Riprendiamo dal SOLE24ORE con il titolo "La solitudine di Heidegger" il commento di Francesco Alfieri.
Il pezzo di Francesco Alfieri difende a spada tratta Martin Heidegger, il filosofo di Hitler. Alfieri cerca di dimostrare l'assenza di antisemitismo nel pensiero di Heidegger, che è invece emerso- non ce n'era bisogno- nel modo più evidente dopo la pubblicazione dei "Quaderni neri". Il revisionismo di Alfieri non si fa scrupolo di piegare le fonti ed è in linea con la volontà degli eredi di Heidegger, che continuano a fare di tutto per onorare, mentendo, la memoria dell'antenato.
Sia Alfieri sia l'editore Morcelliana sfruttano nel modo più becero una foto che ritrae Heidegger con Martin Buber dopo la guerra, per cercare di dimostrare che il rapporto amichevole con alcuni ebrei da parte di Heidegger possa escludere il suo antisemitismo. E' evidentemente una prova inesistente.
Il Sole24Ore si presta a fare da cassa di risonanza e pubblica l'articolo e la foto, e li anticipa con l'occhiello: "Morcelliana pubblica un'edizione fedele ai manoscritti delle lettere di Martin al fratello Fritz che aiuta a smentire le illazioni sull'antisemitismo personale del filosofo". Illazioni? Basta un'occhiata ai "Quaderni neri" per capire quanto sia radicato l'antisemitismo nel pensiero di Heidegger e basta considerare le sue scelte personale per capire quanto lo avesse fatto proprio. In Italia, gli hanno dato una mano Donatella Di Cesare, la non dimenticata vice presidente della Fondazione tedesca, che ha cancellato dal suo curriculum ogni traccia di quel suo impegno, e GIanni Vattimo, sulle sue responsabilità personali in quanto antisemita e odiatore di Israele, sono tutte leggibili nei nostri archivi.
Ecco la foto con Buber e Heidegger:
Ecco l'articolo:
Francesco Alfieri
Quando nel 2016 la casa editrice Herder stampò il carteggio intercorso negli anni 1930-1949 tra Martin Heidegger e suo fratello Fritz, in Germania come in Italia tale pubblicazione diventò un pretesto per tenere viva la polemica sull'antisemitismo del filosofo tedesco e sulla sua compromissione con il nazismo. In tal caso la polemica si fece accanita, perché in due lettere Heidegger consigliava al fratello Fritz di leggere il Mein Kampf di Hitler. Tutto l'epistolario era stato ridotto a questo passaggio testuale e, per i suoi detrattori, la pubblicazione della Herder recava la prova certa che le accuse mosse al filosofo trovavano qui la loro conferma. Fu così che, insieme a Friedrich von Herrmann, chiedemmo a Arnulf Heidegger, amministratore del lascito, di curare l'edizione italiana dell'epistolario in questione. Partimmo naturalmente dal testo della Herder, ma avevamo libero accesso all'intero carteggio conservato presso l'archivio di Marbach. Il lettore italiano, con la pubblicazione di Morcelliana, avrà quindi a disposizione un'edizione di queste lettere fedele ai manoscritti; inoltre, in nota, sono state ricostruite le fonti. Tutto questo è stato possibile grazie alla consultazione delle due biblioteche private di Heidegger a Freiburg e a quanto è conservato a Marbach. Se quanto detto riguarda l'edizione del carteggio, subito ci siamo però accorti che per la prima volta era restituita la difficile esistenza di un pensatore che, dopo l'errore commesso per aver accettato l'incarico di rettore a Freiburg, si trovò completamente isolato.
Alfieri con Martin Heidegger
Una solitudine dovuta al fatto che le aspettative del partito nazista erano state da lui puntualmente non assecondate durante gli anni alla guida dell'Università, tanto da arrivare a doversi dimettere, ben sapendo che da quel momento in poi sarebbe stato osteggiato dal regime e tenuto sotto controllo. Basta leggere questo carteggio per accorgersi come Heidegger, nonostante fosse stato rifiutato sia dal mondo accademico sia dallo stesso partito nazionalsocialista, continuasse a portare avanti la sua missione seguire - e sarà il primo - una via di pensiero che servirà nella fase della ricostruzione della Germania. È Heidegger a incoraggiare e sostenere suo fratello Fritz e tutti i componenti della famiglia, invitandoli a restare calmi e a continuare a lavorare. Le incomprensioni, l'emarginazione e le facili insinuazioni non lo sorprendono ed egli rimane concentrato nel suo lavoro di ricerca. Nelle ultime lettere di questo carteggio stupisce come il filosofo affronti i comportamenti malevoli del mondo accademico, iniziando a vivere quel senso di «abbandono» (Gelassenheit) che lo caratterizzerà fino agli ultimi istanti della sua vita. Con Heidegger apprendiamo che le ostilità hanno radici molto profonde: spesso le accuse di antisemitismo a lui mosse, solo apparentemente sembrano voler combattere un'ideologia. In realtà la attaccano con lo scopo di crearne un'altra: l'asservimento della cultura per scopi politici. In sostanza, è stata strumentalizzata la tragedia subita dal popolo ebraico cercando, a tutti i costi e con mezzi molto spesso discutibili, di far derivare dalle opere di Heidegger uno stretto legame del suo percorso teoretico con il destino di questo popolo. Per porre fine a un simile gioco, insieme a von Herrmann ho voluto farmi carico di curare l'edizione italiana del carteggio. Non volevamo che accadesse per queste lettere quanto è capitato con l'edizione italiana dei Quaderni neri, editi da Bompiani. Sono sotto gli occhi di tutti le «Avvertenze» della traduttrice, giacché nelle prime pagine dichiara che per i «passi più oscuri» si è servita dell'aiuto di un'interprete che ha manifestato una sorta di pregiudiziale verso i testi di Heidegger. Ora, con un pensatore di tale levatura, trai massimi della filosofia moderna e contemporanea, non è possibile utilizzare un metodo che può travisare il lascito dell'autore di Essere e tempo con alcune private esegesi. ll lettore deve poter leggere gli scritti in modo autonomo e il lavoro del traduttore dovrebbe essere uno strumento per accedere alle fonti, senza condizionamenti. Il carteggio che ora vede la luce è anche corredato da un'Appendice, dove per la prima volta è pubblicata una raccolta fotografica inedita, proveniente da quattro Archivi, raffigurante scene della famiglia di Heidegger. Inoltre dirò che questo libro si è potuto realizzare grazie alla fiducia che ci è stata accordata da Arnulf Heidegger e dal reverendo Heinrich Heidegger di Messkirck (figlio di Fritz), dal quale abbiamo appreso preziose informazioni che si sono rivelate molto utili durante la fase di lavorazione del carteggio. Delle foto in Appendice una in particolare merita attenzione: la numero 16, presa dall'Archivio Heinrich Heidegger, scattata il 29 maggio 1957 presso il Lago di Costanza in occasione di un incontro privato tra Martin Buber e lo stesso Heidegger. L'occasione era in vista di un simposio presso la «Bayerischen Akademie der Wissenschaften» di Monaco da tenersi nel 1958, al quale però Buber non poté partecipare a causa della scomparsa della moglie Paula. L'incontro trai due ebbe dunque luogo in privato, e fino alla morte di Buber quelle foto non furono pubblicate e non si conoscevano. Al dialogo tra i celebri personaggi prese parte Carl Friedrich von Weizsäcker, il quale redasse un verbale meticoloso, un vero e proprio «Protocollo», che per molti anni si pensava fosse stato perduto: è nostra intenzione pubblicare anch'esso presso l'editrice Morcelliana. Lo faremo perché questo confronto tra Buber e Heidegger può ritenersi «epocale» per gli argomenti affrontati. D'altra parte, i loro discorsi gettano ulteriore luce sui rapporti che Heidegger continuò ad avere con i suoi allievi ebrei, quali Karl Löwith e Hannah Arendt. Servirà a smentire le continue illazioni sull'antisemitismo personale di Heidegger. Le quali non si possono utilizzare come interpretazioni portanti della sua filosofia
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