionale e sperano che l’amministrazione abbia successo, contenendo gli impulsi più pericolosi del suo capo.
Trump ha reagito con furia: «Tradimento!», ha gridato via Twitter. Poi ha detto che il «New York Times» dovrebbe rivelare la fonte per tutelare la sicurezza nazionale. Quindi si è rivolto ai suoi elettori, dicendo che lui sta cercando di «prosciugare la palude, e la palude si ribella». Melania stavolta lo ha difeso, pubblicando un duro comunicato: «All’autore dell’editoriale dico: non stai proteggendo questo Paese, lo stai boicottando con le tue azioni codarde». I leader dell’amministrazione hanno smentito di essere la «gola profonda»: il vice Pence, primo sospettato perché diventerebbe presidente, il segretario di Stato Pompeo, il capo del Pentagono Mattis, il direttore dell’intelligence Coats e della Cia Haspel, i ministri Mnuchin, Nielsen, Sessions.
Anche tra i democratici e i liberal sono venute critiche. L’appunto fatto all’autore è questo: non sei un eroe, ma un complice. Se pensi che il presidente sia una minaccia per il Paese, dovresti dimetterti e denunciarlo. Anzi, avresti il dovere di rivolgerti al Congresso per raccontare quanto sai, se è vero che tu e alcuni colleghi avete pensato di invocare il venticinquesimo emendamento.
Trump sta facendo liste di nomi, per individuare i sospettati e scovare l’autore. «Senior official» non vuol dire molto: potrebbe trattarsi di un membro del gabinetto, e allora sarebbe grave; oppure del vice di un vice, e allora il Times rischierebbe di essere screditato. La «gola profonda» di Bob Woodward durante il Watergate era il vice capo dell’Fbi, Mark Felt, che aveva accesso diretto alle soffiate che passava. Sotto questo livello la «resistenza» rischia il boomerang, perché Trump sfrutterebbe il colpo basso per dimostrare che il «deep state» vuole rovesciarlo, contravvenendo alla volontà del popolo, e denuncerebbe insieme l’incosistenza dei suoi nemici. Se invece i massimi vertici dell’amministrazione condividono il sentimento dell’autore, siamo davanti ad una crisi senza precedenti.
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