Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 06/09/2018, a pag. 12 con il titolo "Trump contro Woodward: 'Nel libro menzogne per vendere più copie' ", il commento di Paolo Mastrolilli.
La libertà di opinione significa anche libertà di scrivere menzogne, come quelle del giornalista Bob Woodward contro Donald Trump. E' questa la forza della democrazia.
Ecco l'articolo:
Paolo Mastrolilli
Bob Woodward
Casa Bianca in subbuglio, per neutralizzare gli effetti di «Fear» il libro di Bob Woodward che imbarazza Trump. La prima linea è screditare il giornalista del Watergate, con una serie di smentite delle sue rivelazioni più gravi, per bocca degli stessi protagonisti. La seconda è sottolineare che comunque «Fear», anche se fosse vero, riguarda le dinamiche politiche all’interno dell’amministrazione, e non la sostanza dei suoi risultati. Woodward però si difende sostenendo che tutte le sue interviste sono registrate, anche se non rivela l’identità delle fonti, mentre le dinamiche descritte creano tensioni personali e dubbi sulle capacità del presidente di svolgere il proprio compito.
I passaggi più imbarazzanti sono almeno cinque. Il capo di Gabinetto Kelly che definisce Trump «un idiota», incapace di capire le questioni complesse che è chiamato ad affrontare. Il capo del Pentagono Mattis, che dopo una discussione sulle ragioni della presenza militare americana in Corea, lo aveva descritto come una persona con le capacità mentali di «un bambino della quinta elementare». A Mattis il presidente avrebbe anche chiesto di ammazzare il leader siriano Assad. L’avvocato personale John Dowd che rivela l’incapacità di Trump di dire la verità, e quindi la certezza che durante l’eventuale interrogatorio col procuratore Mueller si auto-incriminerebbe. Il consigliere economico Cohn che gli aveva tolto dal tavolo un documento con cui avrebbe demolito i rapporti commerciali con la Corea del Sud, nella speranza che se lo dimenticasse. Il ministro della Giustizia Sessions, che avrebbe definito «un ritardato del Sud».
Donald Trump
Kelly, Mattis e Dowd hanno pubblicato smentite, scrivendo che le rivelazioni del libro non sono vere, e il presidente li ha ringraziati via Twitter. Trump poi ha negato l’episodio di Cohn e smentito l’insulto a Sessions: «Il libro - ha detto ieri - non significa nulla. È fiction. Woodward ha avuto problemi simili con altri presidenti. Gli piace la pubblicità, per vendere un po’ di libri». Il senatore Graham ha aggiunto che comunque il libro riguarda i processi interni all’amministrazione, non la sostanza dei suoi risultati o atti illegali.
Dietro le quinte, però, la realtà è più complessa. Se gli episodi descritti dal giornalista del Watergate sono veri, pongono seri interrogativi sulla capacità di Trump di svolgere il suo lavoro, soprattutto riguardo le delicate questioni della sicurezza nazionale. Se esistono le registrazioni delle interviste, chi le ha rilasciate sa che sono vere, e lo stesso presidente potrebbe dubitare delle smentite pubblicate per forza da Kelly, Mattis e gli altri. Ciò innescherebbe dinamiche che promettono di portare prima o poi ad una resa di conti. Quanto a Sessions, pochi credono che dopo le elezioni Midterm conserverà il suo posto, ma gli insulti alla sua intelligenza e alla provenienza dal Sud hanno già provocato le reazioni di molti politici meridionali, e potrebbero avere ripercussioni sulla regione del Paese dove c’è la base più ampia e determinata di Trump. Infine tutti i passaggi che riguardano Mueller e la sua inchiesta confermerebbero l’incapacità del presidente di gestirla, anche se dietro non ci fossero reati.
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