La Turchia e gli Stati Uniti sono in rotta di collisione? Non necessariamente
Analisi di Mordechai Kedar
(Traduzione dall’ebraico di Rochel Sylvetsky , versione italiana di Yehudit Weisz)
Mustafa Kemal Atatürk ("Padre dei turchi") nel 1923, dopo la caduta dell'Impero Ottomano avvenuta nel 1917, durante la Prima Guerra Mondiale, aveva fondato la Turchia moderna, e l’aveva guidata abbandonando l'Islam; con l’uso di organismi costituzionali e governativi, aveva imposto un programma nazionalista laico al popolo turco. Lo stato laico aveva liberalizzato molti aspetti proibiti dall'Islam, come la vendita di bevande alcoliche e il loro consumo in pubblico, il matrimonio civile, i casinò e le scommesse, mentre alcune delle cose permesse dall'Islam divennero illegali, come la poligamia e il matrimonio con le spose bambine.
Con il trascorrere del tempo però la composizione demografica del Paese è mutata: la popolazione delle città, prevalentemente laica e liberale, è andata diminuendo di numero a causa del basso tasso di natalità e della forte emigrazione all’estero, mentre le comunità rurali, più legate alle tradizioni e alla religione, sono numericamente aumentate per l’elevata natalità e il loro basso livello di emigrazione.
Questo cambiamento culturale si è riflesso nelle elezioni del 1996, quando Necmettin Erbakan, capo del Partito per il Benessere Islamico, fu eletto Primo Ministro ma deposto un anno più tardi, nel 1997. Recep Tayyip Erdogan, già discepolo di Erkaban, e capo del Partito di Giustizia e Sviluppo (AKP) venne eletto Primo Ministro nel marzo 2003, posizione che ha mantenuto per due mandati fino all'agosto 2014, quando fu eletto Presidente, con poteri sempre maggiori nel corso degli anni.
La rinascita di un regime fondato su un partito islamista, in uno Stato che per 80 anni aveva avuto un governo laico, ha provocato grande preoccupazione in Occidente, tra leader, giornalisti, intellettuali e accademici che temevano una versione turca di quello che successe in Iran nel 1979, quando Khomeni salì al potere.
Per tranquillizzarli, Erdogan decise di adottare la politica del doppio gioco in tutti i settori della vita pubblica. Nella sfera religiosa, per rassicurare coloro che, sia in Turchia che all’estero, temevano il suo avvento al potere, il Presidente Erdogan durante la sua campagna elettorale usò un trucco molto scaltro: indisse una conferenza stampa durante il Ramadan, a mezzogiorno, e davanti agli occhi di tutti ed alle telecamere, prese in mano un panino e si mise a gustarlo con grande piacere. La reazione immediata fu un sospiro di sollievo in tutto il mondo: nessuno aveva capito che questo non gli impediva di essere contemporaneamente un islamista della Fratellanza Musulmana. Infatti, qualche tempo dopo, Erdogan ammise che il panino era stata una trovata pubblicitaria destinata a rassicurare l'Occidente, ma il mondo non aveva capito che questa era una frode, un doppio gioco…
Nella sfera militare La Turchia è, a pieno titolo, membro onorario della NATO sin dalla sua fondazione. La base aerea di Incirlik in Turchia era stata la postazione di prima linea delle forze NATO contro l'URSS, e gli aerei U2 e SR71 erano spesso decollati da quella base, in missioni di spionaggio nei cieli sovietici ed i suoi alleati del Patto di Varsavia, senza che mai alcuno di questi Paesi avesse potuto intercettare quegli aerei di alta quota.
L’ascesa al potere del Partito islamico complicò le relazioni tra Turchia e Occidente, a partire dalla decisione del regime di Erdogan di impedire alle forze della NATO di invadere l'Iraq dal suolo turco. Ciò provocò grande sorpresa e un grande cambiamento nei piani militari degli Stati Uniti per la Seconda Guerra del Golfo.
Erdogan è rimasto nella NATO, ma non ha mai partecipato ad alcun piano militare dell’Organizzazione in nessun Stato islamico: in Iraq, Afghanistan o Siria. E’ un membro ma non partecipa: ecco come tiene un piede in due staffe...
Nelle relazioni con gli Stati del Medio Oriente La Turchia sta cercando di ottenere il riconoscimento come potenza regionale che supervisiona gli altri Paesi dell'area sulla base di tre componenti:
1) l’orgoglio nazionale turco
2) la memoria storica dei 400 anni dell’Impero Ottomano (1517-1917) 3) l’ ideologia politica islamica che porta Erdogan a credere che solo lui sta adempiendo la volontà di Allah.
I regimi arabi hanno compreso le intenzioni di Erdogan fin dal 2003 e sono molto preoccupati. Bashar Assad ha avuto un ottimi rapporti con lui fino al 2011, non era neppure più necessario il visto per i turchi in visita in Siria e viceversa.
Ciò è inusuale negli Stati arabi, dove è sempre necessario un visto per viaggiare da uno all'altro.
Erdogan mandò tutto all’aria quando Assad, l'alawita, iniziò a macellare i suoi cittadini musulmani sunniti e in particolare i membri della Fratellanza Musulmana, fratelli ideologici di Erdogan. A quel punto, tutti gli accordi precedenti vennero annullati e nel 2014 Erdogan sostenne persino l'ISIS.
Erdogan ha una relazione “doppia” anche con l'Egitto: ha sostenuto con tutte le forze Morsi, presidente egiziano dei Fratelli Musulmani, dalla fine di giugno del 2012 fino ai primi di luglio del 2013, e ha una faida in corso con al-Sisi che ha deposto Morsi. Non si tratta delle relazioni tra Turchia ed Egitto, ma della relazione personale tra Erdogan e chiunque governi l'Egitto.
Tutto è personale e ruota attorno alle priorità ideologiche di una persona, lo stesso Erdogan. La sua considerazione speciale è riservata ad Hamas, il ramo palestinese dei Fratelli Musulmani. Li sostiene e aiuta con tutte le forze ed in ogni modo possibile, anche se sta attento a non trasferire loro dei fondi, per non andare contro la legge statunitense di finanziamento delle organizzazioni terroristiche, come Hamas viene riconosciutaa livello internaionale.
L'incidente più grave è stato quello della Mavi Marmara, la nave turca piena di terroristi dell’ IHH (Fondazione per i diritti dell'uomo, delle libertà e l'aiuto umanitario, un'organizzazione non governativa islamica turca attiva in oltre cento Paesi. N.d.t.) che avevano tentato di attraversare il blocco di Gaza nel maggio del 2010.
Con Israele, Erdogan ha relazioni diplomatiche e dall'altra sostiene quelli che chiedono la sua distruzione. Sempre il piede in due staffe... Ma quando si parla di Israele, Erdogan fa il doppio gioco in altri modi. Le società di costruzione turche, guidate da Yilmaz, costruiscono edifici per uffici di lusso nel centro di Tel Aviv, fabbriche turche producono vestiti, cibo ed apparecchiature per le aziende israeliane. Dall’altro lato, tuttavia, Erdogan invia decine di milioni di dollari per sostenere la resistenza islamica contro la gestione israeliana di Gerusalemme Est, parte inseparabile della capitale, della sua fede e della sua storia.
Nelle relazioni con l’Europa e gli Stati Uniti Il sogno di Erdogan è quello di essere accettato nell'Unione Europea in modo da poter trarre vantaggi economici dall'adesione a uno degli organismi economici più forti e potenti del mondo. Fino alla crisi economica del 2008, Erdogan si sentiva profondamente insultato se qualche leader europeo diceva qualcosa contro l'ingresso della Turchia nell'UE, perché si era reso conto che l'Europa non voleva dargli l'opportunità di far entrare milioni di musulmani in Europa per accelerarne l’ islamizzazione.
D'altra parte, quando la Grecia fu in gravi difficoltà economiche ed ebbe bisogno di un massiccio aiuto economico europeo, Erdogan fu contento di non essere un membro dell'UE. L'ultima cosa che vuole fare è aiutare i cristiani greci che odia oltre misura. Vuole essere accettato nell'UE, ma non proprio su tutto ...
Poi è arrivata l'ondata migratoria del 2015 che ha invaso l'Europa con oltre 1 milione di rifugiati,tra loro i siriani, ma soprattutto iracheni, afghani o pakistani, riusciti a sopravvivere attraversando il Mar Egeo, sbarcando con piccole e traballanti imbarcazioni sulla costa greca.
Da dove venivano? Dalla Siria? Dall’ Iraq? Per niente. Hanno intrapreso il pericoloso viaggio in mare dalla Turchia, il Paese in cui erano entrati fuggendo dai loro Stati collassanti.
Secondo la legge internazionale, nel momento in cui un rifugiato arriva in altro Stato, non può essere espulso e gli deve essere concesso rifugio.
In altre parole, tutte le centinaia di migliaia di rifugiati che hanno raggiunto la Grecia sono partite dalla Turchia, che non è in uno stato in guerra. E' chiaro? Erdogan, l’acclamato islamista, ha inviato centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini, la stragrande maggioranza di loro musulmani, ad annegare (ricordiamo il bambino con la maglietta rossa sdraiato sulla riva?) o a raggiungere Stati infedeli europei.
Perché gli europei non hanno fermato l'ondata migratoria creata da Erdogan prima che colpisse le loro coste? Nessuno se l’è chiesto. Gli hanno invece pagato un miliardo di euro per fermare la migrazione dalla Turchia verso l'Europa. Ha preso i soldi e ha continuato a inviare migranti. Perché? Perché questo è il modo per trasformare l'Europa in un continente musulmano. Perché ha voluto farlo? Perché è un islamista.
Barack Obama, allora Presidente degli Stati Uniti, non disse una sola parola contro Erdogan per l'ondata di immigrati che aveva creato. I teorici della cospirazione diranno poi, che Obama, come Erdogan, voleva che l'Europa diventasse islamica.
Le ampie notizie diffuse dai media sull'ondata di rifugiati, hanno aiutato Trump a vincere le elezioni, quando disse di voler fermare l' ondata di migranti che volevano entrare in Nord America. Trump sapeva perfettamente chi era il responsabile della migrazione, la sua opinione su Erdogan cominciò ad essere chiara proprio in quel periodo. L'aspetto personale del problema non può essere ignorato. Trump ed Erdogan sono entrambi estremamente sicuri di se stessi e delle loro idee, due uomini il cui stile di leadership è allo stesso tempo personale, forte ed emotivo. Entrambi amano parlare direttamente con i loro sostenitori, coinvolgendoli in qualunque causa stiano sposando e radicalizzando così le loro opinioni. E’ facile prevedere che i due potranno scontrarsi. L'opinione di Trump sui leader islamisti è ben nota, è paragonabile a quella di Erdogan verso i mullah iraniani, ma invece di tenerne conto, Erdogan ha fatto tutto il possibile per far infuriare il Presidente degli Stati Uniti.
In Siria, Erdogan collabora con i russi, non dice nulla sul pesante bombardamento che ha distrutto le forze anti-Assad sostenute dagli Stati Uniti, e combatte i curdi siriani anche se è consapevole che gli Stati Uniti li hanno armati in modo da poter combattere contro l'ISIS. Erdogan si è espresso con veemenza e pubblicamente contro la decisione di Trump di spostare l'ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme, e poi, a fatto compiuto, ha indetto una conferenza dell'Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC), che rappresenta 57 Stati islamici, per condannare l'azione di Trump, invitandoli a schierarsi contro di lui.
Cosa stava pensando? Che Trump avrebbe mandato alla conferenza una benedizione registrata? Fu allora che esplose la questione del Pastore Brunson. Erdogan lo aveva fatto arrestare fin dal 2016, inizialmente in prigione e poi agli arresti domiciliari, con l’accusa di aver preso parte alla rivolta contro il governo. Non so cosa sia realmente successo, ma Trump semplicemente non crede che un leader cristiano, le cui attività sono totalmente rivolte alla religione, prenderebbe parte a un colpo di stato militare. Trump ha convinto Israele a rilasciare una donna sospettata di trasferire fondi ad Hamas, aspettandosi che la contropartita fosse la liberazione di Brunson, ma non è accaduto.
Che cosa stava pensando Erdogan? Che un leader i cui elettori sono in gran parte Evangelici rinunciasse agli sforzi per liberare un pastore evangelico? Eppure la crisi di Brunson sta andando avanti da diverse settimane - Erdogan pensa davvero che Trump si arrenderà?
Trump ha preso dei provvedimenti economici e sapendo come fare a non bruciare tutti i ponti, ha messo sanzioni contro due ministri a una tassa sui metalli. Queste sono sanzioni che possono essere fermate in qualsiasi momento. Erdogan però non ha ceduto ed è pronto a sacrificare l'economia del proprio Paese sull'altare del suo ego esasperato.
La lira turca è al collasso, il mercato azionario è precipitato, il Qatar - un altro Paese che sponsorizza terroristi e i Fratelli Musulmani - sta offrendo aiuti, ma Erdogan non ha ancora liberato Brunson. Come finirà? Sembra che dietro le quinte ci siano contatti il cui obiettivo è quello di trovare una soluzione, ma è chiaro che Trump non vede in Erdogan un partner , nonostante la sua adesione alla NATO.
Potrebbe persino aver dato ordine alla US Air Force di prepararsi per il giorno in cui Erdogan espellerà gli Stati Uniti da Incirlik. Secondo alcune voci, in Turchia si è parlato anche di questo. È possibile che venga trovata una soluzione che permetta a entrambi i leader di preservare dignità e immagine. Non sarà facile, ma vorrei suggerire umilmente una soluzione a entrambi: Brunson ha un cuore debole, sta cominciando a sentirsi male, la sua salute si sta deteriorando, per cui la sua vita è in pericolo. Erdogan può organizzare il trasferimento medico del "paziente" in Europa come un gesto di buona volontà per salvargli la vita e dopo due giorni di test nell'ospedale militare americano in Germania, Trump può rimuovere le sanzioni, dare il benvenuto a Brunson e lasciare che anche Erdogan risulti un vincitore.
Doppio gioco? Che importa?
Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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