Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 27/08/2018, a pag.18 con il titolo "Torna in cella la donna inglese che Teheran accusa", la cronaca di Enrico Franceschini
Nazanin Zaghari-Ratcliffe con la figlia Enrico Franceschini
.. ed è così che facciamo con le ragazze insolenti...
Enrico Francescini è uno dei pochi giornalisti di Repubblica che fa onore alla professione di giornalista, non solo da oggi, corrispondente da Londra Sperando che questo nostro apprezzamento non lo danneggi, va rilevato come la titolazione riporti la versione iraniana, non quella della reclusione dall'aprile 2016 di una cittadina britannica con la solita accusa di "spionaggio e sovversione", tipica dei regimi criminali.
Altro rilievo, l'impotenza del governo inglese nel chiederne la liberazione. Se Theresa May crede di vincere le prossime elezioni, non è certo con le sue buone maniere diplomatiche che convincerà gli inglesi a votarla. Esprimere "forte apprenzione per le sue condizioni" può andare bene per un ente inutile come Amnesty International. Detto dal Primo Ministro inglese suscita indignazione.
Ecco la cronaca di Enrico Franceschini:
«Come potete strappare una madre alla figlia?». Con queste parole Nazanin Zaghari-Ratcliffe è tornata ieri in carcere a Teheran, al termine di tre giorni di permesso che le hanno consentito di rivedere per la prima volta la sua bambina dopo due anni e mezzo di detenzione. La 40enne manager anglo-persiana, arrestata nell'aprile 2016 in Iran sull'aereo che doveva riportarla a Londra insieme alla figlia dopo una visita ai genitori, è accusata di spionaggio e sovversione, imputazioni tuttavia mai precisate. Mesi di pressioni diplomatiche per il suo rilascio non hanno dato risultati, fino a quando giovedì scorso è arrivata all'improvviso la decisione di concederle una licenza" di tre giorni. Il marito in Gran Bretagna e il suo avvocato erano fiduciosi che sarebbe stata prolungata: c'era l'aspettativa che si trattasse di una svolta. Ma ieri, dopo averle comunicato in un primo tempo l'estensione della libertà provvisoria, le autorità iraniane le hanno viceversa ordinato di tornare in carcere prima del tramonto. «Avete prolungato il permesso della mia vicina di cella, imprigionata per un grave reato», ha detto la donna al giudice istruttore che le ha comunicato il provvedimento, «sapete che non ho commesso alcun crimine, come potete separarmi da una figlia che ha bisogno di me?». Il governo britannico e Amnesty International esprimono forte apprensione per le sue condizioni.
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