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Informazione Corretta Rassegna Stampa
04.09.2018 Come lavora per combattere l’antisemitismo un partner americano
Manfred Gerstenfeld e René van Praag intervistano Ira N. Forman

Testata: Informazione Corretta
Data: 04 settembre 2018
Pagina: 1
Autore: Manfred Gerstenfeld, Rene van Praag
Titolo: «Come lavora per combattere l’antisemitismo un partner americano»

Come lavora per combattere l’antisemitismo un partner americano
Manfred Gerstenfeld e René van Praag intervistano Ira N. Forman

(Traduzione di Angelo Pezzana)

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Ira N. Forman

Nel 2013, Ira N. Forman è stato incaricato dal Segretario di Stato americano John Kerry di monitorare e combattere l'antisemitismo. Ha prestato servizio in questa posizione fino al gennaio 2017. Dal 1996 al 2010, Forman è stato direttore esecutivo del Consiglio ebraico nazionale democratico. Nel settembre 2011 è stato nominato direttore di Outreach, una organizzazione ebraica per la campagna di rielezione del presidente Obama. "Non so cosa accadrà in Europa, ma non sono d'accordo con coloro che pensano che gli ebrei europei non abbiano futuro. Gli Stati Uniti e la comunità ebraica americana dovrebbero aiutare gli ebrei europei a decidere autonomamente se le loro le comunità continueranno ad esistere. "Dovremmo affermare che gli ebrei hanno il diritto di vivere in un'Europa democratica come cittadini senza doversi preoccupare della loro sicurezza. Non è il nostro ruolo dire: "dovresti andare in Israele" o "dovresti rimanere in Europa". L'Europa non sarà più Europa se le comunità ebraiche non potranno più sentirsi sicure al punto da dover emigrare. Diversi leader europei hanno detto la stessa cosa e io li sto prendendo in parola. Capiscono, anche se non sono i migliori amici di Israele, che è loro dovere proteggere questa minoranza . Nei paesi europei vi sono molte realtà multiculturali, che però causano molti rischi e se la situazione peggiora in modo così grave, gli ebrei dovranno andarsene. E’ vero, ci sono leader in Europa che non sono interessati alle minoranze, ma questo è un problema diverso”.

"Ho visitato la Francia dopo le rivolte di luglio del 2014. Ho chiesto a un gruppo di leader ebrei francesi cosa stava succedendo. Nella discussione molti dissero che volevano andarsene se la situazione fosse peggiorata, , anche se era complicato. La conclusione è stata che questo problema riguarda gli stessi valori della Repubblica francese. Gli ebrei potranno essere i primi a lasciare il paese, ma non saranno i soli. "In diversi paesi dell'Europa occidentale, le forze che devono garantire la sicurezza hanno perso il controllo di interi quartieri, non essendo più in grado di combattere l'intimidazione contro gli ebrei e la protezione delle loro proprietà. Un rabbino, in un paese europeo, mi ha detto dopo la prima settimana di manifestazioni contro Gaza nella guerra nel luglio 2014: "Abbiamo una seconda settimana di manifestazioni, aumenteranno sempre di più, non posso coinvolgere nessuno nella polizia o delle forze di sicurezza, le nostre comunità sono spaventate". Gli ho detto che avrei cercato di aiutarlo, ma non sapevo se ci sarei riuscito. "Ho chiamato la nostra ambasciata in quel paese. Ho spiegato la situazione al nostro vice capo missione, il secondo ufficiale di rango dopo l'ambasciatore. Mi ha detto: "Non so se posso fare qualcosa, ma lasciami provare". Non ne ho più saputo nulla. Ventiquattro ore dopo il rabbino mi ha richiamato: "Non so come hai fatto, ma le forze di sicurezza ci stanno chiedendo cosa possono fare per aiutarci". E’ stato un piccolo gesto, ma la comunità ha sentito che aveva un amico all'estero che aveva cercato di aiutarla. "

“L’ esperienza mi dice che, al mio livello nel Dipartimento di Stato, non si ottiene nulla senza l'intervento dei colleghi che hanno una responsabilità precisa in certa area. Lo stesso vale per le nostre ambasciate. Gli Stati Uniti sono una superpotenza, tuttavia, da soli, in queste situazioni, non possiamo fare nulla. Dobbiamo mettere in contatto fra loro le organizzazioni non profit con Israele e spesso anche con alleati europei”. "Questo è il modo più efficace per affrontare un governo, anche se problematico. L'Ungheria voleva erigere una statua a Balint Homan, antisemita e leader politico alleato dei nazisti durante la seconda guerra mondiale. La nostra ambasciata, alleati europei, Israele, organizzazioni non profit europee ed ebraiche e alcuni gruppi per i diritti umani si sono incontrati con il Congresso degli Stati Uniti. Risultato: il governo ungherese capì che quel monumento non era la cosa giusta da fare”. "Si può considerarlo un fatto simbolico, ma è importante che i messaggi arrivino nell'Europa orientale: 'Puoi farlo, ma se stai facendo una scelta che riguarda la tua Storia, sappi che noi reagiremo. Se vuoi onorare un collaboratore nazista, il mondo lo saprà”. "E’stato un vero successo far accettare la definizione dell'antisemitismo dell'International Shoah Remembrance Alliance (IHRA), uno strumento importante. Gli Stati Uniti hanno svolto un ruolo fortemente positivo in questo processo, insieme a Germania, Israele e altri. Prima avevamo la nostra definizione di antisemitismo che era molto simile a quella di IHRA. Ora l'amministrazione degli Stati Uniti ha messo questa definizione sul proprio sito web. " Forman conclude: "La comunità ebraica degli Stati Uniti non dovrebbe ignorare questi problemi, abbiamo l'obbligo di aiutare i nostri fratelli e sorelle in altri paesi ".

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Manfred Gerstenfeld è stato insignito del “Lifetime Achievement Award” dal Journal for the Study of Antisemitism, e dall’ International Leadership Award dal Simon Wiesenthal Center. Ha diretto per 12 anni il Jerusalem Center for Public Affairs.

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René van Praag


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