Israele, quelle bugie che piacciono tanto 5-6-2002
Come si orienta l'opinione pubblica ? Si parte da un fatto reale,vero, e lo si interpreta in modo tale da far passare alcune interpretazioni che nulla hanno a che fare con l'avvenimento iniziale. Vediamo il fatto. Alcuni giorni fa molti giornali hanno evidenziato, alcuni in prima pagina,un appello redatto da Avraham B. Yehoshua, uno degli scrittori più famosi a livello internazionale di Israele, e controfirmato da una decina di noti intellettuali europei. In quel testo si chiedeva a Israele di non aspettare la prossima trattiva di pace ma di fare subito un passo unilaterale. Uscire dai territori palestinesi, smantellare gli insediamenti, e - soprattutto - darsi un confine sicuro, che separi in modo definitivo lo stato ebraico dall'entità palestinese.
Richiesta legittima, come in genere lo sono tutte quelle richieste, in gran parte di tipo umanitario, che sono la specialità degli intellettuali in tutto il mondo democratico. Nell'altro mondo, quello dittatoriale o teocratico, si sa, nessun tipo di appello è concesso e gli intellettuali,se vogliono salvarsi la vita, devono ubbidire e tacere. Altro che firmare appelli.
La richietsa di A.B.Yehoshua & C. è però caduta nel vuoto mediatico. Nessuno ha raccolto l'onesto appello per farlo proprio. Fino a domenica, quando, sulla Stampa, Barbara Spinelli, pertendo da quel testo, ci ha fornito le sue interpretazioni della storia mediorientale che, guarda caso, ci presenta i fatti così come non si sono svolti, inducendo il lettore dei quotidiano torinese a grossolani errori di informazione. Non che la Spinelli sia nuovi ad incidenti del genere. Già una volta ha dovuto scusarsi pubblicamente sulla Stampa per avere disinformato i suoi lettori. Adesso ci riprova. Vediamo in che modo.
Per la Spinelli un confine è indispensabile perchè in questo modo Israele "si abitua a frenare la propria aspirazione a estendersi ancor più, a conquistare più territori". Ma quando mai ? Israele non ha mai,dico mai, dichiarato guerra a nessuno. Si è limitata a difendersi tutte le volte che è stata attaccata. Se ha vinto, Deo gratias,dobbiamo solo rallegrarcene. I territori palestinesi non li ha mai annessi, sono lì pronti per essere restituiti. Certo devono volerlo anche Arafat e soci,altrimenti la trattativa è impossibile.Ma questo Spinelli non lo dice ai suoi lettori che,leggendo quanto scrive, non possono che immaginare Israele come uno stato che mira solo a ingrandirsi.A danno,ovviamente, dei palestinesi.
Altra perla. Per Barbara Spinelli l'attuale conflitto si chiama "guerra per la pace negli insediamenti". Ma quando mai ? Dove l'ha letto ? Da quando è iniziato il suo nome è "scudo difensivo", l'hanno scritto tutti i giornali. No, per lei è "guerra per la pace negli insediamenti".
Ed è facile capire come il lettore possa formarsi un'idea del tutto opposta a quella che si farebbe se leggesse una informazione corretta invece di una sostitutiva della verità. Israele dice che vuole restituire i territori, ma in realtà fa una guerra apposta per tenerseli, questo pensa il lettore della Stampa.
Naturalmente a Barbara Spinelli, mentre punta il ditino contro Israele per insegnarli le buone maniere, mai che scriva due righe per chiedere che il futuro stato palestinese abbia della caratteristiche minime democratiche. No, a lei basta che ci sia, non importa se sarà fondamentalista,teocratico, corrotto. Un esame di democrazia al quale Arafat non viene mai sottoposto,contrariamente a quanto accade ad Israele. Il finto massacro di Jenin e tutte le frottole su quanto accaduto nella basilica della visitazione sono lì a ricordarcelo. L'abilità dunque, di chi vuole presentare Israele per quello che non è, è far passare interpretazioni di pura invenzione, inserendole nel mezzo di un argomento serio. Un confine che separi i due popoli lo è. Le opinioni della Spinelli non lo sono.