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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Quando un soldato spara 21/08/2018

Quando un soldato spara
Commento di Angelo Pezzana

Seguo sempre con attenzione Haaretz, anche se non ne condivido mai i contenuti. Se un giorno dovesse chiudere, mi mancherebbe, perché è dal taglio dei suoi articoli, editoriali ma anche cronache, che si riesce a capire come funziona non solo la disinformazione, ma anche l’omissione. L’ultimo esempio di quest’ultima manipolazione, particolarmente evidente nei fatti di cronaca è di lunedì 20.8.2018, prima pagina. Nel 2014, Ben Dery, un poliziotto, uccide al checkpoint di Beitunia in Samaria vicino a Ramallah, il 17enne Nadim Nuwara, che lancia pietre con altri manifestanti contro i soldati israeliani nel giorno che ricorda la Nakba (la proclamazione il 14 maggio 1948 dello Stato d’Israele, ma ‘catastrofe’ per gli arabi, Nakba, appunto). L’ordine era di usare proiettili di gomma, ma Dery, nel ricaricare il suo M-16 ha inserito per errore un proiettile sbagliato. La prima sentenza, lo condanna a nove mesi per negligenza, la sparatoria non è avvenuta a sangue freddo, ma mentre i soldati si difendevano dal lancio di pietre. La Corte Suprema non l’ha condivisa e ha raddoppiato la sentenza, richiamandosi alle regole morali che sono alla base dell’esercito di difesa. Perché è interessante leggere la cronaca su Haaretz? Perché l’articolo è un esempio di come l’ideologia pacifista usa l’omissione nel raccontare i fatti. Scrive infatti: ” L’incidente è avvenuto nel giorno in cui ogni anno i palestinesi ricordano il loro esilio e la perdita della loro terra durante la guerra del 1948 con la nascita di Israele”.

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Ben Dery

A prima vista, uno non ci fa caso, poi se riflette si rende conto che ci sono delle gravi omissioni, la prima “l’esilio e la perdita della loro terra” omette di dire che sono due conseguenze della dichiarazione di guerra contro Israele da parte di 5 stati arabi lo stesso giorno della proclamazione. Israele si è difesa e ha vinto, perché era in gioco la vita di tutti i suoi cittadini. La seconda “ gli arabi espulsi da Israele”. Che però erano in buona compagnia, in quanto erano proprio gli stati arabi a spingerli a fuggire dalle loro case, tanto gli israeliani sarebbero tutti finiti in mare, e i fuggitivi sarebbero ritornati in pochi giorni appropriandosi delle case degli ebrei. I volantini che li incitavano sono vedibili nelle documentazioni, anche all’Onu, su quel periodo. L’articolo termina con un virgolettato da parte del padre della vittima, in cui ricorda come un 13enne, Ahmed Mansara, sia stato condannato a 13 anni di prigione per aver ucciso a Gerusalemme nell’ottobre 2015 un ragazzo ebreo in bicicletta. Altra omissione, altrettanto grave, in questo caso l’uccisione è avvenuta a sangue freddo, Ahmed Mansara ha ucciso perché voleva uccidere un ebreo che passava in bicicletta. Uscirà a 26 anni. Un’età in cui farà in tempo a rifarsi una vita, sempre che il martirio con vantaggi economici per la famiglia non sia più la regola morale della società palestinese.


Angelo Pezzana


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