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C'è un aspetto della questione israelo-palestinese che viene quasi sempre trascurato dai nostri media, malgrado non sia di poco conto. Immaginiamo per un momento che l'Italia sia Israele,un paese con il quale peraltro ha molte affinità, prima fra tutte l'essere un paese democratico. Adesso immaginiamo che invece di avere ai propri confini la Svizzera,la Francia, l'Austria ecc., l'Italia fosse circondata da paesi dittatoriali,teocratici, quali il Libano,la Siria,la Giordania, l'Egitto e un po' più in là (ma non poi tanto), l'Iraq,l'Iran ecc. Come ci sentiremmo noi italiani ? La domanda non è retorica. Se la pongono quotidianamente gli israeliani. E quel che è peggio,e che non si vede,la domanda riguarda anche i cosidetti "stati moderati", due dei quali hanno firmato un regolare trattato di pace con lo stato ebraico. Soffermiamoci su quello più importantre: l'Egitto. Grazie al suo presidente Sadat l'Egitto è formalmente in pace con Israele.Sadat,il coraggioso,ha pagato con la vita il suo gesto, ma la pace dal 1978 è tuttora valida, anche se la definizione più usata per definirla è fredda. Mubarak, succeduto a Sadat, non perde tuttavia occasione di lanciarsi contro Israele,e l'appartenenza al blocco arabo viene ribadita con parole e gesti che lasciano trapelare una ostilità che nessun trattato di pace ha mai cancellato. Malgrado gli aspetti formali ostili però, la sostanza è sostanzialmente la non belligeranza. Ma, dietro alla forma, può Israele essere sicura che la frontiera ed i rapporti con l'Egitto si possano definire tranquilli ? Si direbbe di no,se si analizzano i documenti trovati lo scorso agosto nelle cassaforti dell'Orient House dopo che il governo israeliano decise da cancellare quel vero e proprio pezzo si stato palestinese governato da Faisal Husseini,fedele luogotenente di Arafat. Quel bel palazzo di pietra bianca a Gerusalemme est, autorevole rappresentaza del futuro stato,ha rivelato all'intelligence israeliana un vero tesoro di informazioni sui rapporti fra Arafat ed suoi alleati nel mondo arabo. Il più inquietante ad esserne uscito è quello con l'Egitto. Come vede Mubarak il futuro dei rapporti con Israele ? "Con Israele non ci sarà altra scelta che la guerra", è il leit motif che traspare da tutta la corrispondenza sequestrata negli archivi dell'Orient House. Persino dai rapporti Arafat-Mubarak la posizione di quest'ultimo appare molto più rigida di Arafat nei confronti, ad esempio, di Clinton e dei suoi sforzi per arrivare ad un accordo israelo-palestinese. Ci sono documenti che contengono affermazioni di Mubarak più consone ad un leader in guerra (o che la sta preparando) che non al capo di uno stato vicino e per di più in pace. Un esempio ? "Ti stai facendo umiliare da Netaniahu, quando gli chiedi di poter costruire costruire l'aeroporto di Gaza o il permesso di volare da Gaza a Jericho sul tuo aereo personale. Esiste qualcosa che si chiama sovranità sulla regione e non un diritto di passaggio per elicotteri. Se hai la sovranità ne puoi costruire centinaia di aeroporti". Questo capitava sei anni fa, e già allora Mubarak parlava con Arafat di "next war", della prossima guerra con Israele.Altra dichiarazione, "Siamo alle soglie del 21 secolo e la guerra contro Israele è inevitabile". Ragionevole dunque la preoccupazione per l'enorme quantità di armi modernissime (in gran parte di provenienza americana) che l'Egitto sta accumulnado,assumendo,sia per le forze di terra che d'aria, una posizione di supremazia nel modo arabo. E che i documenti ritrovati negli archivi dell'Orient House illuminano oggi di luce sinistra. E'indubbio l'imbarazzo diplomatico nel quale si trova oggi Mubarak. Ma l'Occidente ha tutto il diritto di chiedergli se alla "prossima guerra" contro Israele ci crede davvero. |
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