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La Stampa Rassegna Stampa
26.08.2018 Scontro di civiltà: la radice è nell'islam, perchè non dirlo?
Cronache di Giordano Stabile, colpito l'Egitto, messaggio di Al-Baghdadi

Testata: La Stampa
Data: 26 agosto 2018
Pagina: 14
Autore: Giordano Stabile-Redazione
Titolo: «L'isis decapita uno dei bambini rapiti in Siria-Sinai, attaccato posto di blocco,uccisi 4 poliziotti-I Jihadististi tornano a colpire dopo il messaggio di Al-Baghdadi»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 26/08/2018, a pag.14, tre servizi sul terrorismo islamico. Il primo, di Giordano Stabile, sulla decapitazione del bambino siriano rapito, poi due brevi redazionali ,sull'attacco nel Sinai con morti e feriti egiziani, poi l'ordine di Al-Beghdadi di colpire l'Occidente.

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E' in aumento in tutto il mondo il terrorismo islamico, come riferisce l'intera pagina della Stampa. Ci chiediamo perchè nessun media abbia ancora capito che è già fin troppo tardi l'urgenza di chiamare le cose con il loro nome. Che è uno e uno soltanto: ISLAM. Non citare la fonte musulmana è una consuetudine, ce ne rendiamo conto, ma un po' di coraggio, suvvia, non ne richiederebbe una quantità eccessiva. E' in quella parola la radice della minaccia più grande allle nostre società democratiche e l'Europa è come accecata.

Giordano Stabile: " L'isis decapita uno dei bambini rapiti in Siria"

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Giordano Stabile

Un bambino decapitato e altri quindici che rischiano di fare la stessa fine se l’esercito di Bashar al-Assad non sospenderà l’offensiva contro l’ultima sacca dell’Isis. La notizia dell’ultimo orrore dei seguaci del redivivo califfo Abu Bakr al-Baghdadi è stata data dai famigliari a una Ong occidentale, Human Rights Watch. I jihadisti usano i minori sequestrati, assieme a 15 adulti, come «merce di scambio» nei negoziati con il governo siriano, un «crimine di guerra». I bambini hanno fra i 7 e i 15 anni e sono stati rapiti il 25 luglio scorso durante un attacco a sorpresa contro la città a maggioranza drusa di Sweida, nella Siria meridionale, fino ad allora rimasta fuori dalla guerra civile. Autobombe e kamikaze avevano fatto oltre 250 vittime fra militari e civili. In un villaggio vicino gli islamisti avevano anche catturato decine di persone. Alcune erano state liberate dalla controffensiva delle forze armate ma altre erano state portate con sé dai combattenti dell’Isis in ritirata verso il Jabal Durus, la Montagna Drusa che si estende nel deserto siriano. Piani cambiati Damasco ha dovuto cambiare i suoi piani e organizzare una campagna estiva contro le ultime sacche dell’Isis. C’è pure un motivo politico: i drusi sono rimasti neutrali durante la guerra e hanno evitato di farsi tirare in mezzo. L’attacco dell’Isis aveva come scopo anche dimostrare che il governo non era in grado di difenderli. Per questo è importante per il regime liquidare i jihadisti e mettere al riparo la comunità drusa, per evitare malcontento. Ma la presenza degli ostaggi ostacola l’operazione. Secondo le informazioni raccolte da Hrw, una donna è morta subito dopo il sequestro, altre due sono riuscite a fuggire, ma poi i terroristi hanno decapitato uno dei bambini, come monito. Le ultime decapitazioni I famigliari hanno creato un comitato per cercare di sbloccare la situazione prima che GIORDANO STABILE INVIATO A  sia troppo tardi. L’offensiva governativa ha chiuso i jihadisti in un’area ristretta, attorno a un antico vulcano spento, Jabal al-Safa, un territorio impervio che l’Isis ha fortificato con tunnel e trincee. Ieri i governativi hanno subito perdite pesanti, fra agguati e contrattacchi a sorpresa. I terroristi resistono, anche sostenuti dall’ultimo messaggio di Al-Baghdadi che si è rifatto vivo dopo un anno e ha esortato alla lotta. E chiedono di potersi ritirare verso Est, nella provincia di Deir ez-Zour, dove controllano ancora alcune frange di territorio. La notizia della decapitazione ha però aggiunto orrore all’orrore e richiamato alla mente il 2015, quando a Raqqa, capitale del Califfato allora all’apice della potenza, gli ostaggi occidentali venivano sgozzati uno dopo l’altro dalla banda dei Beatles, quattro jihadisti di origine britannica. Il ritmo delle esecuzioni ha poi rallentato per mancanza di ostaggi e perché l’Isis è stato costretto sulla difensiva, sconfitto a Mosul e nella stessa Raqqa. Ma quest’anno è tornato a colpire con sempre maggior frequenza. A febbraio scorso tre miliziani sciiti sono stati catturati e decapitati in Iraq. A giugno altri otto militari sono stati sequestrati e uccisi, alcuni sgozzati. Il governo di Baghdad ha reagito con l’esecuzione di 12 detenuti islamisti già condannati a morte. L’Isis, oltre a ucciderli, ha usato i bambini anche come carnefici. L’ultimo video di decapitazioni, diffuso un anno fa, mostrava quattro minori che uccidevano presunte «spie russe e turche». —

Sinai: 4 poliziotti uccisi e 10 feriti

Sinai, attaccato posto di blocco Uccisi 4 poliziotti Terroristi legati all’Isis hanno attaccato un posto di blocco della polizia nel Sinai settentrionale perdendo quattro uomini ma - almeno secondo indiscrezioni - uccidendo quattro agenti e ferendone un’altra decina. L’attacco di un imprecisato «gruppo terrorista» viene riportato dall’agenzia ufficiale egiziana Mena citando «una fonte autorizzata della sicurezza». Le forze di polizia «hanno ucciso quattro» dei terroristi che avevano attaccato la postazione sull’autostrada costiera della città di Arish con «armi pesanti» e lanciagranate, precisa l’agenzia. Il resto del gruppo sarebbe invece riuscito a fuggire. L’agenzia Ap cita un anonimo responsabile della sicurezza egiziano per segnalare l’uccisione anche di «quattro poliziotti» e il ferimento di altri dieci.

I Yihadisti tornano a colpire dopo il messaggio di Al-Baghdadi 

L’ultima atrocità dell’Isis è avvenuta a pochi giorni dalla diffusione di un messaggio dell’autoproclamato Califfo Abu Bakr al-Baghdadi. Nella registrazione di 54 minuti, che è stata giudicata autentica da analisti occidentali, riferimenti recenti, come la vicenda della detenzione del pastore americano Andrew Brunson in Turchia.  Al-Baghdadi incita di nuovo i suoi seguaci a colpire l’Occidente, in un «bagno di sangue», che deve prendere di mira anche «i centri di informazione degli infedeli» e i quartier generali della loro «guerra ideologica». Chiede ai sostenitori dello Stato islamico di «unirsi a quelli che si sono sacrificati e hanno condotto attacchi» e di seguire «la loro leadership».

direttore@lastampa.it

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