Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/09/2018 a pag. 4, con il titolo "Le forze di Misurata in soccorso di Sarraj. I ribelli evitano lo scontro e si ritirano" la cronaca di Francesco Semprini.
Francesco Semprini
La quiete (apparente) dopo la tempesta. Dopo giorni di combattimenti, in particolare nella zona Sud di Tripoli, il consiglio presidenziale libico ha dato il via libera alla Forza anti-terrorismo di Misurata, guidata dal generale Mohammed Al Zein, di entrare nella capitale per imporre un nuovo cessate il fuoco.
I veterani di Bunyan al-Marsous (Bam), la cabina di regia militare che ha sconfitto lo Stato islamico a Sirte, erano stati allertati da alcuni giorni, ma le autorità di Tripoli speravano nel negoziato. Dinanzi al precipitare degli eventi tra domenica e lunedì la Forza è stata attivata d’urgenza dal presidente Fayez al-Sarraj e dal suo vice Ahmed Maetig (lui stesso di Misurata). Così nella notte un primo convoglio di 300 veicoli, pick-up e blindati, ha fatto il suo ingresso nella capitale, seguito da altri 300 (compresi cingolati) nel giro di qualche ora. Gli specialisti dell’anti-terrorismo si sono insediati attorno all’aeroporto internazionale di Mitiga, 8 km ad Est dal centro di Tripoli, cercando di riattivare lo scalo e pronti a convergere verso Sud in caso di necessità. Pressoché immediato il ripiegamento della Settima brigata di Tarhuna, da alcune zone del Sud della capitale conquistate ieri e negli scontri dei giorni scorsi che hanno causato la morte di almeno 47 persone. Il ripiegamento è avvenuto anche dinanzi all’incalzare delle Forze di deterrenza (Rada) che fanno capo al governo di accordo nazionale (Una) nella zona di al Khala e a Wadi al Rabia, sempre nella parte Sud della capitale. Il mandato conferito alla forza anti-terrorismo è quello di «sorvegliare le zone di cessate il fuoco, il disimpegno a Sud di Tripoli, e procedere a una transizione di poteri per il controllo del territorio alle forze militari regolari entro il 30 settembre». Un mandato a tempo per riportare la legalità a Tripoli dopo la pericolosa escalation accelerata da «infiltrazioni di agenti della Cirenaica foraggiati da Francia ed Emirati», avvertono fonti di Tripoli.
Fayez al Sarraj
L’avanzata
«Il caos provocato dall’avanzata della Settima forza e dai loro alleati, in particolare il gruppo di ex gheddafiani (Forza 22) supportati da Haftar, ha aperto un varco alla compagine di Zintan guidate da Trabelsi», riferiscono dal terreno gli osservatori di Agenfor International. «Come conseguenza le brigate Amazigh, da Zhwara, si sono allungate verso Est lungo la costa, mentre le forze salafita di Kara e degli altri alleati di Al-Sarraj sono ripiegate nei quartieri d’origine». È ricoverato invece all’ospedale di Misurata, quello italiano, il generale Al-Haddad, comandante della brigata 301 di Ghneiwa, rapito nei giorni scorsi. È stato liberato solo dopo aver ceduto posizioni alla 7 forza di Tarhuna e, in parte, dalle milizie di Salah Badi, vicine alla Fratellanza musulmana, che si sono poi ricongiunge con la brigata 301 di Abu Salim, dopo aver tentato (invano) di cavalcare le proteste. Secondo informazioni riservate i fratelli al-Kany, che controllano la componente maggioritaria di Tarhuna, avrebbero un canale di dialogo aperto con Al-Sarraj per evitare che gli ex gheddafiani e i clan minoritari di Tarhuna prendano il sopravvento. «L’arrivo delle forze del generale Al Zein ha per ora fermato il piano ordito da Francia ed Emirati e attuato per mezzo di Aref Ali Nayed, fedelissimo del generale ed ex ambasciatore libico negli Emirati», avvertono da Tripoli. In lui le forze anti-Sarraj vedono il candidato ideale per vincere le elezioni farsa del 10 dicembre. «Un candidato improbabile visto che sono almeno tre anni che non mette piede a Tripoli».
La triangolazione
L’attivazione della forza è stata, sembra, frutto di una triangolazione Tripoli-Misurata-Roma. «Misurata di solito concorda le sue azioni con l’Italia, anche per la presenza del contingente a presidio dell’ospedale - spiegano fonti vicine all’intelligence -. L’impressione è che dinanzi al precipitare delle cose si sia messo a punto un piano per ribaltare l’operazione condotta dai sabotatori haftarini, dando a Misurata il controllo temporaneo della capitale». In questa fase, del resto, l’attivazione dei governi vicini ad Al-Sarraj è cruciale vista la situazione fluida dentro la quale si stanno consumando vendette per i torti perpetrati nella seconda rivoluzione del 2014. E visti i limiti con i quali opera il governo di accordo nazionale, in primis l’embargo delle armi.
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