Svezia verso le elezioni, sfida sull'immigrazione Commento di Andrea Morigi
Testata: Libero Data: 04 settembre 2018 Pagina: 13 Autore: Andrea Morigi Titolo: «La destra sovranista punta anche alla Svezia»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 04/08/2018, a pag. 13, con il titolo "La destra sovranista punta anche alla Svezia", il commento di Andrea Morigi.
Andrea Morigi
Anche se perdono, i sovranisti svedesi hanno già vinto. A meno di una settimana dalle elezioni politiche che si svolgeranno domenica, i sondaggi attribuiscono il secondo posto, con il 18%, ai Democratici di Svezia di Jimmie Akesson, il Salvini di Stoccolma. Manca soltanto lui. Negli altri Paesi scandinavi, la Norvegia e la Danimarca, i partiti di destra sono già al governo o sono già stati sdoganati, come anche in Finlandia. In Olanda e in Germania, il Partito per la Libertà di Geert Wilders e Alternative fur Deutschland hanno ormai conquistato uno spazio politico. Sconfiggere la socialdemocrazia gialloblu al potere quasi ininterrottamente da sessant'anni, però, equivarrebbe a un'impresa storica. Il partito dell'attuale primo ministro laburista Stefan Löfven guida ancora le rilevazioni con il 25% e, con quella percentuale, potrebbe essere ancora in grado di far parte dell'esecutivo o con l'appoggio della terza formazione per numero di consensi, i Moderati, guidati da Ulf Kristerssson. Quest'ultimo, tuttavia, ha già spiegato di puntare a un accordo trasversale sull'immigrazione con i socialdemocratici e i Democratici di Svezia. In quella spuria coalizione, Kristersson forte di una previsione del 17%, coltiva la speranza di essere l'ago della bilancia e perciò di formare il governo.
Jimmie Akesson
I TIMORI DI BRUXELLES Per l'Unione Europea, quell'ipotesi di unità nazionale è una prospettiva mostruosa, tanto che, da Parigi, si è scomodato perfino il presidente francese Emmanuel Macron, bollando Akesson come «incompatibile con i valori svedesi». Quindi, lo scenario postelettorale potrebbe vedere una scelta obbligata fra l'attuale centrosinistra e un centrodestra innestato dai Democratici di Svezia, sul modello austriaco. E sarebbe il peggior incubo per i burocrati di Bruxelles, che temono per la sopravvivenza dell'attuale assetto politico comunitario, soprattutto in vista del rinnovo del Parlamento europeo. A decidere la partita, pur senza una presenza parlamentare, è comunque l'altra forza in campo, i cittadini nati in uno Stato straniero, che vantano un'incidenza del 17% sulla popolazione, che ammonta a 7,3 milioni di persone.
LO SCONTRO ETNICO Trent'anni fa, gli immigrati erano appena i19% e la loro presenza crescente è divenuta via via sinonimo del fallimento dell'integrazione. La loro partecipazione al voto non si annuncia né compatta né omogenea. Chi accetta lo stile di vita scandinavo e il welfare state, è più propenso a scegliere fra le liste tradizionali. Nelle fasce più disagiate, invece, fra coloro che vedono gli autoctoni come un ammasso di infedeli, le urne non sono considerate un'opzione, nonostante il partito ambientalista e il partito di centro siano considerati i più vicini ai musulmani. E di poche settimane fa il rogo contemporaneo di decine di automobili in punti diversi della Svezia: una dimostrazione di forza che gli elettori non sembrano sottovalutare, a differenza dei mezzi d'informazione, che hanno sospettato che la regìa fosse da attribuire agli xenofobi a caccia di consensi.
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