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Il Foglio Rassegna Stampa
22.08.2018 'Cospiratori e poeti', di Diego Gabutti
Recensione di Alessandro Litta Modignani

Testata: Il Foglio
Data: 22 agosto 2018
Pagina: 4
Autore: Alessandro Litta Modignani
Titolo: «Cospiratori e poeti»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 22/08/2018, a pag. IV, la recensione di Alessandro Litta Modignani al libro "Cospiratori e poeti" di Diego Gabutti (Neri Pozza ed.).

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Alessandro Litta Modignani

Sprizza ironia a ogni riga, il ricco e colto divertissement che Diego Gabutti dedica a poeti e letterati, artisti e artistoidi di Francia, “dalla Comune di Parigi al Maggio 68”. Un secolo intero di intellettuali rivoluzionari, dei quali non si salva nessuno. La penna affilata di Gabutti affonda come una lama nella carne viva, scava, seziona, infierisce sulle ferite sanguinanti dei gauchisti di ogni risma. Si parte dagli utopisti alla Fourier, “illusi, cialtroni, specialisti nel vaniloquio politico” (la definizione è di Flaubert). Sono uomini d’azione, la cui azione consiste nel sognare la luna nel pozzo. Blanqui è un personaggio “contemporaneamente tragico, ridicolo e inquietante”, lo stesso Fourier un “involontario umorista”. Seguono i poeti maledetti, che danno “l’assalto al cielo” (l’espressione è di Rimbaud) anche se “l’idea che i poeti si facevano della rivoluzione e dei rivoluzionari, era un’idea da poeti”.

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La copertina

Con Proudhon, si scatenano “le guerre di classe fra i più belli del reame”. Marx non sopporta il genero Paul Lafargue, marito di sua figlia Laura, autore del celeberrimo pamphlet Diritto alla pigrizia, nel quale si professa nemico del lavoro e del progresso. “Que le diable l’emporte!”, commenta il suocero. La galleria di Gabutti è ricca di personaggi maggiori, minori e minimi. Victor Serge, ad esempio, passerà alla storia come l’unico trotskista a essere stato liberato da Stalin ed esiliato in occidente; Alfred Jarry per essere il padre della “Patafisica, o scienza delle soluzioni immaginarie”; mentre André Breton, nel suo Secondo Manifesto del Surrealismo (1930) scriverà – in largo anticipo sui tempi – che “il più semplice atto surrealista consiste nello scendere in strada con una pistola per mano e sparare a caso, finché si può, sulla folla”. Anche il Manifesto del Futurismo di Marinetti, del resto, era passato praticamente inosservato in Italia, fino alla pubblicazione sul Figaro, il 20 febbraio del 1909. La guerra aveva poi dimostrato di non essere affatto l’igiene del mondo, tuttavia saranno in molti – persino Antonio Gramsci – a rendergli omaggio.

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Diego Gabutti

L’episodio più spassoso è del 1935, quando Breton incontra in boulevard Montparnasse lo stalinista Ehrenburg, che aveva cercato di screditarlo pesantemente, anche sul piano personale. “Permette? Sono André Breton, pederasta. E giù una sberla. André Breton, feticista. Altra sberla. André Breton, che vive alle spalle delle donne. André Breton, esibizionista. E giù a pioggia, altre sberle, che il gazzettiere russo incassò in silenzio, senza arrischiare una protesta, pallido e immobile”. Solo a cose finite, Ehrenburg chiede stupidamente: “Perché?”. Il libro approda al mitico 1968, apoteosi orgiastica di tutti gli intellettuali rivoluzionari. Guy Debord fonda l’I nternazionale Situazionista, settantacinque persone in tutto: “Un comitato situazionista occupa per due giorni la Sorbona e vi smentisce sette secoli di sciocchezze”. Spiegherà poi così questo episodio: “Era la poesia moderna, da cent’anni, che ci aveva condotti lì”.

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