Riprendiamo dalla REPUBBLICA e dall' OSSERVATORE ROMANO oggi 29/08/2018, due servizi sull'Ira, preceduti da un nostro commento.
La Repubblica-Gabriele Rizzardi: " Economia in ginocchio, i deputati iraniani bocciano Rouhani"
il pezzo di Repubblica descrive il parlamento di Teheran come una normale democrazia, governo, opposizione che discutono, come sempre per nascondere l'ideologia teocratica del potere degli ayatollah. Naturalmente l'attuale, fortissima crisi economica è attribuita alle sanzioni americane, non ai finanziamenti al terrorismo e alla politica di conquista che l'Iran sta promuovendo in Medio Oriente.
Hassan Rouhani incassa una sonora sconfitta nel Parlamento iraniano. Al presidente della Repubblica Islamica, capofila dei moderati, è toccato per la prima volta nei cinque anni in cui è al potere sottoporsi al giudizio del Majlis. E il risultato è stato una secca bocciatura. L'Assemblea lo ha torchiato sulle ragioni della grave crisi economica che ha portato al crollo del rial , che ha perso quasi due terzi del proprio valore contro il dollaro da inizio anno, e sulle misure che il governo ha preso per ridurre la disoccupazione. Ma le risposte fornite non hanno convinto neanche un po'. I deputati hanno espresso parere sfavorevole a ben quattro repliche del presidente, che solo in un caso è riuscito a convincere il Parlamento. Quel che è certo è che la premessa da cui è partito Rouhani è stata quella del «complotto» americano e poi della negazione. «Non permetteremo a un branco di anti-iraniani riuniti alla Casa Bianca di complottare contro di noi», ha detto Rouhani, aggiungendo che «la crisi non esiste, e se ne parliamo, tutto ciò diventerà un problema per la società, e successivamente una minaccia». Ma le cattive notizie per l'Iran arrivano anche dal consigliere legale del Dipartimento di Stato americano, Jennifer Newstead, secondo la quale la Corte internazionale di giustizia dell'Afa «non ha giurisdizione» sulle sanzioni americane contro l'Iran, a causa delle quali Teheran ha portato l'Amministrazione Usa sul banco degli imputati.
L'Osservatore Romano- "Siria e Iran rafforzano la cooperazione militare"
Quella tra Siria e Iran non è una cooperazione economica, quanto piuttosto il passaggio reale del potere dalla Siria all'Iran. Mentre il quotidiano ufficiale del Vaticano colora di un rosa umanitario la presenza sul suolo siriano di una vera e propria occupazione militare. il pezzo è un trionfo di omissioni, lo stile ipocrita che OR adotta sempre quando (dis)informa sui paesi arabo-musulmani.
DAMASCO, 28. Siria e Iran hanno rafforzato la loro già esistente e pluridecennale cooperazione militare strategica. Lo ha riferito l'agenzia di stampa governativa siriana Sana, dando conto dell'incontro di ieri a Damasco tra il presidente siriano, Bashar al Assad, e il ministro della difesa iraniano, il generale Amir Hatami. L'alto responsabile di Teheran è giunto a Damasco mentre gli Stati Uniti e Israele stanno chiedendo da tempo il ritiro delle truppe iraniane e delle milizie filo-iraniane presenti in Siria. «La Siria sta uscendo dalla crisi ed entrando nella fase della ricostruzione», ha dichiarato Hatami, aggiungendo che l'accordo definisce le linee guida della cooperazione in materia di difesa tra Teheran e Damasco. Nel quadro della guerra in Siria, ricordano gli analisti politici, l'Iran, dal 2012, ha schierato consiglieri militari, truppe speciali e organizzato forze paramilitari a sostegno delle forze governative siriane, osteggiate da gruppi armati delle opposizioni. Negli ultimi cinque anni, circa un migliaio di militari iraniani, tra cui alti ufficiali, sono morti nel conflitto siriano. Siria e Iran sono uniti da un accordo di cooperazione militare strategica sin dai primi anni 80. La crisi siriana è stata al centro di un colloquio telefonico tra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e il cancelliere tedesco, Angela Merkel. Lo ha reso noto oggi il portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, precisando che Trump e Merkel hanno esortato a un'azione internazionale per impedire una crisi umanitaria nella provincia di Idlib, ultima roccaforte dei ribelli filo-Ankara contro cui Damasco ha annunciato un'offensiva. E il prossimo 7 settembre, i presidenti di Russia, Turchia e Iran — Vladimir Putin, Recep Tayyip Erdogan e Hassan Rohani — si riuniranno a Tabriz (Iran), per il terzo incontro del terzetto di Astana sulla crisi siriana
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