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Avvenire Rassegna Stampa
06.09.2018 Sul quotidiano dei vescovi l'assoluzione completa del nazista Heidegger
In un pezzo ignobile di Maurizio Schoepflin

Testata: Avvenire
Data: 06 settembre 2018
Pagina: 21
Autore: Maurizio Schoepflin
Titolo: «Sono neri i Quaderni Neri di Heidegger, ma pieni di luce»
Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 06/09/2018, pag.21 con il titolo "Sono neri i Quaderni Neri di Heidegger, ma pieni di luce" il commento di Maurizio Schoepflin.

L'operazione di Maurizio Schoepflin è ignobile: riabilitare non solo il pensiero di Heidegger, ma anche il suo profilo individuale, definitivamente compromesso dall'adesione al nazismo, mai ritrattata anche dopo la guerra e la Shoah. Sul quotidiano dei vescovi trova facile appoggio questa operazione pseudo-storica, già tentata recentemente sul Sole 24 Ore: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=11&sez=120&id=71811
Eppure basta un'occhiata ai "Quaderni neri" per capire quanto sia radicato l'antisemitismo nel pensiero di Heidegger e basta considerare le sue scelte personali per capire quanto lo avesse fatto proprio. In Italia, Heidegger è stato diffuso negi ultimi anni da Donatella Di Cesare, la non dimenticata vice presidente della Fondazione tedesca, che ha cancellato dal suo curriculum ogni traccia di quel suo impegno, e Gianni Vattimo, sul cui odio per Israele invitiamo i lettori di IC di fare una ricerca nei nostri archivi, scrivendo il suo nome in home page,colonna a destra in alto.

Ecco l'articolo:

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Heidegger e Hitler in una caricatura

Da quando, fra il 2014 e il 2015, sono stati pubblicati i Quaderni neri di Martin Heidegger, ha tenuto a lungo banco la questione connessa all'adesione al nazismo e alla professione di antisemitismo da parte del celebre filosofo tedesco. Ne hanno discusso in molti, da vari punti di vista, giungendo a conclusioni assai diverse e rilanciando un dibattito che, per la verità, si era prolungato per vari anni, persino troppi, secondo Eugenio Mazzarella, docente dell'Università di Napoli e ottimo conoscitore del pensiero heideggeriano, il quale, nel volume oggi in uscita Il mondo nell'abisso. Heidegger e i Quaderni Neri (Neri Pozza, pagine 112, euro 12,50) sostiene senza mezzi termini che quella degli ormai famosi Quaderni è stata in realtà «un'operazione di marketing editoriale... Un modo per rinverdire il cartellone per un teatro filosofico, dove da qualche anno non entrava più nessuno». Dopo aver inquadrato la vicenda della pubblicazione dei Quaderni Neri nei termini ora richiamati, Mazzarella analizza brevemente il nodo centrale del problema, che - non va dimenticato - riguarda soltanto diciannove passi presenti nelle ben millenovecento pagine vergate da Heidegger fra il 1931 e il 1948. La sua conclusione non lascia adito a dubbi: quelle poche righe non aggiungono «niente alla comprensione che potevamo avere del suo pensiero, e del corto circuito con la comprensione del suo tempo che ne è venuto... Inutile perderci tempo, a nostro avviso, per poter studiare quel che di lui conta sul piano della storia del pensiero, e che resta tanto». Nell'affermare «la futilità filosofica un fuoco di paglia - di questa ennesima "questione Heidegger"», Mazzarella trova un prezioso alleato in un importante lavoro di Friedrich Wilhelm von Hermann e Francesco Alfieri intitolato Martin Heidegger. La verità sui "Quaderni Neri", nel quale gli autori dimostrano con ottimi argomenti la fragilità della tesi di coloro che hanno insistito a sproposito sull'antiebraismo e sull'antisemitismo di cui questi scritti heideggeriani offrirebbero una chiara testimonianza. Nel quarto e ultimo capitolo del libro, recante il titolo "La crisi della domanda dell'Essere nei Quaderni Neri", sgombrato il campo dalle discussioni, da lui giudicate sostanzialmente inutili e addirittura fuorvianti, Mazzarella concentra l'attenzione su quello che considera il vero nodo problematico dei Quaderni e che sintetizza con le espressioni, tanto felici quanto aspre, "buio ontologico" e "abbuiamento gnostico". Dinanzi a questo inedito ma non ultimo Heidegger (non va dimenticato che i Quadrami si fermano al 1948), che appare inabissarsi nel nulla, Mazzarella ritiene opportuno non fermarsi, ma andare oltre, verso «il davvero ultimo Heidegger» che «uscito dalla crisi ontologica degli anni Trenta-Quaranta, ha riacceso una luce, che è l'unica che valga tenere accesa agli studi».

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