Dolore, rabbia e delusione. Israele piange i suoi figli e assiste con orrore all'ennesimo massacro che ha straziato i corpi di vittime innocenti. La politica dell'odio contro gli ebrei sembra non avere fine, l'ordine fanatico e criminale che si diffonde nel mondo islamico -vai e uccidi più ebrei che puoi, grida ai fedeli lo sceicco Yassin da Gaza- travalica i confini del fondamentalismo che uccide nel nome da Allah. Mentre Israele, a tutti i livelli diplomatici internazionali, offre ancora una volta l'esempio di un governo pronto a trattare e discutere su tutto, la risposta che ottiene è una nuova strage. Ma dolore e rabbia non possono far velo alla profonda delusione che qualunque per persona civile e per bene prova nel momento in cui assiste non più all'impotenza dell'Europa a intervenire per portare il suo contributo alla soluzione del conflitto, ma alla sua complicità verso chi il terrore manovra e dirige. Basta.Oggi è il momento di gridare forte che l'Europa, con la sua politica oltraggiosamente filoaraba e filopalestinese, frena qualunque possibile futuro processo di pace, sbilanciandosi sfacciatamente a favore di una sola parte. E' ora di cambiare registro. Non siamo così ciechi da pensare che in tutti questi anni i governi europei abbiano scelto per caso di stare dalla parte dei nemici della democrazia e della libertà. Nè vogliamo qui, in questo momento, valutare quanto giochi la carta dell'ostilità verso gli ebrei che non smette mai di ripresentarsi nel mondo occidentale con tragica puntualità. Qui e ora vogliamo chiedere conto, se non ad altri, almeno al governo italiano, chiedergli quale politica intende adottare nei confronti dell'autorità palestinese e del suo raiss Arafat.
Il nostro governo, che giustamente di proclama democratico, deve scegliere da che parte stare.
Difendere Israele, con il quale condividiamo i comuni valori di democrazia e libertà, oppure con uno spietato raiis, inamovibile capo di un popolo al quale, in quarant'anni di potere assoluto, ha garantito solo miserie e tragedie. Arafat, e non è più solo Israele a dirlo,è l'ostacolo che impedisce una soluzione democratica fra israeliani e palestinesi. Se si vuole un nuovo stato islamico dittatoriale o teocratico la scelta è Arafat. Come si è fatto sino ad oggi. Se si vuole che i palestinesi abbiano democrazia e benessere nel loro futuro, allora Arafat deve farsi da parte. Onorevole Presidente del consiglio e onorevole ministro degli esteri, adesso tocca a lei scegliere quale strada il nostro paese deve percorrere. |