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La Stampa Rassegna Stampa
01.09.2018 Israele e l’Arabia nel mirino dell’Iran: Onu e UE devono intervenire
Analisi di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 01 settembre 2018
Pagina: 12
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Israele e l’Arabia nel mirino dell’Iran»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/09/2018, a pag.12 con il titolo "Israele e l’Arabia nel mirino dell’Iran" l'analisi di Giordano Stabile

Che cosa aspettano Onu e Ue per intervenire?

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Giordano Stabile

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Iran sposta missili in Siria e Iraq e mette nel mirino Tel Aviv e Riad. È la risposta dei Pasdaran alle tensioni con gli Stati Uniti e Israele. Il loro comandante, Mohammad Ali Jafari, l'aveva detto: «Se ci colpiscono, noi colpiremo le loro basi e i loro alleati». Per farlo i Guardiani della rivoluzione vogliono trasformare i due Paesi arabi vicini in basi avanzate. E seguono il modello Hezbollah, la milizia sciita libanese che con il suo leader Hassan Nasrallah si è vantata di poter bombardare con razzi e missili «per un mese» Israele. L'Intelligence L'Intelligence israeliana segue le mosse dell'avversario. Ieri ha fatto filtrare ai media locali le ultime, preoccupanti scoperte, confermate anche da «due fonti dei servizi iracheni». Teheran ha trasferito missili a corto e medio raggio alle milizie alleate irachene. I missili sono del tipo Zelzal, Fateh110 e Zofaqar, con un raggio d'azione fra i 200 e i 700 chilometri. Sono stati piazzati nella cittadina di Al-Zafaraniya, a Est di Baghdad, e Jurf al Una delle installazioni è vicina a una base russa protetta dal sistema S-400 Sakhar, a Nord di Kerbala. Sono in grado di colpire gran parte del territorio dello Stato ebraico e dell'Arabia Saudita. Sono zone sotto il controllo delle milizie sciite irachene, in particolare la Kataeb Hezbollah, quella più legata ai Pasdaran e al comandante delle loro forze speciali Qassem Soleimani. Fonti di intelligence occidentali sostengono anche alcuni miliziani sono stati addestrati a operare il lancio dei missili.

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In particolare la località Al-Zafaraniya è stata scelta perché è presenza una vecchia fabbrica di missili dei tempi di Saddam Hussein, riattivata dagli sciiti nel 2016 con l'assistenza iraniana. Gli ordigni quindi possono essere anche assemblati sul posto. Un ufficiale iraniano ha confermato: «È un piano di riserva, ci sono soltanto due dozzine di missili, ma l'arsenale può essere aumentato se necessario». Il governo iracheno non ha commentato. Il paradosso è che trent'anni fa era il programma missilistico e nucleare di Saddam Hussein a preoccupare Israele, tanto da fornire armamenti e pezzi di ricambio a Teheran durante la guerra Iran-Iraq. Ora la minaccia sono i missili degli ayatollah, e Baghdad, dopo la cacciata del raiss, è diventato uno Stato sempre più vicino agli iraniani. L'Intelligence occidentale ha notato negli ultimi mesi l'arrivo anche di rampe di lancio, mentre gli occhi dei satelliti israeliani hanno registrato movimenti simili nella vicina Siria. Le foto satellitari Le immagini di ImageSat International (Isi) mostrano attività nell'area di Wadi Jahannam, fra le province di Hama e di Lattakia. La costruzione di nuovi edifici e hangar fanno pensare alla dislocazione di missili terra-terra, in grado di colpire Israele. Le installazioni sono molto simili a quelle nella basi missilistiche di Parchin e Khojier in Iran. Il sospetto è che siano le stesse unità delle forze aerospaziali dei Pasdaran a gestire la base, che si trova vicino a una installazione russa con missili anti-aerei S-400 e a un centro di ricerche militare, già colpito dai raid israeliani, quello di Masyaf. La prossimità delle difese russe rende però più difficile un eventuale nuovo attacco. Per l'Intelligence israeliana la base sarà completata entro l'inizio del 2019. Visti i precedenti, è probabile un blitz prima di allora per renderla inutilizzabile

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