Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 19/08/2018, a pag. 14, con il titolo "Rifiutano stretta di mano, negata la cittadinanza", la cronaca di Francesco Iannuzzi.
Rimandiamo a una notizia analoga, che riguardava la Svezia, che IC ha commentato due giorni fa: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=71734
L'Europa tende la mano all'islam...
La parità di genere, valore irrinunciabile per l’Occidente, a volte si scontra con le tradizioni e la fede di altre culture. L’ultimo caso riguarda la Svizzera dove una coppia di musulmani non è ha ottenuto la cittadinanza perché si è rifiutata di stringere la mano a persone del sesso opposto durante i colloqui. Il sindaco di Losanna ha spiegato che la libertà di religione è garantita dalle leggi, ma «la pratica religiosa non può essere al di sopra della legge». Molti musulmani praticanti evitano di avere contatti fisici con persone del sesso opposto, a meno che non appartengano alla famiglia. La coppia in questione «non ha dimostrato il desiderio di integrarsi e rispettare l’uguaglianza di genere», ha spiegato il sindaco Gre’goire Junod.
«Prima la legge»
Le autorità elvetiche - riferisce la Bbc - hanno sottolineato che coloro che aspirano ad ottenere la cittadinanza svizzera devono dimostrare attaccamento alla nazione, alle sue istituzioni e alla sua legge. Il rigetto della richiesta, sostengono, non è stato basato sulla loro fede religiosa, ma per il mancato rispetto dell’uguaglianza di genere. Non hanno fornito dettagli sulla coppia «bocciata», ma secondo media locali si trattava di due nordafricani, la cui fede islamica.
Non è la prima volta che la questione della stretta di mano crea polemiche in Svizzera. Nel 2016 una scuola decise di esonerare due allievi dalle strette di mano a insegnanti del sesso opposto. La vicenda scatenò una furibonda polemica, al termine della quale venne sospeso il processo di naturalizzazione della loro famiglia.
Una vicenda simile è accaduta in Francia, dove ad una donna algerina è stata negata la cittadinanza dopo il suo «no» alla stretta di mano con un funzionario pubblico durante la cerimonia. È andata meglio invece ad una giovane svedese di religione musulmana, che si è vista riconoscere da un giudice il diritto a un risarcimento da parte di un’azienda dopo che il suo colloquio per un impiego era stato interrotto quando aveva rifiutato di stringere la mano a un uomo. Farah Alhajeh, 24 anni, era alla ricerca di un impiego in un ufficio di traduzioni nella città di Uppsala. Ma la sua richiesta è stata respinta non appena ha rifiutato di stringere la mano ad uno degli intervistatori, portando invece la mano al cuore. Un comportamento tenuto da molte donne musulmane per evitare ogni contatto fisico con uomini che non fanno parte della loro famiglia. Un giudice del lavoro ha ritenuto la decisione dell’azienda «discriminatoria» e l’ha condannata a pagare alla donna un risarcimento di 40.000 corone (circa 3800 euro).
Per inviare la propria opinione alla Stampa, telefonare 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante