A fine gennaio si vota in Israele. Come in tutte le democrazie occidentali il rinnovo del parlamento si presta ad una infinità di colpi bassi e di accuse che immancabilmente uno schieramento lancia sull'altro. Ma in Israele, in questo molto simile all'America, non si scherza sul principio della moralità politica. A Rabin, quand'era ambasciatore a Washington, era stato sufficiente l'apertura di un conto personale di poche migliaia di dollari per essere richiamato in patria. In Israele non si transige in politica quando c'è di mezzo il comportamento personale. Considerando poi che il sistema politico israeliano prevede le primarie per decidere chi e in quale ordine si presenterà candidato in ciascuna lista, non è difficile immaginare quali e quante pressioni si sono abbattute sugli iscritti che hanno dovuto decidere con il loro voto durante le primarie la posizione in lista. Come dire se sei fra i primi entri di sicuro, se sei dopo un certo numero scordatelo. Cosa ha fatto di male la povera Naomi Blumenthal per suscitare le ire di Sharon che l'ha fatta fuori dal governo dove era ministro per le infrastrutture ? Sembra, dalle prime indagini che hanno visto coinvolti alcuni candidati del Likud,il partito di Sharon, che ci sia stato un giro di denaro per raccogliere voti di preferenza. Cifre esigue, ma sufficienti ad aprire un procedimento di messa in stato di accusa del partito del Premier. Perchè è Sharon il vero obiettivo.
Arik Sharon, a meno di qualcosa di imprevisto e imprevedibile, dal terrorismo con qualche attacco devastante, che potrebbe orientare l'opinione pubblica verso altre soluzioni, o qualche inchiesta giudiziaria che colpisca violentemente l'immagine del partito, come si sta cercando di fare in questi giorni, ha in tasca la vittoria elettorale.
Non solo grazie ad una politica che comunque è riuscita a sconfiggere gli obiettivi del terrorismo, indebolire Israele,creare un clima di terrore tale da fiaccare la forte fibra del paese. Niente di ciò è avvenuto. E lo stato ebraico, pur nel mezzo di una crisi economica terribile che ne sta condizionando in modo profondo lo sviluppo, ha resistito bene al terrore che da due anni lo colpisce. Merito di Ark Sharon, lo riconoscono anche i suoi avversari più severi. Ha saputo mantenere la barra al centro senza farsi condizionare nè dai religiosi nè dagli estremisti di destra. Al suo Likud ha impresso una valenza ancora più significativa di liberalismo misto a moderazione. E la sua candidatura, che ha sbaragliato ogni avversario, è stato un capolavoro di abilità politica. Scegliendo lui e non Netanyahu il Likud si è già messo in tasca la vittoria. Se con Netanyahu i voti sarebbero rimasti sempre gli stessi - di fatto avrebbe impedito l'allargamento dei consensi al partito fin verso il confine laburista dove Sharon gode oggi apprezzamenti del tutto inattesi- questo è il destino che toccherà ai laburisti dopo la scelta di Amram Mitzna, di fatto il Netanyahu di sinistra. Colomba acritica e incurante degli insuccessi accorsi a Barak nelle trattative con Arafat, le sue parole di investitura sono state la pietra tombale calata su chi si augurava un partito laburista spostato più verso il centro.
Con Mitzna,figura certamente integerrima e anche popolare ad Haifa dove ha svolto egregiamente il ruolo di sindaco, le speranze di una rimonta laburista hanno perso ogni possibilità di affermazione. Al di là dei voti già acquisiti, Mitzna non ne porterà di nuovi. Non lo voteranno neppure i laburisti moderati, delusi nelle speranze mal risposte in Arafat. Che invece Mitzna sta rivalutando, riproponendo il teatrino inutile degli affondati colloqui di pace.
Chance che avrà Sharon, se vincerà le elezioni, come tutto lascia presuppore. Salvo imprevisti, come in ogni brava democrazia che si rispetti è lecito attendersi.